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VII.
ОглавлениеIl cristianesimo orientale prese allora tendenze mistiche. Queste tendenze produssero un numero considerevole di sètte, tutte comprese sotto il nome di gnosticismo. Le credenze de' gnostici, mescolate di sogni i più strani e di pratiche carnali le più esagerate, dovevano naturalmente sedurre le donne. Esse si diedero quindi a praticare, propagare e predicare le dottrine gnostiche, ne divennero le apostole e le sacerdotesse.
I Concilii cominciarono l'opera loro, ed apersero il fuoco del combattimento. Il Concilio di Saragozza condannò i Priscilliani. Questa condanna diede alla sètta un forte impulso, e la consolidò nelle Gallie ed in Italia. L'imperatore Massimo la fece giudicare dal Concilio di Bordeaux. Priscilliano e sei altri gnostici furono giustiziati, altri esiliati—e il priscillianismo prosperò[5].
Venne poi una serie di Concilii per sostenere o per combattere le opinioni di Origene e la corporeità di Dio; poichè parecchi Padri credettero Dio materiale, tra gli altri san Giustino martire, Lattanzio, Melitone e Tertulliano, che diceva: Nihil est incorporale nisi quod non est....
Nestorio ed Eutiche, che entrarono in iscena, fecero dimenticare la controversia di Origene e dell'antropomorfismo, il primo distinguendo, il secondo confondendo le due nature di Cristo.
San Cirillo, l'assassino d'Ipazia, accusò Nestorio all'imperatore di non ammettere la divinità di Gesù e di ricusare a Maria il titolo di madre di Dio, «non potendo (egli diceva) essere nello stesso tempo la madre del Figlio e del Padre». L'imperatore Teodosio II convocò il terzo Concilio ecumenico ad Efeso l'anno 431. Nestorio fa il primo a giungervi con due ministri di Stato dell'imperatore, uno per assistere al Concilio, l'altro per difenderlo colla forza. Cirillo, che doveva presiedere, vi giunse alla sua volta. Nestorio e i commissarii imperiali domandarono che l'apertura fosse rimandata sino all'arrivo dei vescovi d'Antiochia e delle altre sedi dell'Oriente e dell'Italia; ma Cirillo tirò innanzi.
Il commissario imperiale protestò, e si ritirò. Nestorio non volle comparire dinanzi un tribunale incompleto, composto soltanto de' suoi nemici. Ma la condanna di Nestorio fu pronunciata a tamburo battente. Il commisssario imperiale e Nestorio spedirono all'imperatore la narrazione di quella procedura.
L'arrivo del vescovo d'Antiochia e degli altri vescovi peggiorò le cose. Essi si dichiararono contro Cirillo, e il commissario imperiale si schierò con loro. Allora il Concilio si divise in due, una parte sotto la presidenza di Cirillo, l'altra sotto quella di Giovanni d'Antiochia. Cirillo fu condannato alla sua volta; il che, dice Voltaire, imbarazzò molto lo Spirito Santo—il quale era in causa. L'imperatore, confermando pure la condanna di Cirillo e Nestorio, richiamò dinanzi a sè la discussione; e il nuovo commissario imperiale rimandò i Padri alla Corte, che allora risiedeva a Calcedonia.
Ecco ora la volta di Eutiche. Egli aveva combattuto Nestorio ad Efeso. Ora spinse più innanzi la sua dottrina, e disse che, dopo l'unione, l'umanità e l'essenza divina di Gesù non formavano che una sola natura. Il Concilio di Costantinopoli condannò questa dottrina. Eutiche ne appellò all'imperatore; poichè l'imperatore, che sosteneva la parte principale nella confezione del dogma cristiano, era altresì giudice supremo in materia di fede.
I commissarii imperiali sedettero co'vescovi in un nuovo Concilio, il quale confermò i decreti del primo; ond'essi indissero una terza assemblea, che doveva riunirsi egualmente ad Efeso, nel 479.
E fu questo il famoso Concilio del brigantaggio.
Centoventotto vescovi vennero in esso alle mani—come avevano fatto i loro predecessori a Cirta, nel 355, e nel piccolo Concilio di Cartagine. I Padri gridavano «che bisognava tagliare in due tutti quelli che dividevano in due Gesù-Cristo». E due Padri calpestavano il patriarca Flaviano, che morì per le ferite ricevute.
Eutiche fu riabilitato.
L'imperatrice Eudossia l'aveva ordinato.
Pur troppo le imperatrici, dappertutto e sempre, s'immischiano in tutto—in un dogma, del pari che in un'acconciatura.
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