Читать книгу Libro della divina dottrina: Dialogo della divina provvidenza - Caterina da Siena - Страница 20
CAPITOLO XVII
ОглавлениеCome Dio si lamenta de le sue creature razionali e maximamente per l’amore proprio che regna in loro, confortando la predecta anima ad orazione e lagrime.
Alora Dio, come ebbro d’amore verso la salute nostra, teneva modo d’accendere maggiore amore e dolore in quella anima in questo modo: mostrando con quanto amore aveva creato l’uomo, (sí come di sopra alcuna cosa dicemmo), e diceva:—Or non vedi tu che ogniuno mi percuote; e Io gli ho creati con tanto fuoco d’amore e dotatigli di grazia; e molti, quasi infiniti doni ho dati a loro per grazia e non per debito? Or vedi, figliuola, con quanti e diversi peccati essi mi percuotono, e spezialmente col miserabile e abominevole amore proprio di loro medesimi, unde procede ogni male. Con questo amore hanno avelenato tucto quanto il mondo, però che come l’amore di me tiene in sé ogni virtú parturita nel proximo (sí com’Io ti dimostrai), cosí l’amore proprio sensitivo, perché procede da la superbia (come il mio procede da caritá), contiene in sé ogni male. E questo male fanno col mezzo della creatura, separati e divisi da la caritá del proximo, perché me non hanno amato, né il proximo non amano, però che sonno uniti l’uno e l’altro insieme. E però ti dissi che ogni bene e ogni male era facto col mezzo del proximo, sí come Io, di sopra, questa parola ti spianai.
Molto mi posso lagnare de l’uomo che da me non ha ricevuto altro che bene, e a me dá odio facendo ogni male. Perché Io ti dissi che con le lagrime de’ servi miei mitigarei l’ira mia; e cosí ti ridico. Voi, servi miei, paratevi dinanzi con le molte orazioni e ansietati desidèri e dolore de l’offesa che è facta a me, e della dannazione loro; e cosí mitigarete l’ira mia del divino giudicio.