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Chi è l'imprenditrice italiana?

La donna italiana che decide di avviare un'attività imprenditoriale possiede un livello di istruzione alto e superiore a quello dell'uomo imprenditore. Raggiungono una percentuale vicino al 21 percento le donne con una laurea, gli uomini laureati che fanno impresa si attestano intorno al 16%. Una esperienza lavorativa più qualificata (da impiegata o quadro) nel curriculum vitae delle donne che si cimentano in una nuova iniziativa imprenditoriale.

Se è vero che sempre più donne nel mondo decidono di diventare imprenditrici e di aprire la propria attività, contribuendo in questo modo a creare posti di lavoro e a migliorare l’economia del loro Paese, non si può negare che le figure femminili devono affrontare maggiori ostacoli rispetto ai loro colleghi uomini per avviare e fare crescere il proprio business.

E in Italia?

L’imprenditoria femminile continua a crescere: nel complesso le attività produttive condotte da una donna hanno superato la quota di un milione e 330mila unità, pari al 21,86% del totale delle imprese, contro il 21,76% dell’anno precedente (fonte: Osservatorio Imprenditoria Femminile di Unioncamere – InfoCamere).

Si conferma il dato relativo alla dimensione media delle imprese al femminile, che sono più piccole, con 2,32 addetti contro i 4 del totale delle imprese. In pratica, soltanto un’attività su cinque è guidata da una donna. Sono 14 su 20 le regioni in cui cresce l’imprenditoria femminile, con punte in Sicilia, Lazio, Campania e Lombardia. A livello settoriale, le imprese femminili si concentrano in particolare nel turismo e nelle altre attività dei servizi, tra cui al primo posto ci sono i servizi alla persona.

Cambiano però le forme societarie scelte dalle imprenditrici italiane, che sembrano prediligere entità più strutturate: le società di capitali femminili sono aumentate di quasi il 17% rispetto a tre anni prima, arrivando a rappresentare oltre il 21% delle imprese femminili; le società di persone e le imprese individuali restano comunque la forma giuridica più diffusa, anche se la percentuale risulta ridotta.

La presenza femminile nelle giovani società innovative è addirittura minore che nelle aziende. Eppure, alcuni studi e ricerche internazionali dimostrano la correlazione positiva delle performance aziendali con leadership femminile sia nelle start up sia nelle aziende tradizionali. In particolare, rivelano che le start up fondate anche da donne hanno maggiore probabilità di attrarre investimenti rispetto a quelle costituite da soli uomini; e sostengono che le donne sono più adatte a individuare i bisogni del mercato e a coglierne le opportunità.

Chi sono le nuove imprenditrici?

Ecco il profilo dettagliato della neo imprenditrice italiana, fotografato dall’indagine di Unioncamere: ha meno di 40 anni (nel 60% dei casi, contro il 55% maschile), ha un livello di istruzione alto e mediamente più elevato di quello degli uomini (il 20,8% ha una laurea, contro il 16,1% dei colleghi imprenditori, il 46,1% un diploma superiore, mentre gli uomini si fermano al 44,7%), e una precedente esperienza lavorativa maggiormente qualificata (il 18,5% ha alle spalle un’occupazione da impiegata o quadro, contro il 14,3% degli uomini).

Invece, è più raro il caso di una precedente esperienza imprenditoriale o “in proprio”: solo il 6,9% delle donne aveva alle spalle una pregressa esperienza da imprenditrice o da lavoratrice autonoma (15,2% per gli uomini), e solo il 3,5% svolgeva una libera professione (5% per gli uomini).

Da zero al successo

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