Читать книгу Ahi, Giacometta, la tua ghirlandella! - Beltramelli Antonio - Страница 12
IX
ОглавлениеSe un amico non vale un tesoro che cosa vale allora una formidabile zia?
Per alcuni giorni io detti il mio nome mortale alla felicità. Ero così pieno di mondo, così compiuto in tutte le cose, che mi parve belloccia anche la signora Adalgisa; la qual cosa non mi era capitata mai, ve lo giuro!
E la signora Adalgisa ritrovava i sorrisi e le graziette de 'suoi remotissimi sedici anni, tantochè ritenne necessario compilarsi una veste nuova di un gusto fantastico, sbalorditivo.
Un giorno me la vidi arrivare tutta color zafferano; la vidi folgorare in un involucro di raso e camminar molleggiando. Due grandi boccoli neri le scendevano, attorcigliati come due trucioli, giù dalle tempie fin oltre le orecchie. E aveva le calze gialle, le scarpette gialle, i guanti gialli, il ventaglio giallo e un nastro giallo fra i capelli raccolti a nodo scorsoio sopra la fronte, come una porcheriola che stesse per dirupare.
Ed era un giallo che prendeva a schiaffi chi lo guardava. Era una signora Adalgisa solare; pareva l'ora della canicola e della insolazione. Eppure si credeva seducente.
Venne innanzi scodinzolando come se le suonasse dentro un tempo di minuetto, su dai vecchi precordi impolverati. E il suo visaccio, insolcato per tutti i versi, come una strada motosa in un giorno di fiera, cercava una peregrina soavità per intonarsi al nuovo involucro in cui si era infilato il suo corpo civettuolo.
Oh, zia!... Oh, paterna zia!...
Ristette alla mia presenza sorridendo anche dai neri vani che avevano lasciato i denti partiti per l'eterno esilio.
— Cosa ne pensi, Francesco?
Risposi semplicemente:
— Sicuro!
Ella rimase in dubbio; riprese con la sua più piccola voce:
— Come sicuro?
— Vi siete fatta una veste nuova.
— Ti piace?
— Mah?!... Ecco... il colore...
— Già, l'avevo detto anch'io alla sarta. Io avrei preferito un verde... un bel verde pisello, ma la sarta mi ha assicurato che questo è il vero colore di moda.
— Ve l'ha assicurato la sarta?
— Ma sì!
— Allora non c'è rimedio.
— Ti sembra brutto?
— È piuttosto vivace.
— Però la confezione è stupenda!
— Perdio!... Mi sembrate la signora Cagliostro.
— E chi era questa signora?
— Era evidentemente la moglie del famigerato Cagliostro. Ora è morta.
— Povera donna!
Io frattanto volgevo per la mente un atroce dubbio: perchè mai la mia signora zia si era conciata in quel modo? che pensava fare? quale infernale macchinazione si associava al suo vestito giallo. Le domandai:
— Perdonate, zia: se non sono indiscreto, perchè vi siete fatta quella veste?
— Ma per essere degna di te.
— Di me?... E che c'entra?...
— Scusa, ma quando si celebreranno le nozze dovrò ben essere presentabile!
— E chi vi ha detto che io sposi?
— Come?!...
— Sì, chi ve lo ha detto?...
Ella mutò voce e atteggiamento all'improvviso:
— Non scherziamo, Checco. Tu sai benissimo che su certe cose non amo scherzare. Non avresti scelto, in tutti i casi, il momento buono. Poi ringrazia Iddio di avere una zia come me, che pensa a riparare alle tue balordaggini!
Nè potei aggiunger parola ch'ella già, voltatami la parte tramontana e infilato l'uscio della stanza, dileguava.
La seguii e la vidi scender le scale; e la vidi andarsene per il Borgo dei Cotogni, rullando come una nave a mare morto. Poi si fermò a parlare con qualcuno che non riconobbi. Due monelli le fecero i versarci e un cane, un vecchio cane filosofo, le annusò l'ampissima gonna poi, posato su tre gambe, lasciò piovere sulla medesima un ingeneroso ricordo.
Il mio dèmone si dichiarò soddisfatto; ma io non ne avevo colpa, posso giurarlo.