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La controversia delle immagini cominciò dall'editto di Leone Isauro, che proscrisse le immagini, ad esempio dei Maomettani. Il papa Gregorio II fece delle rimostranze, ma Leone insistette. Il papa riunì un sinodo, scomunicò l'imperatore, e gli tolse la sovranità dell'Italia. Leone tentò di far assassinare il papa; ma questi fece alleanza co'Franchi, e consegnò loro Roma e l'Italia.

Gregorio stabilì il principio che l'imperatore non aveva ad immischiarsi nelle cose della Chiesa: Non oportere imperatorem de fide facere verbum.

Lo scisma religioso prendeva quindi proporzioni politiche e nazionali.

La controversia si rincrudì, e provocò sommosse e proscrizioni. Il potere del papa si consolidò ed ingrandì; quello de' signori d'Oriente, già tanto spregevoli, perdette ogni giorno terreno.

Nuovo Concilio a Roma, che scomunicò i nemici del culto delle immagini. Costantino Copronimo convocò il settimo Concilio ecumenico a Costantinopoli nell'anno 754.

Trecento trentotto vescovi, dopo aver tenuto, per ordine dell'imperatore, delle assemblee provinciali in tutto l'Impero, sedettero nel palazzo imperiale di Ieria. La sessione teologale durò sei mesi, e l'idolatria delle immagini fu condannata.

Ma Roma rispose. Il Concilio di Stefano IV scomunicò quello di Costantino e gl'iconoclasti greci. Un mutamento succedette però ben presto nel Bosforo. L'imperatrice Irene, donna atroce e pia, che uccise il marito e fece acciecare il figlio, si dichiarò iconolatra, ossia partigiana degli adoratori delle immagini.

Irene era donna, quantunque devota; e le immagini sono un ornamento, un oggetto di toeletta. Una donna non può essere iconoclasta.

Irene riunì un Concilio a Nicea nel 787, il settimo ecumenico de' Latini. Trecento cinquanta Padri vi accorsero. Irene li arringò, e il Concilio condannò gl'iconoclasti. Ma Carlomagno gli oppose un sinodo di trecento vescovi, riuniti a Francoforte (794), e, più tardi, Luigi il Buono una seconda assemblea, che decise tutto il contrario, e proscrisse gl'iconolatri.

Un Concilio, indetto da Leone Armeno, non solo proibì le immagini, ma ordinò di bruciarle. Parigi ebbe nello stesso senso un Concilio nell'824. Si dovette cedere. Il papa Anastasio, sempre infallibile come i Concilii, fece, spezzare le statue e raschiare le pitture di San Pietro.

Nondimeno la controversia non s'acquetò; e fu soltanto più tardi, in un Concilio convocato dall'imperatrice Teodora a Costantinopoli nell'842, che, dopo una lotta di centodieci anni, il culto delle immagini fu definitivamente riconosciuto.

Così le belle arti devono a due donne, Irene e Teodora, la conservazione di questo campo glorioso de'loro trionfi—e noi non ce ne lagniamo.

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Il Concilio

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