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VIII.

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Il quarto Concilio ecumenico fu convocato. Marciano, o piuttosto Pulcheria sua moglie, rimasta vergine nel matrimonio, devota al vescovo di Roma, Leone, riunì il Concilio a Calcedonia nel 451. Questo Concilio fu l'ultimo degli ecumenici che fondarono la dottrina della Trinità.

Seicentotrentasei Padri si arresero agli ordini dell'imperatrice.

I legati romani furono i presidenti del Concilio.

Le dottrine di Nestorio e di Eutiche furono condannate, e fu proclamato «che il Cristo godeva di due nature, ciascuna delle quali conservava la sua proprietà essenziale, benchè formanti una sola persona».

I monaci presenti alle discussioni grugnirono, urlarono. Si volle metterli alla porta, ma essi minacciarono di strangolare i vescovi. Gli agenti dell'imperatore ristabilirono l'ordine. Quand'ecco, non si sa più quale delle due formule sottoscrivere, se quella dei legati di Roma, o quella degli Eutichiani. Si pensò di metterle ambedue nel sepolcro di Santa Eufemia. All'indomani si aprì il sepolcro: la santa, dice Zonaro, aveva respinto a' suoi piedi lo scritto eutichiano, e teneva nelle mani la formula cattolica, ch'essa presentò graziosamente all'imperatore. Allora Marciano si recò al Concilio, e pronunciò il discorso di chiusura.

Questo Concilio, come gli altri, diede origine ad una serie d'altri Concilii e d'altri torbidi.

Il Concilio di Cartagine aveva già condannato la dottrina di Pelagio, monaco bretonne, e quella di Celestio, prete scozzese, che affermavano la libertà e dignità dell'uomo, respingevano la dottrina del peccato originale, e rendevano, per conseguenza, nulli il battesimo e la redenzione. Ma il Concilio di Diospoli cassò quel decreto. Egli è vero che i Latini intendevano poco il greco, e che i Greci non intendevano punto il latino. Il Concilio di Milevo confermò in appresso la sentenza di quello di Cartagine.

La Chiesa non esitò mai a pronunciarsi contro la libertà, qualunque sia la forma che questa prenda, politica, scientifica o religiosa.

Il Concilio d'Efeso (477) annullò le decisioni emesse a Calcedonia. Tutto l'Oriente si agitò per o contro codesto Concilio, e si suddivise in sètte e scismi infiniti. Le città furono turbate da sommosse; il sangue corse in Antiochia, a Costantinopoli ed altrove. Giustino perseguitò coloro che non pensavano come lui. Giustiniano, che si piccava di teologia, decideva in fatto di dogmi—malgrado l'imperatrice Teodora, che seguiva una credenza diversa dalla sua.

Giustiniano convocò poi un quinto Concilio ecumenico, raccolto a Costantinopoli nel 455, e fece condannare di nuovo alcune opinioni di Origene e le teorie di Ario, di Eunomio[6], di Macedonio, di Apollinare e di altri. Vigilio, vescovo di Roma, non volle assistere al Concilio, benchè si trovasse a Costantinopoli. Giustiniano lo maltrattò, e ne ottenne quello che volle.

Il quinto Concilio ecumenico non è accettato come tale dalla Chiesa latina.

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Il Concilio

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