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LA FIORITA
IL PITTIERE
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Oh! tutti i giorni e tante volte al giorno
s’erano visti! L’uno era in orecchi
sempre che udisse spittinire intorno.
E s’ei tornava a casa con due stecchi
o due vincigli, l’altro lo seguiva
da ramo a ramo. Erano amici vecchi.
Ma oggi, tutto maraviglia viva
nel petto rosso, l’uno alzava a scatti
la coda al dorso di color d’uliva.
Parea dicesse: – O dunque fa di fatti!? —
Ora alïava in terra tra lo sfagno,
ora volava in cima a gli albigatti.
Con gli occhi tondi aperti sul compagno
molleggiava sul cesto e su l’ontano.
L’altro sedeva al calcio d’un castagno,
con una vetta e un coltelluccio in mano…
II
Pareva savio, un altro! Il suo coltello
fece alla vetta torno torno un segno
uguale, netto, e un piccolo tassello.
Ed egli poi con arte e con ingegno
torse la buccia tra i due pugni, e trasse
fuor della buccia umido e bianco il legno.
Tagliò del legno quanto gli tappasse
quel cannoncello, ma non tutto e troppo.
Scese il pittiere su le stipe basse.
Provò se il fiato non avesse intoppo,
soffiando un poco, e si drizzò contento.
Frullò il pittiere sur un alto pioppo.
Poi, nella selva, coi capelli al vento,
lungo il ruscello, il fanciulletto Dore
col flauto verde annunzïò l’avvento
dei fiori brevi e dell’eterno amore.
III
O primo fiore! o bianca primavera!
Hai gli orli rossi, come li ha l’aurora,
e il sole biondo è nella tua raggiera!
Dore sonava. All’uccellino allora
sovvenne il nido. Alzò, partendo, il canto
che là, negli alti monti ove dimora,
canta alle solitudini soltanto.