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1. Plautus-Philologie und Edition Camerario editore dei Menaechmi
ОглавлениеGiorgia Bandini (Urbino)
MenaechmiCamerarius d.Ä., JoachimNel 1552, fatto molto importante per gli studi su Plauto, esce a Basilea, per Ioannem Hervagium, quella che si può considerare l’edizione più significativa del Cinquecento, a cura del filologo e umanista tedesco Joachimus CamerariusCamerarius d.Ä., Joachim.1 La rilevanza di questo testo delle venti commedie diligente cura et singulari studio Ioachimi Camerarii Pabeperg. emendatius nunc quam ante unquam ab ullo editae, così si legge nel frontespizio, sta nel fatto che CamerarioCamerarius d.Ä., Joachim si basa per la prima volta su due codici fondamentali della tradizione plautina da lui, per così dire, riscoperti: il Pal. lat. 1615, indicato negli apparati come B e anche detto, per l’appunto, vetus codex Camerarii, contenente il corpus plautino completo, e il Pal. lat. 1613, noto come C, l’alter codex Camerarii o decurtatus, con solo le ‘dodici’ commedie.2
I due codici sono citati per la prima volta insieme nell’introduzione all’edizione del 1552, dove il filologo dichiara di avere adminicula duorum librorum, veterum quidem illorum, sed quos librariorum inscitia et futilitas foede depravasset.3 Va detto che nell’Epistola nuncupatoria dell’edizione parziale uscita a Lipsia nel 1545 – poi ristampata nell’edizione del 1552 – CamerarioCamerarius d.Ä., Joachim cita il solo codice B; scrive infatti: anni iam sunt XX cum nactus fui exemplum Plautinum scriptum, sane vetus.4 Questo fa pensare che l’umanista già dalla metà degli anni venti del Cinquecento fosse in possesso di B e che abbia invece avuto tra le mani il codice C solo dopo il 1545.5
Ma che importanza CamerarioCamerarius d.Ä., Joachim effettivamente diede a questi codici e come li impiegò? Si cercherà di rispondere a questa domanda circoscrivendo il campo d’indagine ai MenaechmiMenaechmi – probabilmente la prima commedia da cui il filologo ha iniziato il suo innovativo lavoro testuale su Plauto – e analizzando due differenti generi di ‘segni’: quelli che CamerarioCamerarius d.Ä., Joachim ha posto in una sua edizione della commedia del 1530 e quelli che – forse – ha lasciato sugli stessi B e C.6