Читать книгу Ginevra, o, L'Orfana della Nunziata - Antonio Ranieri - Страница 18
XI.
ОглавлениеÈ inutile ch'io dica che convenne che anch'io soggiacessi al cimento del torchio. Io v'era già soggiaciuta il dì, credo, del mio nascimento, quando fui la prima volta gittata nella buca. E quando la donna di Sant'Anastasia mi tolse, mi pendeva dal collo la marca degli esposti. Ma il cane fra le sue carezze, o ch'egli stimasse, e non errava, che quella stringa mi dovesse far male, o per un suo instinto di natura, me la venne adagino adagino frangendo coi denti, e finalmente me la portò via. Per questo la donna non aveva potuto riconsegnarmi senza più alla porta, e l'era stato mestieri di passarmi nuovamente per il buco.
Mentre quell'uomo mi avvolgeva la stringa al collo, una di quelle donne si accostò alla mia monaca, che m'era dappresso, e mostrandole un piccolissimo bambino che le boccheggiava sulle braccia, disse:
La guardi, suora Amalia. Eran due gemelli. L'uno è morto stanotte in ruota (e voleva dire, prima che, sorta l'aurora, fosse dalla sala terrena, in cui mette la buca, portato nei corridoi superiori); l'altro, ch'è questo, ora sta morendo.
E tutto questo diceva con una cera, se non lieta, certo poco lontana dalla letizia!
Io levai gli occhi, e vidi un piccolo mostro, il cui aspetto mi fece tanto male alla fantasia, e tante volte, in tutto il tempo della mia vita, mi tornò quell'immagine come a guizzare innanzi agli occhi, ch'io poscia ho sempre compreso con quanta ragione si proibisca alle donne universalmente, e in particolare alle incinte, di guardare qualunque animale sia generato con membra fuor dell'uso della natura.
Poscia ch'io fui marchiata, la monaca mi condusse a baciar la mano al padre rettore, che così chiamavano il sacerdote che ho dianzi descritto. Questi, quand'io gli ebbi baciata la mano, me l'aggiustò sulla mia povera testina, che mi doleva quanto è mai possibile, e stringendomela forte, e poi dandomi due o tre amorosi scappellotti, che, nello stato in cui ero, mi parvero tre colpi di mazzuola, mi disse:
Brava la mia bambina, brava. Pensate a farvi onore e ad amare Iddio.
Poi rivoltosi alla monaca:
Suora Amalia, disse, fatela confessare assai spesso.
E turbandosi nel volto come di cosa gravissima e quasi irrimediabile:
Buon Dio! soggiunse, buon Dio!... quanto tempo sarà che la non si confessa! Io credo al certo che la sarà ben entrata nel peccato mortale. Fatela subito subito confessare, suora Amalia. Ve lo raccomando tanto tanto. Che facciamo, eh! senza l'essenziale?...
Suora Amalia lo confortò, promettendogli la pronta mia confessione; e mi condusse via da quella sala.
Padre mio, io ho stimato sempre la confessione una cosa utile e santa: almeno di grandissima medicina all'anima inferma del credente che si confessa, quando egli si abbatta a un angelo di consolazione, quale voi siete. Ma io aveva sei anni appena; ed aveva tratto la vita che avete letta. Qual mai peccato avevo potuto commettere? Che potevo intendere di confessione? E qual commercio poteva mai essere fra me ed il cielo, entrandone mediatore un uomo? Bene fra il mio cuore ed il divino Verbo fu sempre, e in quella età e prima e dopo, un commercio. Ma questo era di tanto spirituale e divina natura, e si allontanava tanto da ogni altro sentimento umano, che sarebbe stato impossibile che v'entrasse di mezzo un altro uomo, e che ad altri fosse in modo alcuno umano o con umane parole significato.
La religiosa, in fatti, per altri corridoi mi condusse in una cappellina, dove molte bambine e donzelle s'andavano a inginocchiare all'inginocchiatoio d'un confessionale, e si confessavano. Alla mia volta mi confessai anch'io; cioè, furono pronunziate fra me ed una cupa voce, che per un finestrello fatto a foggia di gelosia moveva da un uomo che io non vedeva, alcune inintelligibili parole, fra le quali distinsi solo non so che di colpe dei genitori punite nei figliuoli. Dopo le quali, levatami dall'inginocchiatoio, venni dal lato d'avanti, e baciata la mano al confessore, senz'alzargli, come mi aveva ammonito la monaca, gli occhi sul viso, novamente fui condotta da colei nella sala grande.