Читать книгу La vita operosa: Nuovi racconti d'avventure - Massimo Bontempelli - Страница 13
2. Ercole e il Cappuccetto Rosso.
ОглавлениеÈ impossibile immaginare con qualche probabilità come si sarebbe svolta la serie della nostra vita, se in un momento qualunque del passato avessimo compiuto un atto diverso da quello che abbiamo compiuto. Ogni volta che un uomo, anche nel più ozioso vagabondaggio, prende a destra piuttosto che a sinistra, può produrre una incalcolabile mutazione nei propri destini, e ignorerà sempre, dolorosamente, la portata di questa mutazione. Da ciò deriva la scarsa efficacia delle favole morali. Si racconta ai ragazzi che Ercole figlio di Alcmena, avendo al noto bivio scelto la via faticosa e aspra, sia perciò, attraverso dodici e più fatiche, pervenuto alla eccellente condizione e sinecura di semidio. Ma non possiamo dire in coscienza a che cosa Ercole sarebbe pervenuto se avesse scelto la strada piacevole e facile. Forse sarebbe diventato semidio ugualmente, e senza le dodici fatiche; forse sarebbe arrivato anche più là, l'avrebbero fatto dio addirittura; e non soltanto in India e in Siria, dove dovette come dio cambiare nome e chiamarsi Rama e Baal, ma sarebbe successo apertamente a Zeus, invece di Cristo, in tutto il mondo occidentale: chi sa?
Tutte le favole, di tutte le epoche, sono altrettanto scarsamente probanti. Cappuccetto Rosso per aver preso la strada più lunga nel bosco finì divorata dal lupo. Verissimo. Ma se avesse preso la strada più corta, possiamo noi affermare che non le sarebbe accaduto anche di peggio? per esempio essere violata da un malandrino, e di lì finire nella vita disonesta, che, come ognuno sa, è peggiore della morte?
— Bisogna anche considerare che la storia degli uomini celebri per diventare esempio morale subisce spesso riadattamenti che ne modificano profondamente la portata. Così dovette avvenire appunto della vita di Ercole, ch'era l'uomo più celebre del suo tempo. Il fatto del Bivio ci è raccontato per la prima volta da Prodico sofista, che visse nel quinto secolo avanti Cristo, cioè circa milleduecento anni dopo Ercole. Ma su quel fatto c'è in un testo poco noto una versione anteriore a quella di Prodico, versione che fu poi dimenticata, sommersa dalla nuova, forse perchè la prima parve un po' cinica. La leggenda poco nota è questa: Ercole fin da ragazzo aveva sentito dire molte volte da Alcmena che la virtù è bellissima e il vizio orribile. Trovatosi al Bivio, vedendo una strada brutta e fetida si cacciò subito in quella, convinto di entrare nella strada del vizio. Quando s'accorse dell'errore non era più a tempo a tornare indietro; ciò che del resto è avvenuto e avviene in ogni tempo anche a uomini comuni, i quali, avendo, per contingenze o per naturale timidità, cominciata la carriera di persone per bene, per quanto poi se ne pentano si trovano siffattamente intricati nella vita onesta che non possono più liberarsene, e si rassegnano alla virtù per il rimanente dei loro giorni. —
Non occorre ch'io avverta che quest'ultima divagazione l'ha fatta il Dàimone, col quale ormai ho stabilito di romperla su tutti i punti. Io mi sono accontentato di stare per un momento a contemplare i massicci portoni che debbo attraversare per avventurarmi verso il centro vivo della città. Chi sa mai chi avrei incontrato, e quale corso avrebbero seguìto i miei fati, se fossi andato ai Giardini. Inoltrandomi per via Alessandro Manzoni incontro un tenente dei mitraglieri.