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DELLE ODI BARBARE. LIBRO I
IDEALE

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Poi che un sereno vapor d’ambrosia

da la tua coppa diffuso avvolsemi,

o Ebe con passo di dea

trasvolata sorridendo via;


non piú del tempo l’ombra o de l’algide

cure su ‘l capo mi sento; sentomi,

o Ebe, l’ellenica vita

tranquilla ne le vene fluire.


E i ruinati giú pe ‘l declivio

de l’età mesta giorni risursero,

o Ebe, nel tuo dolce lume

agognanti di rinnovellare;


e i novelli anni da la caligine

volenterosi la fronte adergono,

o Ebe, al tuo raggio che sale

tremolando e roseo li saluta.


A gli uni e gli altri tu ridi, nitida

stella, da l’alto. Tale ne i gotici

delúbri, tra candide e nere

cuspidi rapide salïenti


con doppia al cielo fila marmorea,

sta su l’estremo pinnacol placida

la dolce fanciulla di Jesse

tutta avvolta di faville d’oro.


Le ville e il verde piano d’argentei

fiumi rigato contempla aerea,

le messi ondeggianti ne’ campi,

le raggianti sopra l’alpe nevi:


a lei d’intorno le nubi volano;

fuor de le nubi ride ella fulgida

a l’albe di maggio fiorenti,

a gli occasi di novembre mesti.


Odi barbare

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