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CAPITOLO X

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Similitudine come la caritá, l’umilitá e la discrezione sono unite insieme; a la quale similitudine l’anima si debba conformare.

—Sai come stanno queste tre virtú? come se tu avessi uno cerchio tondo posto sopra la terra; e nel mezzo del cerchio escisse uno arbore con uno figliuolo dallato unito con lui. L’arbore si notrica nella terra che contiene la larghezza del cerchio, ché se egli fusse fuore della terra, l’arbore sarebbe morto e non darebbe fructo infino che non fusse piantato nella terra.

Or cosí ti pensa che l’anima è uno arbore facto per amore, e però non può vivere altro che d’amore. È vero che, se ella non ha amore divino di perfecta caritá, non produce fructo di vita ma di morte. Conviensi che la radice di questo arbore, cioè l’affecto de l’anima, stia e non esca del cerchio del vero cognoscimento di sé; el quale cognoscimento di sé è unito in me che non ho né principio né fine, sí come el cerchio che è tondo; ché quanto tu ti vai ravollendo dentro nel cerchio, non truovi né fine né principio; e pure dentro vi ti truovi. Questo cognoscimento di sé e di me in sé, truova e sta sopra la terra della vera umilitá; la quale è tanto grande quanto la larghezza del cerchio, cioè il cognoscimento che ha avuto di sé, unito in me come decto è. Ché altrimenti non sarebbe cerchio senza fine né senza principio: anco avarebbe principio, avendo cominciato a cognoscere sé, e finirebbe nella confusione se questo cognoscimento non fusse unito in me.

Alora l’arbore della caritá si nutrica ne l’umilitá, mectendo il figliuolo dallato della vera discrezione per lo modo che decto t’ho. El mirollo de l’arbore, cioè de l’affecto della caritá che è ne l’anima, è la pazienzia; la quale è uno segno dimostrativo che dimostra me essere ne l’anima e l’anima unita in me. Questo arbore cosí dolcemente piantato gicta fiori odoriferi di virtú, con molti e divariati sapori; egli rende fructo di grazia a l’anima e fructo d’utilitá al proximo secondo la sollicitudine di chi vorrá ricevere de’ fructi de’ servi miei. A me rende odore di gloria e loda al nome mio; e cosí fa quello per che Io el creai, e da questo giogne al termine suo, cioè me, che so’ vita durabile che non gli posso essere tolto se egli non vuole.

Tucti quanti e’ fructi che escono de l’arbore sonno conditi con la discrezione, perché sonno uniti insieme, come detto t’ho.

Libro della divina dottrina: Dialogo della divina provvidenza

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