Читать книгу Rimatori siculo-toscani del dugento. Serie prima - Pistoiesi-Lucchesi-Pisani - Anonymous - Страница 56
II
ОглавлениеSi lamenta della durezza della donna sua, che un tempo lo aveva fatto sperar bene: ha fiducia però ch'ella un giorno muti pensiero.
Oi, amadori, intendete l'affanno
doglioso, che m'avene,
che mi convene — una donna servire
ed ubidire — sovente;
però ch'io l'ho 'n talento 5
e penaci la mente
e 'l cor ne sta in tormento;
e li tormenti e li gravosi dogli,
ch'io per suo amor patisco.
Non mi faría l'om tanta guisa noia, 10
s'io da lei gioia — avesse
in vista od in sembiante;
ma mostrami duresse
quando le son davante.
Davante che 'l meo core s'aprendesse 15
del suo dolze piagere,
mostravami di darmi intendimento.
Or m'ha messo 'n arsura,
sí ch'io non ho possanza;
di me non mette cura. 20
Vede se fa fallanza!
Ma non falla tanto
quella per cui canto,
ca s'io fosse santo,
sanza il suo volire, 25
ch'io no lasasse
per ella non pecasse,
s'ella m'amasse
o mostrasse — piacire.
E messire — Ivano 30
e 'l dolze Tristano
ciascun fue sotano
ver' me di languire.
S'io languisco,
non perisco, 35
ma nodrisco — in disianza;
vo penando
e pensando
e chiamando — pietanza:
come nave, 40
che, soave,
che sta in grave — tempestanza.
Cotanto amo,
che pur bramo
d'incarnare infra l'amore: 45
sto ne' ramo
piú ch'Adamo
per lo pome de l'erore.
Né non dico,
né disdico, 50
né non faccio dimostranza
né amico,
né nemico
per la mia dolze speranza.
S'eo la sguardo, 55
'ncendo ed ardo,
tanto temo no le spiaccia;
sí ne 'mbardo
ca tuto ardo,
par che tuto mi disfaccia. 60
Muovi, dansa,
per amansa
di quella gentil donzella:
di' che cansa
la speransa, 65
se da me piú si rubella;
ché mi tiene
'n tante pene
ch'io non posso piú durare;
ma la spene 70
mi mantiene,
per ch'io spero di cantare.