Читать книгу Ahi, Giacometta, la tua ghirlandella! - Beltramelli Antonio - Страница 11

VIII

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In amore non esiste una rosa dei venti.

Il diretto della mezzanotte arrivò con un'ora di ritardo. Sotto la tettoia della stazione non eravamo ad attenderlo che io, il capostazione, e due facchini assonnati.

Uscì poi qualcunaltro, quando il treno fu per arrivare.

Io avrei voluto vedere senza esser veduto e cercavo un angolo nel quale nascondermi; ma non mi riuscì di prendere il mio gran batticore e di infilarlo nel buio; fui costretto a tenerlo in mostra sotto i fiochi fanali stillanti acqua. Però mi ritirai nell'angolo più remoto della tettoia ed attesi trepidando.

Il fragore si avvicinava fulmineo nella notte; già le lucide rotaie vibravano sotto l'impeto sopraggiungente; poi ad un tratto, in una folata di vento, tra il fumo e le rosse scintille, la vaporiera entrò nella stazione e in pochi metri fu ferma.

Si aprirono pochi sportelli. Scesero due vecchi da una terza classe e una scomposta signora la quale si dette a gridare: — Facchino? facchino? — nello stordimento di esser sbalestrata, a quell'ora, per l'ignoto mondo. E Giacometta? La mia piccina non c'era; forse... chi sa?... non sarebbe ritornata mai più!

E già mi sentivo serrare alla gola dall'angoscia, quando avvertii una rapida corsa alle mie spalle, nè ebbi tempo di rivolgermi che due braccia mi si strinsero al collo e una fresca bocca si posò sulla mia guancia in un grande bacio. Ed io non te lo restituii quel tuo bacio, Giacometta! A me, la improvvisa gioia ha fatto sempre un effetto catalettico: mi ha impietrito. Fra le altre disgrazie anche questa doveva toccarmi dal buon Dio.

Ma, ditemi voi: come potevo io orientarmi dal nord al sud con sì grande velocità? Quando mi sarei logicamente atteso una tutt'altra accoglienza?... Quando ero già nel tristissimo convincimento ch'ella non sarebbe ritornata nè quella notte nè mai?

Rimasi adunque, con la mia gioia serrata, a guardarla in una estasi immobile la quale non era adatta alla pioggia che scrosciava.

Ella aveva imprigionato il mattino, con quei suoi capelli biondi, e lo portava con sè come l'anima di questo coso pensante, noto al secolo col nome di Francesco Balduino. Tu discendevi dalla notte, attraverso l'uggia, il freddo, il vento e la pioggia, simile a una radiosità che non può spegnersi, che non soffre mutamento. E chi non ti avesse veduta ancora, era costretto ad averti chiusa nella sua memoria, con la nostalgica malinconia che lasciano le cose troppo belle che non si potranno mai possedere. Tu piccina, esile, diritta, armoniosa, illuminata dai tuoi grandi occhi celesti e dai capelli biondi. Tu, con la tua giovinezza stellare, sola nel mondo, perchè ti si poteva essere accanto accanto senza essere in te.

E, dopo il bacio, le sue piccole mani inguantate sulle mie spalle, gli occhi negli occhi, mi parlava ridendo, affannata come s'io fossi stato davvero il suo grande amore, nel cuore di quella notte piovosa.

— Franzi!... Ah, Franzi come hai fatto bene a venire!... Dunque pensavi che Giacometta sarebbe ritornata un giorno o l'altro?

Sospirai:

— Se ci pensavo!

Veniva innanzi, fra le lampade fioche, nella sua lunghezza sbilenca, accompagnato da un facchino carico di valige, lo zio Pertica. Aveva un berretto da viaggio calzato fino alle orecchie e un ombrello sotto il braccio, benchè piovesse a dirotto.

Non appena mi vide mi salutò senza scomporsi.

— Buonasera, signor Balduino.

— Buonasera.

E Giacometta continuava a parlare.

— Sai?... Siamo stati a Firenze, poi a Siena, poi a Pisa. Da Pisa lo zio voleva arrivare a Roma ma non ho voluto; e sai perchè?

— Perchè?

— Come?... non indovini?... Ma perchè avevo un gran desiderio di rivederti. Ti ho telegrafato. Hai avuto il mio telegramma?

— No.

— Peccato! Ho da dirti tante cose. Quando verrai a trovarmi? Domattina?... Sì, domattina. Vieni verso le dieci. Franzi... hai pensato a me?

— Sempre!

— Anch'io, sai?... Anch'io! Povero Franzi, ti ho fatto soffrire?

— Ho pensato al suicidio.

— Non esagerare.

— Giacometta, ti dico che ci ho pensato!...

Uscimmo dalla stazione. Tutti si voltavano a guardarci. Il meno commosso era sempre lo zio Pertica il quale sa il diavolo qual tordo o qual beccafico si pensasse. Il certo si è ch'egli non si occupava di Giacometta la quale mi si era appesa al braccio e continuava a ridere e a cinguettare.

Quando fummo vicini all'automobile e feci per accomiatarmi, Giacometta disse:

— No, vieni con noi.

— Salga, signor Balduino — soggiunse lo zio Pertica. — Ormai ella può considerarsi della famiglia.

Io ero, quella notte, come l'ombelico del mondo, come il triangolo mistico, come la divina colomba, ero al di sopra di ogni cosa umana e di ogni vita: astro fra gli astri, costellazione fra le costellazioni, l'amore fra tutti gli amori.

Io, Francesco Balduino.

Ahi, Giacometta, la tua ghirlandella!

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