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ОглавлениеImogene Hill e Steve Jobs
«Imogene Hill è la donna che ha cambiato il mondo. Se il mondo è così, lo dobbiamo a lei, a questa donna». L’ha sostenuto, e provato a dimostrare, Enrico Galiano attraverso un video pubblicato su YouTube, nell’ambito di TEDx Udine Salon. Il professore di lettere, videomaker e scrittore di romanzi, uno degli insegnanti più amati d’Italia, ha voluto fare comprendere alla platea nazionale, e a tutti coloro che lo seguono su YouTube, quanto un insegnante possa cambiare la vita degli studenti. È possibile avere coscienza di come le persone sono quelle che dimostrano di essere anche grazie al trattamento che ricevono dagli insegnanti.
Galiano, attraverso un escursus storico, è giunto all’esempio con protagonisti i bambini: la differenza tra un bambino ed un altro sta nel modo in cui è trattato e non nel modo in cui si comporta. Come introduzione l’insegnante Galiano racconta degli episodi che hanno riguardato la sua esperienza da piccolo calciatore.
«Quando ho ricevuto parole di elogio dal mio mister, e anche l’ordine di diventare capitano della mia squadra, ho capito il mio valore. Tutti i miei compagni mi tenevano in considerazione durante le partite, io segnavo anche molti goal. Ma come mai quando non mi stimavano, ero una schiappa e, invece, quando mi trattavano da protagonista, io cambiavo totalmente, divenendo quasi un campione? Questo si rappresenta come effetto Pigmalione o Rosenthal, e accade a tutti noi».
Robert Rosenthal, psicologo americano, nel 1963 esegue degli esperimenti sui topini, ha successo e riceve un invito da Lenore Jacobson, preside di una scuola elementare nel distretto scolastico unificato di South San Francisco. Il professore e la preside decidono di attuare un piano, una sorta di scherzo, per mettere alla prova anche gli insegnanti della Oak School. La scuola era divisa in classi lente, medie e veloci. Per stabilire la classe presso cui ogni alunno dovesse essere inserito, ogni anno erano somministrati dei test di intelligenza.
Anche lo psicologo partecipa a questa abitudine, ma una volta ottenuti i risultati dei test, realizza lo scherzo. Fa credere agli insegnanti che un 20% degli studenti, ma scelti a caso da lui, siano dei veri e propri geni. Poi, Rosenthal ritorna dopo un anno nella stessa scuola e chiede se gli studenti proposti da lui si fossero rivelati essere veramente dei geni. I professori affermano che i ragazzi scelti da Rosenthal sono effettivamente i migliori della scuola elementare.
Ma Rosenthal, che proveniva da Harvard, somministrò dei nuovi test per riscontrare se effettivamente quegli studenti – scelti da lui a caso – fossero realmente migliorati: effettivamente avevano avuto dei miglioramenti in tutte le discipline. Alla fine, è bastato fare sapere all’insegnante che un ragazzo è intelligente e l’insegnante lo ha fatto diventare intelligente? Sì!
Rosenthal decise di chiamare questo suo procedimento effetto Pigmalione. Pigmalione viene fuori da una commedia di George Bernard Shaw, nella quale ad un certo punto un professore trasforma una fioraia in una nobildonna. Ma come ci è riuscito? La differenza tra una fioraia e una signora non è nel modo in cui ci si comporta ma nel modo in cui viene trattata, la risposta di Shaw.
«Se tu tratti un bambino come se fosse stupido, diventa stupido»; «se tu tratti un bambino come se fosse medio, diventa medio»; «se tu tratti un bambino come se fosse ricco di talento, come se fosse intelligente, come se avesse del potenziale, quel potenziale, un giorno, viene fuori». Poi, il professore ha continuato la sua “lezione” tenendo come punto di riferimento per l’insegnante, il maestro, sia l’effetto Pigmalione sia l’effetto Voldemort. In ogni momento, in classe, un docente può essere Pigmalione o Voldemort, e può trasformare un carbone in un diamante ma anche un diamante in un carbone.
«Ma chi insegna deve cercare di essere sempre Pigmalione e mai Voldemort». E, allora, è assolutamente necessario seguire alcune regole, secondo Galiano. Non bisogna avere pregiudizi. Non bisogna dimenticare mai che se sei un insegnante, se sei un educatore, se sei un genitore, i tuoi pregiudizi cambiano la realtà. Ogni maestro deve astenersi dal pensare male di un alunno. Mai pensare “questo non ce la fa”, “questo è un caso perso”.
Trattare ogni studente come se avesse dentro di sé un talento straordinario. È l’insegnante che deve fare esplodere il talento di uno studente come se fosse un vulcano.
Indispensabile scrivere per ogni studente tutti i suoi pregi, uno per uno, e ricordarli da parte di ogni professore. L’insegnante deve rivelare allo studente i pregi di cui è portatore. Lui, l’alunno, deve sapere quali sono i suoi pregi. Sono le parole degli altri che permettono a ognuno di riconoscersi. L’insegnante deve scrivere anche i difetti dello studente, ma non devono essere detti alla ragazza o al ragazzo. Fino al giorno in cui lo stesso docente o maestro avrà capito come lo studente può utilizzare, mettere a frutto, i suoi difetti.
Ogni insegnante deve credere in ogni alunno o studente, in ogni giovane che segue. Ogni professore deve credere nel ragazzo, perché nel momento in cui lo studente che si ha davanti si accorge che il docente crede in lui, lui comincerà a credere fortemente in sé stesso.
Ed ora veniamo alla storia del piccolo teppista e alla grandezza della donna Imogene Hill. Negli anni Sessanta, vicino a San Francisco, in California, c’è un ragazzino di sette anni che ha già nel suo bagaglio tante sospensioni dalle lezioni scolastiche. Praticamente definito come un teppista.
La scuola che frequenta vuole collocare l’alunno in una classe speciale. La sua famiglia adottiva non desidera questo e chiede di concedere solamente del tempo al ragazzino. Un giorno, arriva la nuova maestra Hill e subito lo prende sotto la sua cura, caricandolo di responsabilità, lodandolo in continuazione, incoraggiandolo; gli affida incarichi ripetutamente. Quando il piccolo studente ha solo 8 anni dimostra l’intelligenza di un giovane di 15. Poi, quel ragazzino, diventato adulto, insieme con un suo amico, fonderà la più grande compagnia di computer al mondo.
Steve Jobs ricorderà, fino all’ultimo giorno della sua vita, e in ogni occasione che gli si presenta, il nome della sua maestra: Imogene Hill.