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IV. Di sopra, in casa Dionisy.

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Il salottino della signora Letizia, la madre di Emma: persiane chiuse, tendine calate; di primo colpo, buio pesto, poi a poco a poco si comincia a distinguere una figura bianca, gentile, che occupa, mollemente distesa, tutta la lunga poltrona a sdraio: capelli inverosimilmente biondi, occhi inverosimilmente neri: la signora, che è stata bellissima, è ancora bella: soltanto da un paio d'annetti circa non si lascia più vedere altro che allo scuro... sempre più allo scuro. Vicinissimo, un'ombra, una forma confusa, molto chinata su di lei. È il dottor Fabio Speranza che, dopo averle cercato e toccato il polso, è salito adagio, più su, colla mano, dentro la manica larga della soffice veste d'intérieur, e trovato morbido e piacevole il posticino, vi è rimasto, al caldo, senz'ombra di malizia.

Il dottore (eleganza stagionata: tutte le arguzie e le risorse della professione; parla lentamente, sommessamente, con una monotonia di tono e d'argomenti che riposa, calma e persuade) Dunque, per oggi, la mia tosa, restiamo intesi così: la noce vomica, prima quattro gocce, poi cinque, poi sei, a colazione, e così a pranzo. E per il momento, direi nient'altro. Stiamo a vedere. La digestione è abbastanza regolare — vero? — La nutrizione soddisfacente, la cerina... buona; anche quei nostri piccoli fenomeni nervosi non si sono più ripetuti, dunque — da brava — dallo stato generale dell'organismo bisogna ragionevolmente concludere che il meglio è nemico del bene, quindi accontentarsi!

La signora Letizia (languidamente) E le pillole di ferro?

Il dottore (dopo averci molto pensato, gravemente) Io direi anche, se crede (pausa), sospendiamole per qualche giorno (lunga pausa e lungo sospiro). Potremo poi ricominciare più tardi, se sarà il caso la cura ascendente.

La signora Letizia. E dell'Emma che cosa ne dice?

Il dottore (ancora più grave, più serio, scrollando il capo, sospirando profondamente) Mah!... (un'altra pausa, poi risalendo colla mano dentro la manica della signora Letizia e premendole il braccio in modo significativo) Un marito; cara la mia tosa, darle marito. Tutto il resto, l'esercizio, l'aria buona, la montagna, il tennis... non dico di no: hanno ottenuto un risultato al di là del soddisfacente. La ragazza è bene sviluppata, ben nutrita... il pannicolo adiposo abbondante, ma... ma... (sospiro e pausa) tutto alla sua epoca indicata, alla sua stagione prefissa — sicuro. Adesso, Emma... — appunto — ha un certo pallore interessante... un certo brillare degli occhi... Viene la sua stagione per tutto — vero? — per il cappellino di paglia e per la pelliccia. E dunque, eccoci: precisamente: adesso, Emma è nella vera stagione del matrimonio.

La signora Letizia (languidamente) Oh, dottore, è un po' il suo tic quello del matrimonio!

Il dottore (sorridendo e colla punta del dito mignolo rovesciando delicatamente il labbro inferiore della signora Letizia per guardare le gengive un po' esangui) È Domeneddio che ha fatto le cose in modo da giustificarmi pienamente!

La signora Letizia (rivoltandosi sulla poltrona, ridendo e nascondendosi il viso, impone colla mano al dottore di tacere, di non ricominciare colle solite enormità. Poi, quando si è bellamente riadagiata come prima, e il dottore le ha rimesso il cuscino di piume sotto il capo, riprende il discorso seriamente) Io credo che Emma, sotto certi rapporti, sia ancora... nel mondo della luna. Non so se mi spiego...

Il dottore le risponde, approvando col capo, che si spiega benissimo.

— Non sa, non immagina l'amore altro che dalla letteratura, dal teatro... e non è per lei altro che il Romanzo di un giovane povero.

— Oppure il Padrone delle Ferriere, che e più istruttivo.

— In conclusione, Emma non pensa a niente, non le importa niente di nessuno; prende tutto con indifferenza, anche la corte che le fa Nino Sebastiani e... non capisce niente. (Con due occhiate: una innalzata al cielo, l'altra rivolta al dottore, piena di rimpianto) Età felice!

Il dottore (continuando ad accarezzarle la mano, a premerle leggermente le ginocchia; con filosofia) Da brava: tutte le età hanno i loro vantaggi e i loro inconvenienti; e in quanto ad Emma, trovo appunto regolare che lo sviluppo fisico preceda lo sviluppo morale. Regolare ed opportuno: così — vero? — è possibile guidarla, consigliarla, farle fare tutto ciò che potrà riuscire più conveniente per il suo bene. Invece, non prevenendo l'avvicinarsi della crisi, sappiamo noi che cosa ci può capitare? Possiamo prevedere.... le conseguenze? Emma, siamo d'accordo, è fredda di temperamento; è un po'... clorotica, potrà anche accontentarsi di essere amata; ma, d'altra parte, quella sua stessa mancanza di uniformità di carattere..., certi languori... Se avesse bisogno lei di amare? Allora diventerebbe forse pericoloso. (Pausa: poi ripigliando) Potrebbe perdere la testa — vero! — per un poco di buono, e in tal caso che cosa si fa? Esauriti gli argomenti persuasivi — sicuro — noi dovremo sempre finire coll'accettare anche il poco di buono e firmare la ricevuta.

La signora Letizia (con calma, senza scomporsi) Mi spaventa, dottore!

Il dottore. Mah! (Pausa: espressione quasi truce a furia di essere grave e severa). Bisogna prevedere per prevenire. Una volta Emma già maritata, a posto... se le succedesse anche, per un'ipotesi, per una combinazione come ne succedono tutti i giorni, d'innamorarsi... non andrebbe a finire il mondo: anzi, tutt'altro! — È sempre un disastro, un infortunio riparabile quando, parliamoci chiaro, non finisce per essere poi, addirittura, un beneficio. Io direi dunque, per il momento, di non pensarci nemmeno a don Carlo Borghetti. È un fisico troppo sanguigno, una natura troppo energica; prende tutte le cose troppo sul serio, ed Emma finirebbe forse coll'essere sacrificata; mentre tutto al contrario, per quello che si può prevedere, perchè il matrimonio rappresenta sempre un'incognita, con Nino Sebastiani, finirà presumibilmente col fare a suo modo. Ho parlato, alla lontana, colla madre... del Sebastiani (pausa). Sarebbe — pare — contentissima; per il momento fisserebbe a suo figlio — dice lei — un assegno annuo di circa ventimila lire; — quindicimila ne porta l'Emma in dote?.. — dunque, diremo — aspetti un po' — quindici e venti, trentacinquemila — si può fare anche una vita buona, senza pensieri. E poi tre, o quattro volte tanto, in avvenire. Il più lontano possibile — vero? — La signora Sebastiani ha un vizio di cuore ancora compensato, ma, coi dovuti riguardi (pausa), come l'ho tacconata una prima volta, spero di poterla far tirare innanzi magari anche per una ventina d'anni! Nino poi, in quanto a salute, salvo casi impreveduti, potrei anche garantire. Ha un aspetto appariscente, l'indole... d'un cagnolino: oggi sta dietro e obbedisce alla mamma: domani farà altrettanto colla moglie. Se frequenta un po' il palcoscenico, se scrive qualche commedia... roba che passa. Capirà anche lui che una volta ammogliato — vero? — dovrà fare l'uomo serio. — Oggi l'Emma dove è andata? Al lawntennis?

La signora Letizia. No; è andata con Fanny ad una conferenza al Circolo artistico-letterario. Non aveva mai sentito conferenze...

Il dottore. Quel certo Giordano Mari? (pausa: poi) Già, avevo anch'io un biglietto, ma poi — al solito — non ho avuto tempo d'andarci (un profondo sospiro). Sono preso, come si dice, per il collo. Ho finito per far colazione... quasi al tocco. Anche con Venceslao... direi, potrebbe parlarne di questo Sebastiani. E in quanto ad Emma, cominceremo un giorno o l'altro, con un po' di quiete, a tastar il terreno.

La signora Letizia. Venga domani a colazione...

— A che ora? Perchè alle dieci ho l'ospedale.

— Venga alle dodici. (Dopo un momento, interrompendo il dottore che intanto ha continuato a lamentarsi, sedendo più comodo e accavallando le gambe, d'essere in gran ritardo e di non poter nemmeno respirare per le molte visite che ancora gli rimangono da fare) Devo dirle proprio tutta la verità? Io l'Emma... non la capisco! Non me la spiego! E sì, che sono sua madre! Mai una tenerezza, un momento d'espansione — nemmeno d'allegrezza; di quell'allegrezza affettuosa che hanno tutte le ragazze....

Il dottore (fisso, cupo, aggrottando le ciglia) Invece... in certi momenti si mostra nervosa?... È facile all'irascibilità?...

La signora Letizia (continuando)... passano settimane senza che venga a darmi un bacio; anche la sera devo sempre essere io la prima. Mai nessuna confidenza, e come fa con me, tal e quale con quel... buon uomo di suo padre!...

Il dottore (conferma, ripetendo come un'eco) Buonissimo.

La signora Letizia. E così pure rimane dei giorni interi senza dirmi una parola...

— Un po' dispettosa — vero? — un po' contraddicente?

— E mentre io sono impensierita per non potermi spiegare il suo malumore, i suoi capricci, la sua cattiveria, il suo mutismo, e comincio anche ad inquietarmi per la sua salute — ecco, non la sento a discorrere, a ciarlare, a magari ridere come una matta, colla sua cameriera? Di amiche ne cambia una ogni quindici giorni — come faceva colle bambole quand'era bambina. Adesso è un pezzo che tocca alla Fanny... Ma poi durerà anche colla Fanny?... No, no; creda, è proprio vero quello che le ho detto: Emma non pensa ad altro che a divertirsi, e non le importa niente di nessuno! Del resto... (la bella signora guarda il dottore con un'espressione che vuol dire... e dice molte cose), del resto... sarà meglio per Emma — non è vero, dottore?

È questa la solita ripetizione di tutti i giorni: quando il dottore comincia a lamentarsi delle troppe visite che ha da fare, la signora Letizia comincia, per suo conto, a lamentarsi della figliuola che non ha cuore.

È così — ed è sempre stato così, e nient'altro — il loro amore: il bisogno di lamentarsi sempre e di compiangersi l'un l'altra per quelle piccole infelicità... che fanno loro tanto piacere!...

Una grande scampanellata.

Il dottore, senza turbarsi, abbandona il braccio della signora Letizia.

— Visite?

Una seconda scampanellata.

Tutti e due quasi insieme:

— Venceslao.

Il cavalier Venceslao, quando rientra nel seno della sua famiglia, ci tiene ad avvertire ch'è proprio lui, perciò ha imposta la regola al portinaio che «per il padrone» si debba suonare due volte.

Emma (entrando di corsa nel salottino, e precipitandosi addosso alla poltrona della mamma, stampandole sulla bocca due bacioni collo schiocco) Oh, mamma, mamma; che fascino! Che arte! Che maraviglia! Come ti saresti divertita! E anche tu, dottore, perchè non sei venuto! Hai fatto malissimo! Che cosa grande! (un altro abbraccio impetuoso, nervoso, altri due baci sul viso della mamma ancora più risonanti).

La signora Letizia (alzandosi mezzo soffocata, allontanando, come difendendosi, la figliuola) Emma! Emma! Che fai? (guardandosi nello specchio, un po' inquieta per l'amabile incarnatino delle sue guance) Una conferenza!... Si sa, poi, che cosa può essere di straordinario! (Si accomoda la bionda capigliatura a ricci che la figliuola le ha mandata un po' di traverso). Corri sempre da un'esagerazione all'altra!

Il dottore (crollando il capo con aria di sussiego e di sprezzo) Adesso sono di moda i conferenzieri (pausa, poi coll'intenzione di fare dello spirito) i quali non sono poi altro che predicatori vestiti da uomo!

Emma (subito: con slancio) Sei uno stupido!

La signora Letizia (richiamando la figliuola al dovuto rispetto) Oh! Oh! Oh!...

Il dottore (che se la gode: con fina malizietta) Sentiamo un po'... per valutare al giusto merito l'eloquenza di questo signor Giordano Mari... c'era alla conferenza — vero? — anche Nino Sebastiani?

Emma (colla più candida disinvoltura, come se si trattasse del sindaco o del prefetto) Nino Sebastiani? (ci pensa) No. (Ricordandosene) Cioè, sì!

Il dottore (ritorna serio, molto serio, osservando Emma con grande attenzione, mentre, cacciate le dita nei taschini della sottoveste, fa risuonare continuamente le chiavette di casa).

Emma (riprendendo subito, ed esaltandosi, l'argomento che più l'interessa) Non legge, sai? Parla! Senz'esserci preparato! Improvvisando! (Voltandosi vivamente verso donna Fanny che sta per entrare nel salottino seguita dal nobile Barbarani, mentre il cavaliere Venceslao si ferma nel salone e si mette al pianoforte) Non è vero, Fanny?... Non è vero, papà, che cosa straordinaria?

Donna Fanny (più calma, dopo aver abbracciata, senza stringerla, donna Letizia e averle dato per aria i due baci di convenzione) Ha un gran merito!... Anche Guido lo riconosce... (Guido Bardi, s'intende). Come conferenziere è di prima forza!

Il nobile Barbarani (sempre saltellando, dopo aver battuto col palmo della mano sulle spalle e sulla pancetta del dottore) Di primissima forza! Di cartello!... Un vero oratore di cartello! Diceva benissimo il pittore Fioravanti, quello famoso che ha fatto il ritratto anche a donna Ida: È un Demostene, un Cicerone — coi polmoni del Tamagno!...

Il cavalier Venceslao (dal salone, solfeggiando e accompagnandosi cogli accordi del pianoforte) È un'eloquenza dantoniana! Drlirinin!... Irrompente! Drlaronn!... Maestosa! Drlarumm!...

Donna Fanny. E poi è un bel giovane, un bell'uomo! Ha magnifici denti. Il Barbarani ce lo ha presentato, ed egli ci ha accompagnate fin qui. Anche Guido lo ha trovato molto... signore! molto... come si deve!

Il nobile Barbarani. Non frequenta che la migliore società. A Padova è stato l'amante della contessa Pianelli. Lo sapevano tutti: era... ufficialissimo! Stasera gli diamo uno champagne d'onore al Circolo artistico-letterario — Son proprio content! (Al dottore, che intanto ha continuato a guardare e a studiare la signorina Emma) Dovresti venire anche tu — benissim! — Dieci franchi a testa soltanto i soci frequentatori, perchè gli artisti, si sa, in Italia ne han pochi da spendere.

Il dottore (scrollando il capo e sospirando) Impossibile!... Sono così preso in questi giorni!(Guardando l'orologio) Sono le cinque e mezzo e dovrei già essere in via Cusani! Scappo! (Scampanellata; il dottore sente venire altre visite, si siede). Scappo subito.

È la vecchia marchesa Gonzales: vecchia per gli altri, non per sè stessa; ha molte pretensioni di eleganza, di gioventù e la smania di essere ancora corteggiata. Ingrassa ogni giorno, ma per conto suo ha invece l'illusione di dimagrare a forza di stringersi e di patir la sete, cosa che la fa essere sempre eccitata, rabbiosa. Quando le domandano se è stata alla conferenza, monta in furore. Ma come?... Lei?... La marchesa Gonzales alla conferenza di un ateo? Di un... eretico? Sa! Sa! Sa tutto!... Le hanno detto tutto! Le hanno già riferito i suoi amici — perchè lei ha degli amici veri, e tutti simpatici, fedeli, provati e tutti giovanotti! — le hanno riferito che cosa ha detto di bello quel signore! Che teorie! Che massime! Che dottrine!.. Che spropositi!

Lo sdegno e la veemenza della marchesa sono tali che tutti tacciono ammutoliti. La signora Letizia è quasi mortificata di aver mandato Emma alla conferenza; donna Fanny di esserci stata lei; ed Emma, scossa, confusa, china il capo, quasi vergognosa, quasi addolorata.

Il silenzio è grave, penoso, rotto soltanto dagli accordi e dai solfeggi del cavalier Venceslao, e dal risonare delle chiavettine del dottore, il quale, in punta di piedi, gira intorno alla ricerca del suo cappello... poi, pianino, passando vicino ad Emma, toccandole, premendole le mani, le ricorda, sottovoce, le cartine di fosfato che ha da prendere prima di pranzo, e sparisce senza che nessuno se ne accorga.

Il nobile Barbarani (a un tratto scattando dalla seggiola e fermandosi ritto dinanzi alla marchesa) Miscredente?... Un ateo?... Un eretico?... Benissim! Ma in tal caso (un colpettino di tosse) sia quel che si sia — mi piace sempre dire la verità! — son proprio content d'essere un miscredente anch'io; perchè il Diderot, il Voltaire, il Rousseau, li leggo e li ammiro anch'io, e in quanto alla filosofia e alla storia c'è poco da ridere: credenti, o miscredenti, la storia — per sua regola, marchesa — resta quello che è; non si può cambiare.

Emma (si sente sollevata; lo guarda, sorride) Che bel vecchietto quel Barbarani! Leale, franco, simpatico...

L'idolo

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