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Capitolo secondo

“Le tre fasi delle strutture del comune”

Anche lo sport era fra i nostri passatempi preferiti. Lotta, motocross con il motorino, tennis, un po’ di salti su muri e staccionate, adesso lo chiamano con un nome fico, parkour, insomma tutto quello da evitare con le nostre schiene. Infatti, oltre tutto, condividevamo anche il pessimo stato delle nostre colonne vertebrali, ma “Holyfield insegna” spingere avanti. Le nostre passioni erano fiorenti non come il nostro stato finanziario, insomma eravamo spiantati e senza una lira, e si! Era tempo delle lire ancora. Il tennis era una delle passioni passeggere e, viste le nostre finanze, non ci saremmo mai potuti permettere il costo del campo, figurarsi un maestro, poi a cosa serviva? Ci mettevamo noi quello che mancava. Utilizzavamo un sistema molto in voga ai nostri tempi “allargo e scavalco”. Allargo la rete e scavalco il muretto. Voglio precisare, non eravamo vandali, avevamo grande rispetto dei posti in cui entravamo, non distruggevamo niente, utilizzavamo solamente le strutture comunali nei quartieri dei dintorni, le quali, per motivi inspiegabili, erano abbandonate ma in buone condizioni. Ad esclusione di quella notte, in cui utilizzammo le reti a molla a pagamento di un privato. Durante il giorno bazzicavamo proprio nei dintorni delle reti e a volte in momenti di fortuna riuscivamo ad accumulare abbastanza soldi per fare un giro, e intendo numero 1 giro. Era frustrante, appena iniziavi a prenderci gusto, vedevi l'omone di guardia farti cenno di uscire, era già finito il tuo turno, nacque allora il piano notturno. Le reti si trovavano sotto un bellissimo castagno secolare isolato e quella sera le luci erano stranamente spente, così, con un commando di altri ragazzi, ci avvicinammo. Mentre alcuni facevano la guardia, a turno ci infilavamo sotto la recinsione, per saltare sulle reti sino a sfinirci. Fortunatamente andò bene, visto che non distruggemmo niente e non ci rompemmo niente.

Per capire perché utilizzavamo queste strutture abbandonate ho bisogno di spiegarvi alcune cose. Nel posto da cui provengo i comuni sperperavano (sperperano) i soldi per costruire strutture “utili per i giovani” solo nelle solenni occasioni pubbliche in cui le annunciano. Purtroppo, in verità servono solamente ad ingrassare i costruttori legati a chi è al potere nel Comune in quel momento. Un fatto lo rende evidente, queste strutture passano tutte per le stesse fasi, che constano in tre, prima le costruiscono, poi le inaugurano e per ultimo, terza fase, le abbandonano al degrado, non permettendo un ingresso regolare con un custode. Finita la terza fase, iniziano a progettare una nuova struttura, il tutto per ricominciare dalla prima fase. La più eclatante l'ho scoperta durante un mio rientro vacanziero dal nord. Invitato da Settimo a casa della sua famiglia per un pranzo (nonostante da ragazzo gli devastassi casa mi hanno sempre voluto bene), fui accompagnato fuori in balcone ad ammirare la nuova costruzione del Comune, non potevo credere ai miei occhi, una struttura enorme in calcestruzzo aveva consumato parte del bellissimo giardino di limoni antistante la sua casa. Era uno spettacolare campo da hockey, devo dire molto bello se non fosse già alla terza fase, cioè all’abbandono. Settimo dovette faticare non poco per farmi comprendere cosa fosse, pensavo mi stesse cogl…ando, prendendo in giro. Non potevo credere alle mie orecchie, un campo da hockey in una terra dove le pietre si crepano al sole, dove ci sono i problemi più svariati, la mancanza dell’acqua, la disoccupazione. La maggior parte dei miei compaesani sconoscevano persino l’esistenza di questo sport. L'hockey? Se avessi chiesto a qualcuno cosa fosse l'hockey avrebbe fatto segno con il pollice in alto e mi avrebbe risposto “okey”. Quale motivo poteva averli spinti a costruire uno stadio da hockey in un posto dove nelle abitazioni nessuno conosce il termosifone? Nelle costruzioni delle case non erano proprio previsti, soprattutto nelle case popolari. Mentre in alcuni paesi del centro della Sicilia l’acqua è disponibile una, due volte alla settimana? Cosa scandalosa, da riempire i telegiornali in un Paese civile. Come mi sembrano ancora attuali oggi quelle parole della meravigliosa canzone di Rino Gaetano "L’acqua che vale più del vino", naturalmente senza l’intenzione di favorire le autobotti di aziende poco trasparenti…

Non mi permetterei mai di dire che molti Comuni della Sicilia fanno di tutto per evitare che l'acqua arrivi nelle case in modo continuativo, costringendo le persone a costruire vasche e autoclavi!

Eppure, il Comune era riuscito a finanziare un campo da hockey senza nessun controllo dello Stato centrale: “Evviva l’autonomia degli enti locali”.

Ci sarebbe da discutere su quale utilità questa autonomia abbia portato negli anni al nostro Paese.

Tutto questo sembrava un record sino a quandoooo, rulli di tamburi, dopo aver costruito un ospedale completamente nuovo e all'avanguardia e averci trasferito il vecchio lo abbandonarono appena qualche anno dopo alla fase tre, lasciando la popolazione in balia di un X-FILE a cui nemmeno Skally e Murder avrebbero potuto dare una spiegazione.

Mia moglie, leggendo la parola avanguardia, mi ha fatto notare che forse proprio all'avanguardia l'ospedale non era, visto che mia cognata ci raccontò questo agghiacciante avvenimento: la malcapitata, dopo aver partorito la sua seconda figlia, piena di punti per il parto cesareo, veniva trasportata sulla barella per i corridoi dell’ospedale, portandola dalla sala operatoria a destinazione, la camera. Improvvisamente arrivarono ad un punto cieco, davanti a loro solamente un grande finestrone. Ancora stordita dall’anestesia non riusciva a capire perché gli infermieri si affaccendassero attorno all'enorme finestrone, quando lo capì fu troppo tardi, si vide trasferire da una barella ad un'altra attraverso quel grande foro nel muro.

Gli infermieri, alla richiesta di spiegazioni, la informarono di come il progetto della costruzione fosse sbagliato e mancasse un passaggio dalla sala operatoria alle camere dei pazienti.

Nessuna delle istituzioni centrali si interessò a questi sprechi finendo così come normalità nella fossa del "così vanno le cose", nonostante un servizio del telegiornale satirico più famoso lo dichiarò tra i Comuni con più opere incompiute d'Italia

Strano come qualcuno ancora si domandi dove vanno a finire i soldi delle nostre tasse.

Il fastidio è irritante, nel sentire certe frasi di alcuni politici, che quando gli vengono poste queste questioni, come le pensioni d’oro, il costo al km dell’autostrada, il costo dei vitalizi, le costruzioni inutili o abbandonate ecc. ecc. si esprimono in questo modo:

“Sì, ma vede, questi sono fatti etici, di principio, le dico onestamente, portano pochi soldi alle casse dello Stato, non fanno la differenza. Dalle pensioni d’oro, per farle un esempio, si ricaverebbero solamente 200 milioni di euro”.

“SOLAMENTE!”

Proverò ad improvvisare un dialogo teorico, tra l’uomo della strada e padre di famiglia che deve far quadrare i conti e il politico di turno. Il primo risponderebbe:

“Intanto 200 milioni di euro non sono pochi, paragoniamoli solo al budget con cui lo Stato finanzia le disabilità e poi 200 di qua, 300 da là e via così, si volatilizzano i miliardi e comunque anche fossero 2 euro andrebbero tagliati prima delle pensioni o dell’assistenza ai disabili, partiamo da là poi, se non bastano, saremo tutti felici di fare qualche sacrificio”.

È però pronta la risposta: “Si, ma per fare le leggi ci vuole troppo tempo, ci sono le lungaggini parlamentari ecc. ecc.”

Contro risposta:

“Saranno lunghe ma la riforma Fornero della pensione l’avete fatta in due settimane”.

Lasciamo perdere questo dialogo che nella vita reale finirebbe con la lapidazione del secondo e torniamo a cose più frivole.

Torniamo al tennis, noi riuscivamo a trasformare i normali sport, in sport estremi. Ad esempio, avevamo aggiunto al tennis i piegamenti, infatti, in un momento di impasse, ci balenò in mente un'idea. Chi avesse rotto il palleggio, avrebbe dovuto fare, per penitenza, dieci piegamenti a terra, trasformando la partita in un massacro dove alla fine non si beccava una palla. Non che all’inizio si scambiasse alla "meckie in ro"(l'ho scritto così come l'ho sempre sentito).

Oppure, per citarne un altro, fare fuoristrada, sì, ma con il motorino Ciao.

Comunque, senza soldi e telefonini, ci si divertiva un sacco.

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