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1914.

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Yet, Italy! . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . thy hand

Was then our guardian, and is still our guide.

(Byron).

Sdraiarsi sulla sabbia soffice e calda, lontano dagli uomini, contemplare il cielo e arrischiarsi nell'infinito, mantenere inerti le membra e affilar l'udito perchè nulla si perda dall'eterna aspra melodia che il mare canta... e lasciar che il sole morda appieno nelle carni quasi nude, basta questo al breve riposo degli stanchi e dei tormentati. Chiudendo gli occhi senza troppo stringere le palpebre, entra nell'anima come una luce di prodigio fatta d'oro e di rame volatizzati e ogni ricordo di visioni della terra intorno, svanisce. Se fosse possibile restar a lungo così e dar meno presa agli artigli della vita, io credo che...

Diamine! Troppo presto! Ritorna l'uomo: anzi l'embrione d'uno speciale tipo d'uomo che ha già in germe quasi tutto il protoplasma putrido della razza: un ragazzetto dell'Hôtel: l'anonimo «Lift» o «Chasseur». Nel giugno di quest'anno di grazia 1914 si parla ormai così dappertutto: e più specialmente così in questo immenso, effervescente, emporio d'internazionalismo, di «rastas» e di tango che è l'Hôtel Excelsior del Lido di Venezia.

Ihre Post ist hier. — È qui la sua posta.

Pure il tedesco! Questo ragazzo è completo.

— Parlami italiano e dammi la posta. Di dove sei?

— Di Torino, Signore.

— E perchè parli tedesco?

— Perchè il primo cameriere vuole così. E poi mio padre è tedesco.

— E tua madre?

— Egiziana, ma figlia di greci.

C'è tutto. Intravedo un complicato e vagabondo romanzo di guardaroba e cucina, un poco più basso dei romanzi dei piani superiori degli alberghi. E questo ibrido essere vestito di rosso, dal viso già sfiorito, dallo sguardo reso già obliquo dall'ereditarietà della mancia, ne è il prodotto.

— E ora vattene.

Ed eccomi solo col giornaliero mucchio di carta in mano, la porzione quotidiana di vanità e menzogne trattenuta sul setaccio di varie calligrafie e di non sempre ferme ortografie.

...«Pregiatissimo... Carissimo... Egregio... Stimatissimo... Illustre...» Sicuro: tutto il rispetto umano si rifugia nello scritto: alla voce, il resto...

«Amico mio» — Ahi!... — «suo silenzio»... «tè»... «sempre»...

Riduciamo, per esempio, a dieci giorni questo «sempre»: un rapido calcolo finanziario, e...

Avanti.

«Si ha il pregio di portare a conoscenza della S. V. che a parziale scioglimento della riserva contenuta nel foglio citato a margine...» — Servizio: per la burocrazia il mare parla così.

················

— «Patrò»... Oh! San Benedetto del Tronto! Chi sarà? Ma riconosco subito i poco ortodossi caratteri dell'unico scrivano pubblico locale, al quale tutti i marinai di laggiù ricorrono. Ecco una lettera certamente schietta.

«Patrò». Lu paroco della Marina mi ave ditto che tu sei volute scrivere quelle cose dellu sciò che io che songhe Antò Picchinsù tè songhe dite anno (l'anno passato). Lu paroco dice altretante che tu non sei credute a lu sciò e che sei ditto che ne lu mare Adriatiche lu sciò nun se pò più vedere a cagione che so cose delli vecchi. Patrò, sei fatte male prassà (molto). Antò Picchinsù te pò sulla Croce dire che li peccati de lu mondo so troppi prassà e che lu santissimo Gesù e la Matonna de Loreto te farano vede nu sciò che tu no lo sei viste maie e tutte l'Adriatiche se avrà tanto grande spaventoso che paranze, lancette, sciabiche non vano più pe lu mare. Sei capite, patrò? Lu diavole che s'è preso lu mondo e lu mare perchè la fede non c'è più e iè venute lu socialisme. Questo te dice Antò Picchinsù, patrò, che ci devi credere con tanti saluti e te racomanda alla santissima Matonna de Loreto.

servo oplicatissime

Antò.

Io invidio, o Antonio detto Becco in su, la tua anima ottuagenaria e semplice. È questo il mare che dovrebbe diventar spaventoso per i troppi peccati del mondo? Puoi tu concepire vuoto di vele gialle e rosse questo azzurro infinito che s'avvicina trascolorando in opale e viene a sfrangiarsi in spuma candida, fusione perfetta di luci, colori, ombre, balenii, capolavoro di armonia? Leva le vele all'Adriatico, spoglialo dei casotti multicolori disseminati sulle sue sabbie di pallido oro e ne avrai un cimitero o una visione d'apocalissi. Più che ogni altro mare, l'Adriatico vuole l'uomo e l'inno mattutino dei suoi pescatori, se no è mare di tragedia, o dissennato profeta Antonio.

Ma in quanto ai peccati del mondo, questo vecchio che minaccia uno scïò senza precedenti, non ha torto. Io immagino facilmente che quello che egli chiama peccato, lo desuma da ciò che la sua annebbiata vista gli mostra sulla tranquilla spiaggia del suo paese, quando una modesta anzichenò, folla di bagnanti la popola durante le arsure estive. Scherzi semi-innocenti da collegio, laggiù: discorsi da refettorio conventuale a confronto di ciò a cui si assiste e che si vede qui. L'officina centrale del peccato, caro Antò, è questa.

Bah! giù di nuovo sulla sabbia calda, aprendo le braccia a croce e socchiudendo gli occhi per lasciar entrare a poco a poco il pulviscolo d'oro e di rame che offusca le visioni della terra. Così.

················

— Est-ce-que vous aimez beaucoup à vous laisser rôtir?

— .........

— Eh, monsieur!

— Madame?

— Mademoiselle, s'il vous plaît... Qu'est-ce-que vous avez à me regarder comme ça?

Eh, per Bacco, non si passa dal pulviscolo d'oro e di rame, alla — dirò — stupefacente visione d'una giovane donna più che nuda, perchè la maglia rosa e attillata che le fascia il busto, parte molto più in giù delle spalle e finisce molto più in su del ginocchio, rimanendo tutto aperta e appena trattenuta di lato da una fettuccia di seta rosa che s'incrocia lungo i fianchi più che nuda, dicevo...

— Dame! — le rispondo levandomi in piedi per fissarla e catalogare il tipo, perchè qui un simile costume e un approccio così — come dire? — disinvolto, non precisano proprio nulla — Mademoiselle... mademoiselle qui?

— Sonia, ça suffit.

— Russe?

— Oui.

— Ça suffit aussi...

S'offende? No, ride. Regola: mantenersi impassibile quando una sconosciuta di questa specie ride.

— Vous êtes bien original... — mi dice. Seconda regola: aprir le braccia senza parlare e accennare un breve gesto di accondiscendenza rassegnata.

— D'où êtes-vous?

— Italien, si vous permettez.

— Ah! très-bien.

— Pourquoi très-bien?

— Parce qu'alors vous chantez.

Ancora! Non so quante volte attraverso il mondo mi son sentito rivolgere le stesse esasperanti parole con la medesima intonazione di assoluta certezza. Ma in quale testo internazionale, sconosciuto soltanto a noi italiani, è scritto che noi cantiamo tutti e che le nostre aspirazioni spaziano tutto al più nel tratto di scala melodica che va dal soprano al basso profondo? La solita risposta:

— Vous vous trompez: je ne chante pas du tout.

— Et «alors» qu'est ce que vous êtes?

Quell'«alors» è assolutamente notevole. Le indico vagamente il mare, il paziente assorbitore delle più grandi sciocchezze...

— Entrepreneur de bains?

Questa non me l'aspettavo. Cerco di risponderle «no» con naturalezza, ma non riesco forse a moderare abbastanza la vivacità del mio diniego.

— Je vous ai offensé? Allons: vous me le direz après ce que vous êtes... Prenez mon bras et accompagnez-moi voir le tango là-bas...

Prendo il braccio — è la parola nuda — e mi avvio con lei verso le lunghe file dei casotti che s'allineano dinanzi alla terrazza dell'Hôtel e dove s'annida, ferve e fermenta quasi tutto quello che s'annida, ferve e fermenta nella natura umana. E c'è infatti un tango, ballato sulla sabbia nel preciso succinto costume mio e della mia sconosciuta compagna. I soliti abbominevoli tziganes, personaggi che condividono con gli chauffeurs, coi couriers, coi manicure e con i masseurs, la loro moderna importanza — con un sovrappiù loro speciale, derivato dalle avventure del celebre Rigo, moderno Re della loro razza — si sdilinquiscono sui loro archetti, accompagnando le snervate battute della loro musica con guizzi da cavalli da monta che scuotono la criniera. Un ibrido personaggio, rasato, pettinato quasi «à la vièrge», dagli occhi cerchiati di nero, vestito di color perla e dalla calzatura estremamente «vetrina di gran calzolaio», agita in ritmo il suo corpo ambiguo trascinando con sè la femmina della sua specie, una creatura d'ossigeno, di labbra rosso-vizio e movenze di serpente caldo: maestro e maestra di tango: riverite e privilegiate posizioni sociali dell'anno 1914 dopo la passione di Nostro Signore Gesù Cristo.

Il loro ballo è seguito con irrefrenabile ammirazione da cento occhi dipinti, è scrutato con sguardi di benevolenza attraverso occhialini d'oro di maestose matrone sedute là intorno in religioso silenzio, è applaudito da bambine dalle gambe nude e dalle vesti troppo corte, imitato da bambini aggrappati a mezza vita delle loro istitutrici tedesche, assurto all'onore di un'istituzione sociale che compendi in sè, grazia, bellezza, le più alte elezioni, tutte le più nobili aspirazioni.

— Mais pourquoi ils font ça debout? — domanda a mezza voce una Canadese...

— Qu'il est charmant ce Monsieur Kravna! Il est vraiment adorable! — mormora la mia compagna fissando i suoi occhi antropofagi sul maestro.

— Allons: à nous! — esclama brevemente; e mi si appoggia addosso respirando forte, pronta al ballo.

— Non: je deteste ça — le rispondo irrigidendomi.

Qua le situazioni si decidono alla svelta, da gente da ferrovia, da piroscafo e d'albergo che ha la quasi certezza di non incontrarsi più. La mia è risoluta in due brevissime scene: la prima, una netta voltata di spalle dopo uno sguardo di indescrivibile, sprezzante stupore; la seconda, un conciso dialogo riferito a me e udito nel mentre, libero, mi avvio verso il mio casotto.

— Sonia, quel est ce monsieur-là?

— Sais pas: une éspèce de fou...

Il mare è là: ripieno di corpi umani, punteggiato da cappelloni di paglia, da cuffie rosse, bianche, azzurre, cosparso di minuscole imbarcazioni bisessuali, si lascia pervadere da mille odori complicati e dorme respirando appena, come mastino sdraiato al sole e insensibile agli sciami di mosche.

E sarebbe questo il mare giustiziere, il truce mare del vecchio marinaio di S. Benedetto del Tronto? Eh! Via! Ha il sonno così duro! E lo sguazzio della lascivia umana non alza di un centimetro le placide, silenziose sue piccole onde che vengono ad una ad una a cancellare mollemente le traccie lasciate da centinaia di piedi nudi, mossi in ritmo...

Mar sanguigno (Offerta al nostro buon vecchio Dio)

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