Читать книгу Ginevra, o, L'Orfana della Nunziata - Antonio Ranieri - Страница 15

VIII.

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Io non vi racconterò tutto quello ch'io soffersi durante il viaggio, e nella visita che s'ebbe al Ponte, che fu anche più rigorosa della prima. Allo Sperone ci apparve il cane, il quale in sull'alba era andato via col padrone. Io non so come si facesse quella povera bestia a sapere che noi si partiva, nè a fuggirsene dal padrone per raggiungerci. Ma mi rammento che quando io lo vidi, tutto ansante, con la bocca aperta, con la lingua di fuori, venire verso noi come per dimandar ragione alla strega del dove ella strascinava l'infelice creatura ch'egli aveva preso a proteggere, io provai un sentimento di gratitudine e di affezione così vivo e così doloroso a un tempo, che anche ora mi torna nella fantasia come uno dei più strani fantasmi della mia vita.

Entrati nella città, pervenimmo in fine alla casa della Nunziata, sotto quella medesima immagine della Vergine di questo nome, dove la donna aveva lasciato l'asino quando venne la prima volta per prendermi. Anche ora fermò quivi l'asino, e smontatone, mi sciolse con più garbo del solito, o che la certezza di non vedermi più ammollisse un poco l'animo benchè salvatico, o che la trattenesse l'aspetto della gente ch'era sulla via, e di certi vecchi custodi, che siedono sempre in cerchio presso alla porta della Casa, e guardano, con ammirabile impassibilità, il continuo ritorno della scena che leggerete.

Nella muraglia ch'è fra l'immagine e la porta, ha una buca d'un mezzo braccio di diametro, io credo. A questa dalla parte di dentro è aggiustata una di queste ruote di ferro che s'usano ne' conventi, la quale cede leggermente a qualunque spinta le sia data di fuori, ed agevolmente si gira. Dalla parte di fuori, sopra questa buca è una lapida di marmo con questa scritta mezzo barbara:

O PADRE E MADRE CHE QUI NE GETTATE

ALLE VOSTRE LIMOSINE SIAMO RACCOMANDATE.

È legge antica di quell'ospizio che non possa essere rifiutato un fanciullo, qualunque siesi l'età sua, purchè quella buca non sia incapace al suo corpicciuolo. Questa legge, come voi intendete, ha messo a repentaglio la vita di molti bambini. Ed allora messe in pericolo la mia. Perchè la donna, pentitissima del fatto suo ed avidissima di levarmisi dinanzi, girata con la sinistra mano la ruota e con la destra tenendomi forte per la vita, mi cominciò a ficcare il capo e poi le spalle dentro della buca e spingeva forte: ma quella non era capace.

Quando il cane si fu accorto che mi perdeva per sempre, divenne furioso. Si scagliò addosso alla donna, mordendola rabbiosamente e cercando ogni via di strapparmele di mano. Ma più il cane mordeva, e più la donna raddoppiava le spinte per cacciarmi dentro. Ecco tutta la plebaglia ch'era in sulla via, gridare verso il cane che mordeva la cristiana, ed assalirlo con una pioggia di sassi e di bastonate. Io udii il cane lamentarsi miserabilmente, e parvemi che allora allora rendesse lo spirito. La donna, liberata dal cane, mi diede una terribile spinta, per la quale mi sentii stringere la gola e stillare il cervello. La ruota si rivolse in un attimo, ed io mi trovai agonizzante sulle ginocchia d'una religiosa.

Ginevra, o, L'Orfana della Nunziata

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