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COMUNICAZIONE 2.1. PROSSIMITÀ A DISTANZA? IL PUNTO DI VISTA DEGLI ASSISTENTI SOCIALI ITALIANI SUI LIMITI E LE POTENZIALITÀ DEL WEB NELLA PRIMA FASE DELL’EMERGENZA COVID-19
ОглавлениеAUTORI
• Mara Sanfelici, Università di Trieste e Fondazione nazionale Assistenti Sociali
SOMMARIO E OBIETTIVI
La diffusione del virus COVID-19 ha innescato una crisi sociale, sanitaria, economica e geopolitica che coinvolge l’intera popolazione mondiale, e determinato la più grave crisi per l’Italia dal secondo dopoguerra.
La letteratura sulla gestione delle emergenze da tempo orienta la prospettiva analitica in direzione di uno sguardo sistemico (Elliott, 2010; Quarantelli 1998). La crisi non è il frutto del fato o della casualità, ma il prodotto dell’interazione tra un evento critico e la combinazione di fattori protettivi e di vulnerabilità che caratterizzano un determinato contesto (Organizzazione Mondiale della Sanità, 2019). Nella rappresentazione classica della gestione dei disastri, l’emergenza è descritta come un processo ciclico, in cui si articolano diverse fasi interdipendenti. Le azioni necessarie per la gestione delle emergenze si collocano in fase pre-emergenza (Disaster Mitigation), con il fine di prevenire e mitigare i possibili danni, e in fase post-emergenza (Disaster Response), per rispondere ai problemi emersi. L’obiettivo è assicurare misure coordinate e preparate, che garantiscono risposte accurate e tempestive.
La gestione della emergenza COVID-19 coinvolge i professionisti dei servizi sociali in un contesto in cui, per la prima volta, una situazione di crisi collettiva ha coinvolto l’intero territorio nazionale. Numerosi assistenti sociali italiani hanno sperimentato in passato la necessità di riadattare i propri modelli e strumenti di intervento nel caso di emergenze collettive (AAVV, 2016; Di Rosa, 2012). Tuttavia, le misure adottate per far fronte all’emergenza sanitaria in corso hanno comportato sfide che non conoscono precedenti nella storia del Paese. Le misure di contenimento del contagio hanno implicato la necessità di mantenere il distanziamento fisico dalle persone, sfidando dunque le modalità ordinarie e l’utilizzo di alcuni degli strumenti cardine del lavoro dell’assistente sociale.
Nel corso del mese di Aprile 2020, durante il lockdown, la Fondazione Nazionale degli Assistenti Sociali e il Consiglio dell’Ordine degli Assistenti Sociali hanno promosso un’indagine con l’obiettivo di esplorare tre dimensioni:
1) le condizioni di lavoro degli assistenti sociali impiegati in diversi settori del servizio pubblico e privato nella prima fase dell’emergenza COVID-19.
2) la preparazione delle organizzazioni dei servizi sociali rispetto alla gestione della crisi.
3) il punto di vista degli assistenti sociali impegnati sul campo rispetto alle principali difficoltà incontrate, e le pratiche attivate per far fronte a tali bisogni.
L’indagine è stata realizzata attraverso la somministrazione di un questionario in modalità CAWI agli assistenti sociali italiani. Il questionario è composto di ventiquattro domande a risposta chiusa sulle condizioni di lavoro dei professionisti e le misure adottate nei diversi contesti organizzativi.
Tre domande a risposta aperta hanno inteso indagare il punto di vista dei professionisti in prima linea sulle principali difficoltà incontrate, i bisogni emersi e le pratiche attivate per far fronte a tali bisogni. Al questionario hanno risposto 16615 assistenti sociali impegnati in prima linea sul campo.
I testi delle risposte alle domande aperte sono stati analizzati utilizzando l’analisi tematica.
Questo contributo si focalizza in particolare sui risultati dell’indagine relativi alle modalità in cui gli assistenti sociali hanno affrontato i mutamenti nella relazione con le persone alla luce del distanziamento fisico. L’obiettivo è evidenziare sia le criticità emerse, sia lo svolgersi di sperimentazioni innovative, potenzialmente replicabili, che hanno incluso l’utilizzo di strumenti digitali offerti dal web. Alcuni professionisti hanno evidenziano i limiti imposti dalle misure di distanziamento fisico e la difficoltà a costruire le basi della relazione di aiuto. La maggior parte ha descritto lo sforzo e l’impegno nell’utilizzare gli strumenti del servizio sociale riadattati alle condizioni determinate dall’ emergenza sanitaria, ricostruendo quella che in alcuni testi viene definita “vicinanza a distanza” o “prossimità a distanza”. In alcuni casi gli strumenti messi a disposizione dalle tecnologie hanno consentito di rinforzare la relazione, e talvolta “riscoprirne l’importanza”, soprattutto con alcuni target di utenza. Diverse sperimentazioni sono state descritte nell’utilizzo dei social media nel lavoro con i singoli e i gruppi, spesso in collaborazione con altri attori delle istituzioni pubbliche o del volontariato. In alcuni casi sono state attivate iniziative di formazione all’uso dei social e dei mezzi di comunicazione digitale, che per diversi mesi hanno rappresentato l’unico strumento utile a mantenere i contatti con le reti sociali di riferimento, per le persone già esposte al rischio di isolamento sociale nella fase precedente all’emergenza.