Читать книгу Ahi, Giacometta, la tua ghirlandella! - Beltramelli Antonio - Страница 10

VII

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L'amore ha centomila occhi; ma tu sei sempre cieco!...

Io avevo un vestito nuovo, ma Giacometta non tornava più.

La signora Adalgisa ricominciava ad esser formidabile.

Ella mi sospinse per tre volte verso la casa dei Maldi ed io vi andai, suonai il campanello... ma Giacometta era fuori.

Giacometta era sempre fuori.

Il viso della mia giunonica zia passava per tutta la gamma dei colori.

Io, Francesco Balduino, sentivo che forse era meglio morire.

Avevo un vestito nuovo, ma il mio amore non l'avevo più.

Voi, che avete amato, capirete la profonda tragedia che è in queste due cose le quali possono anche compenetrarsi.

E vi confesso che piansi; piansi come un giovane, il quale deve ormai pensare seriamente a morire. Perchè se tutto era finito io pure dovevo andarmene col mio sogno. Ero stato troppo vicino a cogliere la ghirlandella perchè la potessi scordare. A diciannove anni non si vive quando una ghirlandella promessa non arriva mai. E Salsiccia mi era stato galeotto... e mi ero trovato a un passo dal fenomeno gaudioso. Così sognavo e piangevo, disgraziato me, e vedevo approssimarsi la mia funebre ora.

— Almeno — dicevo mentalmente a Giacometta — almeno piangerai quando mi saprai morto!

E mi facevo una grandissima pena; oh, questo sì! Mi facevo proprio pietà!

— Che male ti ho fatto io, ingratissima bionda? Io stavo qui, al mio davanzale e non ti avrei domandato mai niente. Non pensavo alla tua ghirlandella... pensavo ai paradisi lontani, ai tuoi grandi occhi celesti, alla sola poesia che si partiva da te per venirmi a trovare e non ti avrei domandato mai niente! Avrei scritto di te come della cosa più lontana, nel mondo più irreale e, sarei stato contento. Mentre adesso...

E singhiozzavo perchè la pena era profonda Del resto questo capita a tutti, una volta nella vita, dai quindici ai cento anni.

Piangere per una donna non è male; forse è male non piangerne mai.

Il giardino incantato di Giacometta era senza più voce, senza più colore ed io, dalla mia soffitta, lo vedevo come un luogo squallido dal quale fosse esulata l'anima. E pioveva ed era ritornato il freddo.

L'aprile si era fatto frate trappista, questo benedetto mese d'amore.

E tu non c'eri più, cuor del mio sogno.

Perchè non dirmi piuttosto:

— Franzi, voi dovete fare come io voglio!

Sarei stato sempre disposto ad accontentarti. Invece mi avevi mostrato l'indecifrabile e perchè non avevo saputo leggervi, o vi avevo letto malamente, ecco mi abbandonavi come una cosa che si getta fuor dalla finestra, in mezzo a una strada.

Finalmente Principina che mi vedeva sempre in attesa, col mio vestito nuovo, sempre inchiodato al davanzale, nonostante il freddo che faceva, Principina, il piccolo fior del giardino, si commosse e arrivò un giorno fin sotto la mia finestra.

Principina era figlia del giardiniere e aveva sedici anni; e aveva un visetto gentile questa bimbetta, nata fra una serra e una macchia di lillà.

Mi chiamò.

— Signor Franzi?

— Che c'è?

— Sa? La signorina è partita!

— Partita?... E quando?...

— Quattro giorni fa. È andata a Firenze.

Soggiunse subito, vedendo il mio viso stravolto.

— Ma ritorna questa notte.

— Come lo sai?

— Ha telegrafato adesso.

— Ed è partita sola?

— No, col signor Tomaso.

Trassi un sospiro e domandai:

— E perchè, quando sono venuto a cercarla, non mi hanno detto che era partita?

— Perchè... — e Principina si «guardò intorno — perchè la signorina non voleva che lei lo sapesse!

— Bei riguardi!

La piccola sorrise. Soggiunse:

— Sa, non bisogna badarci! La signorina è fatta così!

Non aggiunsi verbo. Lo sapevo bene che era fatta così. La mia esperienza datava da quando la signora Adalgisa mi aveva fatto indossare un abito nuovo di non troppa spesa.

Principina sorrideva ancora e mi guardava. Strappò da una macchia alcune foglie e si dette a cincischiarle nell'atteggiamento di chi voglia dir qualcosa e non ardisca, poi levò verso di me il suo dolce visetto dai grandi occhi neri e, spegnendo la voce, soggiunse:

— Del resto la signorina le vuol bene!

— Come lo sai?

— Si capisce. E... se lei la sa prendere...

— Già!... Come se fosse una cosa facile prendere Giacometta!

— Ci si provi.

— È inutile, Principina mia! Mi sono già provato e l'ho fatta scappare a Firenze. Se dovessi ritentare dove andrebbe mai quest'altra volta?...

Dissi queste cose con tanto impeto e convinzione che Principina sospirò:

— Povero signor Franzi!

Poi mi fece un cenno di saluto, ma la trattenni per richiederle:

— A che ora arriva?

— A mezzanotte.

Rimasi solo e chiusi la finestra. Che cosa avveniva nel mio turbato spirito? Fuori pioveva a scroscio. Era una squallida sera piena di nubi e di vento, fredda e aggrondata, che si prendeva tutto il caldo del cuore per portarselo via. Io mi trovai solo in una fra le tetre solitudini nelle quali le anime giovani si sentono a volte desolatamente smarrire. Nessuna cosa mi venne dinanzi per sorridermi: neppure una pallida memoria di bene; neppure l'alito di un giorno di sole, vissuto pienamente. Tutto era conchiuso nel basso cerchio del cielo, per l'eternità. Simile a un uomo curvo e stanco che si allontana per una deserta via maestra, sotto un piovoso crepuscolo interminabile, era l'anima mia nella sua angoscia inattesa. Da dove mi proveniva tanta tristezza? Certo da te, Giacometta, certo da te. E anche da un'eredità della quale non si ha coscienza. Ne' suoi cerchi bui, l'anima racchiude tutta l'immane desolazione dal principio della nostra vita sulla terra. Io ero, fra gli uomini, Francesco Balduino, ciò che vuol dire una entità distinta, per quanto trascurata e condannata agli indiscreti legumi. Io possedevo, e possiedo tuttavia per mia disperazione, una raccapricciante sensibilità, la quale come mi sprofondava di un subito nella più fitta tenebra del mistero, nella più angosciante sfera del dubbio, mi risollevava così, di scatto, alle serenità più distese, alle radiose strade che dall'amore conducono a Dio. Così anche quella volta, dal niente arrivai alla gioia; da un presentimento di desolata fine, balzai a un intiero e stupendo possesso della vita. E che mi era servito al trapasso?

Niente, Giacometta: solo, ma solo la luce de' tuoi grandi occhi celesti. E fino a quando quella luce fosse stata con me, potevo chiamarmi un divino pastore per il mondo. Nè si trattava più di ghirlandelle (posso dirtelo, Giacometta, se tu vuoi ancora ascoltarmi dalla tua interminata lontananza) ma solo di quella parte di te meno terrena che poteva essere con la stella di Dio e alla soglia del mio cuore e diffusa come la Primavera che non è alito, nè colore, nè sentore di profumo ma una presenza che appena si avverte quando si abbia, come io avevo, una buia e desolata soffitta.

Così mi inondai di sole per festeggiare il tuo ritorno e l'inaugurazione, alla tua presenza, del mio vestito nuovo che costava poco.

A buon punto capitò allora la signora Adalgisa. Non lasciai che aprisse bocca, ma spiccai un salto e, battendo insieme le palme, incominciai a cantare:

Ritorna questa notte...

ritorna... ritorna!...

Ritorna questa notte...

con l'espresso del Perù!...

La mia consanguinea mordace mi lasciò finire, poi commentò, calma calma:

— Mi pare tu stia diventando un perfetto imbecille!

— Non voglio negare — risposi — che la vostra sia un'onesta e discreta opinione; però posso assicurarvi che questa notte ritorna Giacometta Maldi.

— Dici davvero?

— Ve lo giuro, zia!

— Dunque era partita?

— Partitissima.

— E... senza avvertirti?

— No. Voleva farmi una sorpresa.

— Secondo me incominciamo bene.

— Perchè zietta?

— Il perchè non lo puoi capire, povero sciocco! Noi donne ce ne intendiamo. Vuoi un consiglio?

— Sì, lo voglio.

— Bene, Checco, dà retta a me, non perder tempo!

— E cioè?

— Non perder tempo, ti dico! Sei un uomo o sei un palo?

— Che ne pensate voi?

— Se sei un uomo fatti valere e non far lo spiritoso.

— Vorrei foste ne' miei panni.

— Oh, se fossi ne' tuoi panni io, Adalgisa Balduino, sorella della sant'anima del fu tuo padre, se fossi ne' tuoi piedi ti farei ben vedere come si fa con le donne!

— Bum!...

— Screanzato!

— Ho detto bum perchè voi, probabilmente, avreste fatto ridere Giacometta solo col vostro naso.

Poi, senza attender risposta, infilai l'uscio e uscii per le strade semibuie, sotto il monotono pianto delle vecchie gronde.

Ahi, Giacometta, la tua ghirlandella!

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