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XIV.

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Così mi confermavo nel mio pensiero, e altre e molte considerazioni facevo, nè trascuravo di spiegarmi come e perchè il conte Ugolino si nomasse desiosamente, sebbene fosse nell’Antenora; ma io cercavo una prova manifesta, che permettesse alla mia mente di non dubitar più, sì che potessi procedere avanti: e la trovai. Sì: nella Ghiaccia era veramente punita la superbia, la quale si nascondeva sotto il nome di tradimento o di frode in chi si fida. Era superbia quella e quello, e non altro che superbia, e Dante lo aveva detto in modo così chiaro che più chiaro non si poteva desiderare. Io lessi, come ebbro, in S. Agostino (Civ. D. XIV 13): ‛È bene avere in alto il cuore; non tuttavia verso di sè, che è della superbia; ma verso il Signore, che è dell’obbedienza, che non può essere se non degli umili. Vi è adunque mirabilmente nell’umiltà qualche cosa che solleva in alto il cuore, e qualche cosa nell’elevazione, che porta il cuore a basso. Or pare un assurdo, che l’elevazione sia per in giù e l’umiltà in su’. Ecco perchè, dissi io, i peccatori della Ghiaccia tengono il viso basso, oltre che sono nell’imo. Ma non era per me una novità, nè per altri, questa. S. Agostino continuava a spiegare come gli umili si esaltavano e si abbassavano i superbi, e diceva: ‛Avviene ciò che fu scritto: “Li hai abbattuti, mentre si elevavano„. Che non dice: “Poi che si erano esaltati„, quasi che prima si elevassero e poi fossero abbattuti; ma “Mentre si elevavano„ allora furono abbattuti’. E concludeva: ‛Ipsum... extolli iam deiici est’. E tu, Dante, dei traditori avevi detto, anzi mostrato il medesimo, facendoli, così, simili al primo superbo e ai primi parenti, che furono superbi. O come non credere che superbi fossero i traditori, se ciò che nei primi avviene, avviene anche nei secondi? E avviene: tu l’avevi fatto dire a frate Alberigo[32]:

Sappi che tosto che l’anima trade,

Come fec’io, il corpo suo l’è tolto

Da un demonio...

Ella ruina in sì fatta cisterna.

Proprio come di Lucifero dice Isaia: “ad infernum detraheris in profundum laci„. E perchè Dante, contro ogni verisimiglianza teologica, pone questo cader dell’anima in inferno, tosto che trade, se non per significare che il suo tradere è un superbire, e che ‛ipsum extolli iam deiici est’? Come Lucifero nel primo istante di sua creazione fu buono, nel secondo fu malo (1ª LXIII 6), e appena peccò, fu travolto; come Adamo ed Eva, appena mangiarono il pomo, conobbero la loro nudità, e furono puniti; così il superbo, appena ha commesso quel proprio peccato di superbia, equivalente a quello del primo Angelo e del primo Uomo, ha la sua pena eterna. Perchè il traditore da Dante si stima ‛aderire immobilmente al male che appetì’, come Tomaso (1ª LXIV 2) dice dell’Angelo peccatore. Così io riposai nel pensiero che nel nono cerchio era la superbia. Molte cose in essa mi erano ignote e molte ragioni nascoste; ma nella Ghiaccia e non altrove, sotto i Giganti, nel profondo del lago, nelle tre bocche e presso e intorno al primo superbo, sapevo già che non altri erano se non superbi.

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