Читать книгу L'idolo - Gerolamo 1854-1910 Rovetta - Страница 9
VI. Dopo due settimane al club.
ОглавлениеGiordano Mari ha rimandato ad altra epoca le sue conferenze di Bologna, Roma e Napoli; trovandosi a Milano, vuole invece approfittare dell'occasione, per fare tutte le ricerche necessarie e compiere sul posto l'importante monografia Ambrogio vescovo nella civiltà de' suoi tempi, che gli deve aprir la strada alla cattedra di storia in una delle principali Università del Regno. Intanto approfitta delle sere, e un po' anche del giorno (le biblioteche e gli archivi si chiudono presto) per far conoscenze e frequentare il bel mondo di Milano, in compagnia del presidente del Circolo artistico-letterario, il nobile Barbarani, sempre felicissimo, «proprio content», quando può fare il cicerone delle belle signore coi personaggi un po' celebri che passano da Milano.
— Sarà un debole — diceva il presidente Barbarani, scusandosi di questa sua manìa cogli amici che lo pigliavano a giuoco — ma a me la gente di talento... non mi dispiace! Si parla di tutto volentieri, e si vengono a sapere tante cose anche curiosissime, che saranno vere sì, saranno vere no, questo non implica, ma interessano moltissim. Mediolanum, eccone una bella, per esempio, si compone di due parole, Med e Lan, che nell'idioma celtico significano Fertile terreno!
Ma questa volta, a proposito di Giordano Mari, altro che pigliarlo a giuoco! Per poco non lo pigliavano a... bastonate! Nino Sebastiani era furente contro di lui, perchè pareva che il grande uomo di Padova facesse la corte alla signorina Dionisy; e Guido Bardi gli teneva il broncio, perchè anche donna Fanny si montava la testa e civettava a segno da compromettersi. E oltre questi due, che lo lasciavano indifferentissimo, perchè già noti in Galilea pei loro furori da Otello, anche Carlo Borghetti non si prendeva il gusto di diventare ogni giorno più villanissim?... certamente per quelle gelosie, invidie e battibecchi tra scienziati, che, dacchè mondo è mondo, purtroppo, si sono sempre ripetuti, cominciando dal Caro col Castelvetro?...
La mattina di quel giorno, proprio per far dispetto, e dare anche una prova di indipendenza e di prepotenza ai tre moschettieri di casa Dionisy, Nino, Guido e Carlo Borghetti, il nobile Barbarani fa staccare una lettera d'invito, al club, per Giordano Mari: e fa male.
Questa volta, anche tutti gli altri soci, molto esclusivisti e però molto diffidenti e difficili nell'ammettere persone estranee, gli fanno osservazioni e lamentele.
— Quella è gente del tuo Circolo artistico-letterario! Bisogna andar adagio! tirar dentro il primo che capita! Va bene, è un letterato, uno scrittore, uno scienziato, anche un genio! Quella è roba del tuo Circolo artistico-letterario! Ma qui, al club, che cosa ci verrebbe a fare? Intanto — come individuo — da dove è saltato fuori?
— Dalla più eletta società di Padova!
— Ma chi è, in fine? Chi è?
— È stato per tre anni l'amante ufficialissimo della contessa Pianelli, alla quale ha fatto la corte anche Don Carlos, sicchè mi pare — e il piccolo Barbarani tutto impettito si mette le mani sui fianchi, — mi pare, è sempre stato in buona compagnia!
Ma Guido Bardi e Nino Sebastiani soffiano nel fuoco, preparano una cabala contro Giordano Mari — tutti gli avrebbero voltate le spalle appena si fosse presentato — e il nobile Barbarani, a sua volta, per parare il colpo, continua a fare tutto il giorno una gran propaganda per il conferenziere!
Al club:
Il presidente Barbarani è in piedi in mezzo a sette od otto sportsmen, sdraiati intorno alla finestra del grande terrazzo. Nino Sebastiani, sul canapè, nell'ombra della sala, legge il Corriere della Sera: Guido Bardi, seduto al tavolo, col capo fra le mani, legge l'ultimo fascicolo della Revue des Deux Mondes.
Il nobile Barbarani. Vi assicuro — parola d'onore — per quanto pieno di talento, non esclude che sia anche di una educazione perfettissima! È qui il nostro Guido? precisament! Non è un letterato e un poeta di primissimo ordine, e medesimamente il più compito gentiluomo? E il bravo Sebastiani? Tutti applaudono le sue commedie che sembrano scritte addirittura da un francese, e con questo?... Gentilezza e cortesia sono il suo emblema.
Il Bardi e il Sebastiani (tutti e due insieme scattano come molle: ma dopo un'occhiataccia torva e un'alzata di spalle, tornano a leggere).
Il nobile Barbarani (un saltetto di compiacenza, quindi ripiglia tendendo l'amo nel circolo dei «fashionables») Di cavalli, per esempio? Anche di cavalli, Giordano Mari se ne intende moltissim! Dei varii sport? (movimento di curiosità). È una vera competenza! Un'erudizione speciale!... Certi suoi confronti coi Greci e coi Romani, e con le nostre corse del giorno d'oggi, sono interessantissimi e curiosissimi! Le bighe, per esempio, erano nè più nè meno dei nostri tilbury: e anche nel Longchamp dei Greci, nell'ippodromo, tiravano a sorte ciascuno il suo posto e partivano insieme a un segnale convenuto. Invece l'ippodromo dei Romani era poi il circo, cioè la nostra pista: precisamente! E anche i Romani — tal e quale — avevano per l'appunto i loro bravi... — aspetta un moment (pausa, poi:) gli editores ludi! — benissim! Nè più nè meno della nostra Società delle corse! E anche le scommesse! Ma, allora — grazie tante! — come le prendevano sul serio! Sotto Giustiniano, per esempio.... (si ferma interdetto, per timore di Guido Bardi che alza il capo e sta a sentire) o sotto un Costantino.... (stizzito) Già l'uno o l'altro, non importa, è il fatto storico che preme! (Tossisce, si rischiara la voce: con impeto quasi aggressivo contro il Bardi) E questo è positivissimo!.. I varii partiti — che si chiamavano le fazioni — invece di scommettere, tranquillamente, per Sansonetto o per Drusilla, si appassionavano al punto da far degenerare la discussione in una guerra punica ferocissima, che durava persino due o tre giorni, con venti e magari trentamila morti!... (Una risata, un saltetto e una fregatina di mani) Altro che totalizzatore!
Il Bardi e il Sebastiani continuano a leggere, sogghignando per quella erudizione da dizionario; ma, intanto, perdono terreno: i soci del club s'interessano allo sport dei Greci e dei Romani, ed anche a Giordano Mari; essi fanno parecchie altre domande sul conto degli editores ludi ed anche sui meriti della contessa Pianelli, delle corse degli auriga nel circo e delle avventure amorose del conferenziere a Padova; e così il piccolo Barbarani trionfa col suo grand'uomo, a dispetto del poeta e del commediografo.
— Benissim! Son proprio content.
Ed anche un'ora dopo, sempre al club, ma nella sala da pranzo, egli continua a raccontare, a sdottoreggiare ed a sfiatarsi, sempre a proposito del suo illustre amico di passaggio.
Il nobile Barbarani, potentissimo come presidente del Circolo artistico-letterario, anche al club gode di una certa considerazione come direttore di mensa.
Quel giorno, al pranzo delle sette, c'è poca gente; mancano pure Guido Bardi e Nino Sebastiani, che quasi sempre, del resto, pranzano in famiglia; e il nobile Barbarani, fattosi più sicuro anche per questa assenza, è sul punto di arrischiare il gran colpo coi fedeli commensali, immersi, beatamente, nel tepido profumo del consumè, annunziar loro, cioè, che per l'indomani egli ha invitato a pranzo, proprio al club, e proprio lui, il grande Giordano Mari! (Tossisce, si rischiara la voce più che mai arrochita e incomincia).
— Dunque, domani... — benissim! — sarà una conversazione veramente piacevoliss... (ma il resto gli rimane in gola: entra nella sala per mettersi a tavola l'architetto Carlo Borghetti, sempre in ritardo al pranzo delle sette, perchè arriva alle sette e un quarto da Pontida: linea di Lecco-Bergamo-Milano).
Carlo Borghetti.
Il nobile Barbarani.
I soliti commensali.
Il maggiordomo e un cameriere in frak: servitori in livrea.
Fuori, il rumore del tram, quando passa; dentro, l'odorino del consumè.
Carlo Borghetti (spettinato, accigliato, la faccia sudata e stanca, saluta col capo a destra e a sinistra, mentre il servitore di dietro gli spinge la seggiola: appena seduto, sorbisce in fretta due o tre cucchiaiate di brodo: disgustato).
— Porta via.
Un servitore gli porta via subito il consumè: il cameriere gli versa da bere.
Il nobile Barbarani (con grande cautela, senza nemmen guardare Carlo Borghetti, quasi avesse timore di toccarlo soltanto cogli occhi) Dunque, certissimo, non è vero?... Stasera sarai anche tu, di casa Dionisy?
Carlo Borghetti (fissandolo bieco) In casa Dionisy? Stasera?
— Venceslao festeggia il venticinquesimo anniversario della prima rappresentazione dell'Aida. Tutto un concerto verdiano, interessantissim. (Tossisce: poi in falsetto, per tastare il terreno e preparare l'altra notizia dell'invito a pranzo) Io vi condurrò anche Giordano Mari, una persona proprio simpatici.... simpatichissima!
Carlo Borghetti (in collera, strapazza il maggiordomo perchè non trova il «menu»: poi pianta un palmo di muso).
Il Barbarani perde coraggio.
Uno dei commensali lontano (dopo un momento di silenzio) Un concerto? Con questo caldo? Non è finita la stagione dei concerti? (Ancora silenzio: rumorìo tranquillo, moderato, composto di piatti e di posate: i servitori camminano in punta di piedi...)
Un altro commensale. L'Aida! (col lungo sospiro dell'abbonato) Bei tempi per la Scala! La prima dell'Aida, la prima dell'Otello....
Il Barbarani (scattando sulla seggiola) Mai più! (Riscaldandosi) L'Aida del Verdi è stata scritta, nientemeno, per commissione del vicerè d'Egitto, col premio di centocinquantamila lire e rappresentata al Cairo con grande sfarzo nel 1871. Dunque settant'uno e venticinque...
I due commensali insieme. Novantasei!...
Barbarani (a Carlo Borghetti con un filo di voce e di speranza) Domani, per esempio, tu sei capacissimo di ritornare ancora a Pontida e di fermarti, magari, tutta una settimana?
Carlo Borghetti (sempre ingrugnito) No; per ora non mi muovo più da Milano. (Beve di colpo tutto il bicchiere di vino che ha dinanzi: il cameriere gliene versa dell'altro).
Barbarani. Come? Come? Come? Bevi durante il pasto? E bevi vino?... Che cosa vuol dire quest'infrazione alle regole, al metodo di cura?
Carlo Borghetti. Vuol dire che ho sete.
Barbarani (punto leggermente) Benissim: son proprio content della bella notizia.
Carlo Borghetti (che non ha sete, ma beve per stordirsi, e per calmare il suo dispetto contro la signorina Emma, e la sua rabbia contro Giordano Mari: sforzandosi, volendo rimediare alla sgarbatezza) Sono stato molto al sole; tutto il giorno al sole.
Il commensale più lontano (mangiando) Proseguono... alacremente... i lavori... a Pontida?
Carlo Borghetti (non risponde: non risponde mai alle domande che gli fanno al club a proposito de' suoi lavori. Invece brontola e si arrabbia di nuovo contro una fetta di «rosbiffe» che non vuol cedere).
Barbarani (con uno sguardo obliquo all'architetto e a quel «rosbiffe», che minaccia di offuscare i suoi meriti di direttore di mensa) Forse non hai scelto... bene. (Chiamando il cameriere perchè gli riporti il piatto) Giorgio!...
Borghetti (con stizza: butta sul tondo coltello e forchetta) Porta via (E vuota tutto d'un fiato il terzo bicchier di vino).
Il nobile Barbarani (con sollecitudine paterna) Oh! Oh! Oh!... Non ci sei abituato!... Non bevi mai per la dilatazione di stomaco.... Oh! Oh! Oh!... Adagio!... È Gattinara vecchio!
Carlo Borghetti (con le guance che gli son diventate subito rosse per quel terzo bicchiere: prorompendo in una sghignazzata) E Gattamelata?... Come sta il tuo Gattamelata?
Barbarani (stupito, inquieto, senza capire) Gatta?.. melata?...
Borghetti. Già: il grand'uomo patavino! Stasera, dunque, te lo porti in trionfo, da mia zia?
Barbarani (contento dello scherzo: sperando nella combinazione del pranzo per il giorno dopo) Ah! benissim! Giordano Mari?... Desidera vivissimamente di fare la tua bellissima conoscenza! Ha per te un'ammirazione addirittura straordinaria? Naturalissima, del resto: due persone di vero talento; due competenze reciprocamente simpati.... simpatichissime!
Carlo Borghetti (sempre colle guance accese: una guardatura ed un sogghigno insoliti) Dunque?... Si è deciso?
— ...?
— Per la bruna o per... l'altra?
— Cioè?
— Per donna Fanny o per la...
— ...?
— O per il matrimonio?
Uno dei commensali, il più furbo (a guisa di commento) Per il peccato... o per la dote?
Barbarani (serenissimo: non sospettando mai che l'austero e lunatico architetto potesse avere delle viste particolari su donna Fanny, e tanto meno sulla signorina Emma) Se dovessi proprio giudicare spassionatissimamente, starei quasi per dire viceversa. — Precisament. — Donna Fanny avrebbe un debole per il conferenziere: si capisce subito, del resto... basta guardare la faccia d'itterizia del Bardi!... Invece, mi pare, a Giordano Mari ha fatto colpo la fanciulla... (a Carlo Borghetti coll'aria, quasi, di congratularsene) la tua leggiadrissima cuginetta.
Ancora il commensale di prima (seguendo cogli occhi gli asparagi al burro che fanno il giro della tavola) Spieghiamoci: gli ha fatto colpo la fanciulla o la dote?
Un altro commensale di faccia. L'una e l'altra: sono belle tutte e due.
Carlo Borghetti (a Giorgio che gli presenta il piatto degli asparagi) No! Ho detto di no! Porta via!
Il Barbarani (con un sospiro per la mortificazione del cameriere: al vicino di tavola) Quell'architett è proprio incontentabilissim!
Il più vecchio e il più autorevole dei «fashionables»: un pezzo ancora vivo del Museo del Risorgimento. (Nel 1857 ha ucciso in duello, per una delle belle signore di Milano, di cui era l'amante, un ufficiale degli usseri, austriaco: rifugiatosi a Torino, ha portato una lettera di Cavour al conte Nigra, a Parigi) I nostri giovani, per altro, del giorno d'oggi, hanno un gran torto: lasciano troppo libero il passo ai forestieri.
— Per forza!...
— Si rendono noiosi!
— Insopportabili!
Il nobile Barbarani. E poi, tutti lo stesso sarto, tutti lo stesso parrucchiere! Che cosa risulta? Che sono tutti eguali, e le donne amano la varietà!
Intanto il pranzo volge alla fine: si fa più vivo il risonare dei piatti e dei bicchieri, cresce l'animazione fra i commensali che parlano più forte, ridendo, scherzando; non si sente più il tram nemmeno quando passa, ed il pettegolezzo diventa meno prudente, meno riguardoso.
— E donna Fanny, per un esempio, credete che si diverta, con Guido Bardi?
— Poeta, come il Petrarca, sarà benissim...
— Ma un gran poeta seccatore!
— Esigente! Gelosissim!
— Donna Fanny non ha più un momento di respiro, di libertà, specialmente poi quando suo marito è a Roma, e quell'altro può fare il tiranno a tutto spiano.
— Sicuro, l'amore moderno è così monotono e poco divertente che le nostre povere signore devono ricorrere al marito come ad un sollievo, come ad una liberazione.
— Allora questo onorevole Simonetti perchè non sta di più con sua moglie? Perchè non resta a Milano? Che cosa fa, sempre a Roma?
— Tace, e vota per Rudinì.
— Finchè sta in piedi Rudinì sarà sempre contento, anche se cade sua moglie!
— E Nino Sebastiani?
— Il commediografo?
— Perchè?... È in pericolo anche il commediografo?
— Il nobile Barbarani (tossendo due o tre volte e riuscendo ad imporsi colla vocetta strillante) Anche il commediografo!... Mea culpa! Deve dire mea culpa anche il commediografo? Perchè continua anche lui, colle sue pose di Romeo e di Otello, a filare il sentiment e la gelosia, sempre alla lontana? Perchè non farsi avanti? Che cosa aspetta, santo Dio? Che il frutto vada in fiore e il fiore in semenza?... Le ragazze, si sa, e le ragazze oneste tanto più, non amano che il matrimonio! — La signorina Emma gli piace? — E dunque coraggio! La sua brava domanda e il suo bravo matrimonio; altrimenti.... aspetta e aspetta, che cosa succede? Che ne capita un altro sull'orizzonte; e se quest'altro, come nel caso, se si verificasse, del nuovo pretendente, è un bell'uomo e un uomo anche di genio, con una splendida posizione, con un grande avvenire, e col fascino della gloria, parliamoci chiaro, io trovo naturalissim che la ragazza possa perdere, come si dice, la sinderesi, e allora, signori miei.... (Il Barbarani s'interrompe).
Carlo Borghetti (a mano a mano, da rosso acceso, è diventato sempre più pallido: dopo inghiottito un altro bicchiere di vino, nel posare il bicchiere a calice con troppa forza sulla tavola, gli si rompe fra le dita).
Barbarani (vedendo la mano di Carlo Borghetti insanguinata: chiamando forte) Giorgio! Giorgio!