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Maria Castelnovo

SIBO Società Industriale Brusa Ornavasso S.r.l.


Biografia

Sono e mi sento una persona molto fortunata. Ho avuto una famiglia, considerando i tempi di allora, molto aperta e che mi ha sempre spronata a fare ciò che più desideravo. I miei genitori erano onesti lavoratori: mio padre lavorava alla Siemens e mia madre in farmacia. Ho cominciato a viaggiare alla tenera età di 2 anni con i miei zii paterni, i quali essendo io la prima nipote, mi concedevano tutto il possibile per rendermi felice.

Mia madre mi ha sempre insegnato: prima il dovere e poi il piacere, impara l’arte e mettila da parte, che nella vita ti può sempre servire. Ho frequentato le scuole commerciali, ho conseguito il diploma di steno dattilografia e ho studiato inglese alla British School di Milano.

Il mio primo impiego risale all’età di 15 anni, un lavoro come contabile presso una grande azienda di cosmetici. Successivamente, all’età di 17 anni, questo per me una fortuna, sono entrata come segretaria in uno studio di commercialista, condiviso dal proprietario con il presidente di Confindustria, per il quale in alcune occasioni ho avuto l’opportunità di lavorare, sostituendo la sua segretaria. Mi hanno dato una formazione per me indimenticabile, mi hanno insegnato una cosa che io ritengo fondamentale nella vita: l’umiltà.

Ho eseguito verifiche fiscali insieme con la finanza, analizzando i bilanci di grandi industrie e tenuto i rapporti con l’Ufficio delle Entrate. Mi è sempre piaciuto viaggiare, andare con amici a sciare, al cinema, cantare nella corale e fare teatro. Non volevo avere legami.

Poi, all’età di 18 anni (1965), in vacanza al mare a Loano da sola, mentre facevo il bagno, ho offerto il mio salvagente ad un ragazzo che non sapeva nuotare, e lì c’è stato il colpo di fulmine per entrambi. Quel ragazzo, nell’anno 1970, è diventato mio marito e festeggiamo i 50 anni di matrimonio e di lavoro insieme. E ancora non ha imparato a nuotare…

Grandi sogni e (spesso) una dura realtà: come fare incontrare questi due mondi?

Per fare incontrare questi due mondi ci vuole molto coraggio, perseveranza, e la volontà di non arrendersi mai, anche se occorre tempo per realizzarli.

Come e nata l’idea di entrare in un’azienda già dalla giovane età?

L’idea di farmi entrare in azienda come contabile e commerciale è stata del fratello di mio marito, purtroppo mancato troppo presto, in quanto mi riteneva all’altezza di aiutare la società, dato le mie esperienze precedenti.

Quali difficoltà ha incontrato e quanto coraggio ci vuole per creare un’azienda?

Sì, ci vuole molto coraggio per avviare un’azienda in Italia. Purtroppo, promesse tante, fatti… La burocrazia da affrontare è farraginosa, ogni giorno ci sono regole nuove, e se non hai chi ti supporta e ti spinge a continuare, ti viene voglia di mollare tutto.

All’inizio, la sua esperienza come è andata?

Devo dire che la fase iniziale è stata faticosa e complicata. Premetto che l’azienda di mio marito risale all’anno 1830 e nel XX secolo il fondatore Brusa Graziano era stato premiato con la medaglia d’oro. Le difficoltà per noi si sono manifestate per i motivi che vado a illustrare. Il papà di mio marito e suo fratello decidono, nel 1967, di chiudere la vecchia azienda Brusa perché il fratello non aveva figli maschi e non voleva che le figlie entrassero in azienda assieme ai cugini. Mio marito, il padre e il fratello decidono di cambiare il nome all’azienda che diventa SIBO, che significa Società Industriale Brusa Ornavasso. Questo ci ha costretto a spiegare ai clienti che la ditta era sempre la stessa, con il medesimo titolare e che era stato solo modificato il nome della società. È stato un vero e proprio nuovo inizio. Abbiamo dovuto ricominciare da capo e dovuto combattere non poco perché nel contempo il fratello di mio suocero (quello che aveva voluto chiudere l’attività perché aveva solo figlie, che non riteneva all’altezza di fare parte dell’azienda di famiglia) ha pensato di aprire nuovamente l’azienda mantenendo il nome Brusa e cedendo il nome a un suo dipendente. Lascio immaginare la confusione venutasi a creare con i clienti.

Nonostante tutte queste difficoltà, la SIBO non solo è cresciuta, ma come la vecchia ditta del nonno, continua a ricevere riconoscimenti ufficiali e premi quali, tra gli altri: l’Ercole D’Oro ad Honorem per il contributo al progresso e al benessere della Nazione o Il premio speciale della Camera di Commercio ricevuto nel 2007 per 177 anni di ininterrotta attività (ora sono naturalmente di più).

Come seleziona i suoi dipendenti e cosa gli offre?

I miei dipendenti li seleziono per come si pongono, il diploma è relativamente importante, la cosa importante per me è la voglia di imparare a sapersi relazionare e l’umiltà.

Avendo lei tanti anni di esperienza, nota differenza di trattamento tra donna e uomo?

Nessuna differenza, tutto dipende dalla buona volontà di fare. Diciamo che le donne sono più caparbie rispetto agli uomini.

Quali sono le maggiori difficoltà nel conciliare vita privata e vita lavorativa?

Le maggiori difficoltà nel conciliare il privato e il lavoro stanno nel fatto che, ma è doloroso dirlo, in Italia non esistono agevolazioni che consentano alla donna, specialmente se è madre, di potere lavorare in tutta tranquillità. Niente serenità e solo affanno quotidiano se non hai a disposizione i nonni che ti possono dare un aiuto o la disponibilità economica di pagare una babysitter o un asilo nido. Io ho avuto la fortuna di avere i miei genitori che mi hanno permesso di seguire l’azienda.

Ha mai pensato di cambiare lavoro?

No, non ho mai pensato di cambiare lavoro! Il mio mi piace, mi dà soddisfazioni, lo dimostra il fatto che sono ancora qui. Mi piace dialogare con i miei clienti, ascoltare le loro problematiche e poi tornare in ufficio fare la riunione e spronare marito e figlio, progettisti brillanti, che hanno raccolto e reso grande l’eredità del fondatore della SIBO, ai quali esalta inventare sempre cose nuove e cercare insieme di soddisfare i clienti con nuovi progetti adatti alle diverse esigenze.

Che cosa la soddisfa nel suo lavoro?

Mi soddisfa vedere un cliente contento, che quando passa per la fiera ti comunica che le macchine lavorano molte ore e bene, che dopo averti ordinato molte macchine - come è il caso di una grossa ditta brasiliana -, ti invita in Brasile, perché vuole confermarti un altro ordine e ti fa visitare tutte le sue fabbriche al nord ed al sud, ti mette a disposizione un autista affinché per 15 giorni questi ti accompagni a vedere le bellezze della terra brasiliana, offrendoti pranzi e presentandoti alle delegazioni. Sono poi molto orgogliosa dei riconoscimenti che mi sono stati conferiti: il premio “Women’s Value Company” dell’Associazione Marisa Bellisario per le donne imprenditrici e l’inserimento da parte della rivista Forbes nella classifica che ogni anno redige delle 100 donne italiane più rappresentative nei vari settori: Spettacolo, Industria, Sport…

Questi riconoscimenti mi inorgogliscono non tanto per me stessa, ma perché premiano il mio contributo allo sviluppo e alla crescita di un’azienda che, seppure di piccole dimensioni, rappresenta un fiore all’occhiello per l’Italia, per l’ingegno, la diversificazione e la qualità dei macchinari che realizza ed esporta nel mondo.

Insoddisfazioni…

L’insoddisfazione deriva principalmente dalle leggi in continuo mutamento e dalla burocrazia estrema che tarpa le ali alle aziende, storiche o nuove che siano, legate alla produzione o al turismo, impedendo o quantomeno mettendo ampiamente i bastoni fra le ruote all’eccellenza di cui l’Italia è emblema nel mondo. In certi momenti mi sento ribollire il sangue pensando alle immense difficoltà che deve affrontare un giovane che voglia costruire qualcosa nel nostro Paese. Poi, naturalmente, un altro elemento che mi provoca grande rabbia e insoddisfazione è la concorrenza sleale di fronte alla quale le persone corrette non possiedono armi.

Come organizza la sua giornata lavorativa?

La mia giornata è organizzata in funzione del lavoro, trascorro in ufficio la maggior parte del mio tempo, anche perché è lì che si trova anche la mia famiglia; quando si ha un’azienda a gestione familiare le due realtà si fondono in un corpo inscindibile. Io mi occupo principalmente della parte amministrativa, della gestione della contabilità, ma non mi limito a quello. La nostra azienda si fonda sulla cooperazione e sul sostegno reciproco, per questo mi dedico anche a mantenere i rapporti con alcuni fornitori o qualche cliente amico. Collaboro con Marina, la nostra responsabile ufficio acquisti, nella gestione dell’inserimento prezzi e a seguire assieme al mio braccio destro Sara il commerciale e confrontandoci relativamente al modo più efficace per gestire e affrontare le richieste dei clienti.

Dalla mia risposta avrà sicuramente evinto che la componente femminile della SIBO agisce in sinergia per consentire ai tecnici di concentrarsi sulla progettazione e sulle problematiche sollevate da una clientela che abbiamo viziato con la qualità e l’avanguardia delle nostre soluzioni, rendendola via via sempre più esigente, essendo consapevole di quello che noi tutti possiamo realizzare.

C’è spazio per le donne nel suo settore…

Penso di sì, dipende se si tratti o meno di un lavoro che amano fare.

Quali sono le prospettive della sua azienda?

Le prospettive per la mia azienda sarebbero quelle di ampliarla, trovare giovani che abbiano voglia di imparare a montare macchine non di serie ma personalizzate in base alle esigenze dei clienti. Cosa attualmente difficilissima da realizzare.

Quale scenario per le donne dell’imprenditoria italiana?

Io penso che se una donna ha le capacità deve perseverare e non deve avere paura di mettersi in gioco.

Consigli ai giovani che cercano la propria strada e a chi vuole fare impresa…

Consiglio ai giovani di partire con umiltà, impegno e determinazione, non avere paura di lavorare se necessario sabato e domenica, accettare i consigli che gli vengono dati. L’esperienza dei vecchi in combinazione con le loro capacità di innovazione possono portare ad ottimi risultati.

La fortuna è ciò che accade quando la

preparazione si incontra con un’opportunità

Il rischio più grande di tutti? Non rischiare

Da zero al successo

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