Читать книгу La vita operosa: Nuovi racconti d'avventure - Massimo Bontempelli - Страница 17
6. Forze maggiori.
Оглавление— Lei è matto — ripetè — e glie lo spiego. Prima di tutto quando viene gente di quel genere la si manda via.... o almeno.... almeno.... Insomma, bisogna saper bene se si ha a fare con persone serie, prima di compromettersi.
(— Te lo dico sempre io! — brontolò il Dàimone).
— In secondo luogo, a parte l'opportunità, questo suo piano è assurdo; mi fa vedere che lei non è entrato nello spirito della B. A. I. A., nello spirito dei tempi, nello spirito della rinata Italia. Oltre la irrealizzabilità, e il tempo che richiederebbe, non sente come tutto questo puzza di letteratura? Di scuola e di letteratura: professorume e scrivaneria. Non ci voleva che un ex-professore per andare a pensare a Omero, al Lotòs, e alla Università, sia pure popolare. Non ci voleva che uno scrittore per andare a pensare a commedie e romanzi. Niente niente. Quando tornerà quella signora lei la mandi a spasso con una scusa qualunque. E facciamo un altro tentativo. Guardi: c'è uno, una persona seria, badi, un ex-colonnello dell'esercito, che è stato silurato fin dalle nostre prime azioni dell'Isonzo, il quale ha inventato una tappezzeria luminosa da mettere negli appartamenti invece della solita carta da parati. Questa tappezzeria, dice, è impregnata d'una sostanza chimica fosforescente, che di giorno non si vede; ma è composta in modo che verso sera, di mano in mano che la luce del giorno vien meno, si sprigiona gradatamente la luce dalla carta stessa. Così la stanza continua a essere illuminata, con eguale intensità. Abolizione d'ogni illuminazione. Sarà vero? non sarà vero? Questo non c'interessa. Lei trovi un'idea per rivelare al pubblico l'invenzione. Ma un'idea che si attui presto, semplice, rapida, penetrativa, e per carità, senza romanzi e senza università. Ha capito?
— Perfettamente.
Me n'andai nello studiolo piccolo, per pensare alla tappezzeria luminosa e aspettare l'arrivo della vecchia e della giovane. Ma trovai un biglietto della vecchia, che si scusava di non poter venire: «Per quanto disgraziati — scriveva — siamo gente beneducata, e avendo l'appuntamento bisogna che l'avverta che non posso venire causa forza maggiore, trovandomi ora improvvisamente in prigione, come pure il signor Gianni e la Lina, in seguito a un incidente. A rivederla». Non sapevo che diavolo avrei immaginato per le tappezzerie autofotogene dell'ex-colonnello. Il mio minuscolo tavolino era incastrato nel vano d'una finestra: di là dai vetri la strada distraeva ed eccitava insieme il mio cervello. Ora tra i carretti, che urlavano, dei merciai ambulanti sul crocicchio, scorsi a un tratto il cesto, pieno di garofani pallidi e di mimose, d'una venditrice di fiori; e da quei fiori saliva sino a me, traverso i vetri e la bruma, un'onda d'incomprensibile malinconia. Ma la malinconia non entra nello spirito dei tempi nuovi. Negli ammezzati della casa di faccia vedevo le teste di due dattilografe chine verso le tastiere. Pensai a Lina, che era in prigione. Desiderai d'essere in prigione anch'io per non dover pensare alle tappezzerie luminose del colonnello silurato. In prigione con Lina: Lina, col suo sorriso smontabile e il difetto dell'esse e dell'erre fin da bambina e la repugnanza per gli uomini. Anch'io ho alcuni difetti fin dall'infanzia irrimediabili, e alcune invincibili repugnanze. Che diavolo inventare per l'invenzione del colonnello? Gli inebriati dell'oppio e del nepente del bar di Lina avrebbero viste luminose anche le prigioni più oscure, senza bisogno di pareti fosforee. Perchè diavolo il colonnello s'è messo a fare delle invenzioni? Se non lo siluravano, a quest'ora sarebbe morto, sarebbe generale, chi sa? Come Ercole se prendeva il cammino piacevole. Come me se quel giorno andavo ai Giardini.
— Sei ancora a tempo a provarci — disse il Dàimone.
— Tu sai che oggi è già tutt'altra cosa da allora, da ieri, da un'ora fa — gli obiettai.
— Ma nessuno t'impedisce di provare, anche subito.
— E il commendatore Gattoni, ex magistrato e mio principale?
— Tanto lui non sa che farsene di te, e sarebbe ben felice di perderti.
— Lo so. Ma come atto, è poco educato. Bisognerebbe almeno scrivergli un biglietto.
— Scrivi. Hai qui un modello eccellente. Con pochi ritocchi, va bene anche per te e per me: «Per quanto letterati, siamo gente beneducata, e avendo l'impegno bisogna che l'avverta che non posso continuare in questa professione, causa forza maggiore. A rivederla».