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Gergo e gergo specialistico

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Gergo è un termine proveniente dal francese e indica una terminologia nata da un particolare linguaggio specialistico. Per esempio, il bagaglio linguistico appartenente a un settore lavorativo o il linguaggio impiegato da un determinato ceto sociale sono dei gerghi.

Normalmente sono conosciuti i gerghi specialistici in ambito lavorativo, necessari per operare in un determinato settore. Tuttavia, esistono varie tipologie di gerghi che possono essere impiegati per dimostrare l'appartenenza a un particolare gruppo, ceto sociale o orientamento.

Inoltre, molte persone sfruttano le loro conoscenze linguistiche per parlare con termini specialistici compresi da pochi e mostrarsi superiori, intelligenti e colti. Alcuni addirittura fanno l'università solo per ottenere il titolo di dottore o professore ed essere visti con ammirazione.

Ricorriamo a queste misure quando soffriamo di grandi complessi di inferiorità e non rinunciamo a metterci in risalto e a essere apprezzati.

Ci facciamo chiamare volentieri musicologi senza sapere che la musica non è una scienza, ma uno strumento di comunicazione dell'anima. Quest'ultima non può essere studiata, ma solo percepita e sentita.

Molti ricorrono a metodi più estremi, dando ai propri figli nomi esotici o stranieri nella speranza di distinguerli dalla massa. Altri chiedono di essere chiamati con dei soprannomi e di bei nomi italiani come Michele, Susanna e Leonardo rimangono appellativi che prima si davano solo ad animali domestici: Michi, Susi e Leo.

Questo accade principalmente per tre motivi:

- Primo, crediamo di diventare più interessanti e attraenti facendoci chiamare così.

- Secondo, siamo chiamati così dalle persone che ci amano veramente, per le quali è difficile pronunciare il nostro vero nome con affetto. Questo succede perché non impariamo da nessuna parte a esprimere liberamente e sinceramente il nostro amore.

- Terzo, molti di noi non amano il proprio nome e preferiscono sostituirlo con dei nomignoli, a volte perché questo è troppo comune oppure perché non ci identifichiamo in esso. Il nome corrisponde principalmente alle vibrazioni e alla mentalità dell'anima. Se, però, l'anima si trasforma e non corrisponde più al nostro nome, allora vogliamo essere chiamati diversamente. Per motivi egoistici, la maggior parte di noi preferisce dei soprannomi.

Non è da biasimare l'impiego di abbreviazioni per dei nomi lunghi oppure l'uso di vezzeggiativi per esprimere affetto. Tuttavia, spesso l'impiego di nomignoli non è altro che un tentativo di nascondere un'assenza di valori. Anche se a volte crediamo di valere poco, non è mai così. Nessuno deve e può mettersi in mostra con l'uso di vezzeggiativi, nomi d'arte, titoli accademici o sfoggiando i suoi averi.

Il vero valore di una persona è essere figlia di Dio. Questo è e continuerà a essere inviolabile.

In ambito economico e lavorativo è diventata ormai un'abitudine utilizzare termini inglesi. Anche in questo caso bisogna dire che non è sbagliato, se lo si fa per esprimere una parola che non esiste in italiano. Tuttavia, non è sempre così. Non parliamo più di conferenze, ma di meeting. Invece di opinione diciamo feedback. Il motivo non potrebbe essere un recondito complesso d'inferiorità a livello collettivo?

Nessuno deve mostrarsi migliore, perché non esistono persone prive di valore, ma solo persone che si sentono inutili. Più una persona si sente superflua, più questa è propensa a mettersi in mostra attraverso azioni pericolose, inusuali o folli.

Inoltre, non è giusto mettersi al di sopra degli altri usando linguaggi o termini specialistici. Più ci affidiamo a questi mezzi, più perdiamo credibilità e ci allontaniamo dal prossimo.

Dove isolamento ed emarginazione trovano terra fertile, crolla ogni civilizzazione.

Il gergo specialistico non viene solo utilizzato da persone che appartengono a un determinato settore, ma anche da coloro che fanno, desiderano, sentono o pensano allo stesso modo. Una coscienza collettiva comporta una terminologia collettiva.

Verbalizziamo quasi sempre inconsciamente cosa e chi siamo.

La bocca parla di ciò di cui ha pieno il cuore.

Chi desidera conoscersi e comprendersi, deve controllare la sua terminologia e la sua modalità di espressione. Solo in questo modo possiamo sapere in che cosa ci riconosciamo. L'utilizzo frequente di espressioni tecniche dimostra che non ci identifichiamo con la nostra persona, ma che, invece, speriamo di superare il nostro complesso di inferiorità. In questo modo cerchiamo i valori in altre persone, prendendo la strada sbagliata e allontanandoci sempre più dalla nostra vita.

Una persona verace non ha bisogno di gerghi specialistici e parla una lingua semplice, comprensibile da tutti.

L'amore unisce, mentre l'ego divide!

Il trionfo dell'amore sull'ego

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