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1. Il Catechismo.

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Indice

Alla scuola degli allievi ufficiali io e i miei compagni studiavamo le molteplici bellicose materie su certi quaderni che si venivano trasmettendo dinasticamente di corso in corso.

Poichè i corsi duravano due mesi, il succedersi delle nostre generazioni era rapido. Passavano gli studenti; ma restava, inesausto come il sole e il pensiero, il Quaderno. Molti degli studenti li portò via la guerra; i quaderni li dovè distruggere la pace, perchè l'uomo è un animale improvvido, e probabilmente nessuno ha pensato a conservare, per qualche ventura guerra con corsi accelerati, quelle concentrazioni manoscritte delle discipline di Marte e di Bellona.

Ricordo che il quaderno di una delle materie meno omicide — la topografia — era fatto a domande e risposte, esattamente come i catechismi della dottrina cristiana e gli opuscoli di propaganda socialista: la quale triplice coincidenza potrebbe far fede che la umanità elementare è fondamentalmente dialogica.

Il capitolo intorno all'orientamento in aperta campagna finiva con queste battute:

— D. Come si fa a orientarsi in aperta campagna?

— R. Con una bussola, che è uno strumento ecc. ecc.

— D. E quando non si ha la bussola?

— R. Con un orologio che si espone orizzontalmente al sole avendo cura, ecc. ecc.

— D. E se è notte?

— R. Con le stelle, una delle quali chiamasi polare, e si trova tirando una linea immaginaria, ecc. ecc.

— D. E se è giorno e non si ha l'orologio?

— R. Col sole.

— D. E se il sole è coperto?

— R. Esaminando i tronchi degli alberi: la parte dove sono più verdi, poichè è quella dove non vengono battuti dal sole, è il nord: la parte opposta naturalmente è il sud.

A questo punto finiva il capitolo, e cominciava un altro argomento.

Ma a quel punto io sentivo un vuoto improvviso. Forse qualcuno dei lettori l'ha sentito con me. M'auguro che siano pochi: li avverto che è un fenomeno morboso, prodotto in noi da una malsana tendenza verso l'infinità.

Infatti, allora, ho potuto fare alcune osservazioni sul contegno che i miei compagni tenevano di fronte all'interruzione. La maggioranza non aveva nessuna impressione o curiosità particolare: studiava quelle nozioni senza desiderarne altre. Qualcuno, d'intelletto notevolmente preciso, ne dedusse che la guerra si fa sempre ed esclusivamente in luoghi ove ci siano almeno degli alberi. Pochissimi si accorgevano che il trattato ereditario di topografia militare lasciava insoluto un grave problema: come si fa a orientarsi in aperta campagna quando si è perduta la bussola, si è rotto l'orologio, il sole è coperto di nuvole, e non ci sono alberi.

Quei pochissimi finivano per concludere che in quel caso ognuno fa quello che può: — che in effetto è il solo insegnamento sicuro e fondamentale per tutte le discipline pratiche della guerra e della pace.

La vita operosa: Nuovi racconti d'avventure

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