Читать книгу Ginevra, o, L'Orfana della Nunziata - Antonio Ranieri - Страница 21
XIV.
ОглавлениеLa vista delle tre figure incognite dianzi descritte, la certezza che non si trattava di madre veruna che il grido della natura spingesse a soccorrere la sua figliuola, e la certezza, ancora più crudele, di mutare la terza volta il mio stato, del che nulla v'ha al mondo di più malinconico, mi ghiacciarono su gli occhi le calde lacrime ch'io versava quando entrai nel parlatorio. Non v'ha luogo sulla terra sì tetro, sì abbominevole, al quale l'uomo non s'avvezzi alla fine in tal modo, che lo staccarsene non gli sia causa di lutto. E però quegli uomini, ai quali Iddio ha commesse le sorti delle sue creature, non le traggano dallo stato in cui le misere si trovano, senza avere in animo di migliorarlo; perchè questo è come strappare una scheggia di dardo, che fosse incarnita in un lato del corpo e più non dolesse, e, ficcandola nella carne viva dell'altro lato, aprirvi una nuova piaga che sanguinerà gran tempo.
Quando la donna prese la mia mano con la sua per condurmi via, mi parve che quella mano di gelo m'afferrasse anche il cuore e me lo stringesse a tutta forza. Padre mio, che momenti! Quale supplizio, quale agonia, quale morte può somigliare quei momenti, in cui una misera fanciulla, che compie appena i sette anni, si vede strappare da quelle sembianze che se non le furono amorevoli, almeno l'erano usate e note, e da gente brutta ed ignota strascinare in brutti ed ignoti luoghi. Io non sapeva ancora che mai fosse la morte, e pure, come ardentemente, come sinceramente desiderai di morire!
Usciti che fummo dalla porta dell'ospizio, pigliammo la via a mano manca, ed io rividi per la terza volta della mia vita l'immagine della santissima Annunziata. Oh come mi occorse soccorrevole la sua presenza ch'io adorava in quell'immagine! Avevo udito sempre dire ch'ella pregava in cielo per gl'innocenti che mancavano d'ogni soccorso. Pensai ch'ella era la sola mia madre, quando quella che mi portò nel suo seno mi aveva gittata via da se come si gitta un verme velenoso: e che anche da lei ora mi portavano via. Tutti questi pensieri affollatimisi in un istante alla mente, mi ruppero di nuovo ogn'intoppo alle lacrime, ed io cominciai a piangere amaramente senza nessuna speranza di conforto: ma mi sforzavo di nascondere il pianto, perchè ero già pervenuta a comprendere quanto gli uomini s'infastidiscano e furiosamente si sdegnino del pianto degl'infelici. E coprendomi gli occhi col dorso della mano, e inghiottendo le infinite lacrime che quindi mi sgorgavano, guardando per l'apertura delle dita quell'immagine:
Madre mia, esclamai nel mio infantile pensiero, unica madre che mi avanzi, tu pure mi scacci da te!... E se non mi scacci, come consenti che altri mi strappi dalle tue braccia... O v'ha una forza nel cielo, a cui tu stessa sei impotente a resistere?... Tu mi raccogliesti dalla morte, alla quale, senza te, mi destinava forse colei che mi concepì nel suo seno. Tu mi salvasti dalla scellerata megera di Sant'Anastasia. Ora perchè mi rimandi a nuovi supplizi? Viemmi almeno in sogno, e dimmi quale colpa io mi portai con me dal nascimento, e dimmi con quali penitenze potrò giungere un dì ad espiarla, sì ch'io cessi d'essere tanto infelice. Madre mia adorata, se tu sei o giungi invisibile per tutto, non ti scompagnare da me. Séguimi nella nuova via di dolore alla quale tu stessa ora mi abbandoni.
E qui gli occhi mi si offuscavano in modo ch'io non vedeva più nulla, e mutavo ciecamente i passi senza vedere ove mettessi il piede, ch'io non osava di fermare, per la paura, che m'era divenuto instinto, di non fare motto alcuno da me e che non mi fosse comandato.
Parve che donna Maria Antonia avesse lasciata nel parlatorio tutta l'amorevolezza che l'era nata nel cuore per me al primo vedermi. Appena fu ella uscita dall'ospizio, la sua cera si compose naturalmente al brusco ed al crudele. Vidi che aveva il bianco degli occhi sparso d'un giallo insanguinato, segno quasi certo di animo feroce; il naso un cotal poco tronco, ed il mento sporto in fuori più assai che non si avviene a femminile sembianza. Era tutta butterata, e dal suo volto tutto insieme spirava non so che di assai sinistro.
Svoltammo per la via della Maddalena, e continuammo per la via Capuana: giungemmo alla piazza di santa Caterina detta a Formello; indi pigliammo la gran via o piazza, che prende il nome dalla famosa chiesa di San Giovanni a Carbonara, e percorsa presso che tutta la via, pervenimmo ad una casa rimpetto la chiesa. Innanzi all'uscio di questa casa si fermò donna Maria Antonia e don Gaetano. Don Gennaro era insino colà venuto sempre dietro, come un fante della sua stessa moglie: anche perchè si andava di tanto in tanto fermando a fare il mercato ora di qualche rimasuglio di pesciuoli che vedeva dinanzi ad alcun pescatore, ora d'uno scampolino di frutte vizze che un fruttaiuolo gli offeriva a prezzo vilissimo. Ma quando fummo giunti all'uscio della casa, don Gennaro ci entrò innanzi, e salendo il primo per le scale, ch'erano buie, intrigate e strettissime, ci fece trovare aperto l'uscio di scala quando noi fummo saliti.
Io montai quasi carpone le scale, strascinata per una mano dalla donna, che conoscendone il laberinto, saliva franca e spedita; mentre io poverina, dando di capo ora in questo ora in quel muro, fui costretta ad aiutarmi a tentoni non solo coi piedi ma ancora con la sola mano che mi rimaneva libera. Arrivammo finalmente a un settimo piano, ed io tutta trafelata, già quasi veniva meno dalla fatica.