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VII.

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Eppure, per quel Fato storico, o meglio per quella legge di Provvidenza, che guida, infrena, completa, corregge l'opera del Libero Arbitrio umano (i due massimi coefficienti della Storia), da' roghi, da' patiboli, dalle Città devastate, da' campi di battaglia, da' Consigli de' despoti, l'Umanità prendeva l'abbrivio a nuove e migliori conquiste. Una necessità ineluttabile costringe chi perseguita in casa ad allearsi fuori colla setta o confessione perseguitata. E come già Francesco I ed Enrico II coi Collegati smalkaldici, e sulle traccie di quell'accordo di Friedwald, che negoziato co' Luterani da un vescovo di Bajona faceva Enrico II (1551) vindicem libertatis Germaniæ et Principum captivorum; così Padre Giuseppe de la Tremblay (l'Eminenza Grigia, il rigido istitutore delle Figlie del Calvario) negoziava pel Richelieu, in nome del Re Cristianissimo, accordi coi Protestanti tedeschi e colla Svezia; e s'adoperava a far togliere al Wallenstein il comando delle milizie imperiali. Giacomo I cercava (lo abbiamo già veduto) la amicizia, anzi la parentela della cattolica Spagna, contro la Francia cattolica, per rivolgersi poi nuovamente a questa contro la Spagna. I Turchi, le rivalità dell'una coll'altra Potenza cattolica, l'ambizione, il pericolo di veder congiunti coi Dissidenti religiosi i rivendicatori delle violate od obliterate franchigie politiche, imponevano più o men parziali Editti, e pratica più o meno costante di tolleranza. Enrico III, il vincitore de' Calvinisti francesi a Jarnac e a Montcontour, chiamato, perchè cattolico e perchè buon soldato, sul trono di Polonia, doveva, tra gli altri pacta conventa, giurare la osservanza delle libertà religiose. Poco appresso (1594), Sigismondo, Re cattolico nella Svezia protestante, doveva fare altrettanto; nè Casa d'Austria potè ad altro prezzo tener l'Ungheria, cui nel 1608 Mattia, nel 1637, e nuovamente nel 1647, Ferdinando III dovevano confermare la libertà di coscienza. Quanta parte l'essersene violati i patti in Boemia avesse alla guerra dei Trent'anni, è inutile il dire. Orrore delle stragi, per tanti anni e in sì larga parte d'Europa rinnovellate; temenza che una piena vittoria in Germania ribadisse ai polsi d'Italia la catena spagnuola; legittimo sospetto che, assicurata per altre parti, la Potestà imperiale tornasse ad accampare in faccia alla papale antiche pretese, e a tiranneggiare, sotto colore di protezione, la Chiesa; fecero che la Diplomazia pontificia s'adoperasse non inutilmente a procurar quella Pace, che fu poi conclusa in Westphalia.

Frutto d'alleanze inspirate da altro che da idealità di Confessione religiosa, e di conflitti politici fra popoli professanti la Confessione medesima, questa Pace, che sanciva l'ammissione di Danimarca e Svezia nella famiglia delle genti civili d'Europa; conferendo a' Calvinisti in Germania i dritti medesimi, che la Dieta d'Augusta a' Luterani; assicurando la indipendenza dell'Olanda, sottratta così alla pericolosa intraprendenza degli Orange; agevolando al Portogallo il futuro riacquisto della sua autonomia, consacrava nel Diritto pubblico europeo il principio della tolleranza religiosa, la incompetenza dello Stato in materia di Fede, i diritti della coscienza religiosa individua in faccia al Potere civile; accennava ad una più ampia e fraterna consociazione di popoli, tra' quali l'aspirazione a una Fede comune potesse farsi vincolo e argomento d'amore, non laccio omicida, non pietra di scandalo, non face d'incendio divoratore.

Il trattato di Westphalia (1648), il De jure Belli (libri tres, Hanau 1598) di Alberico Gentili, il De Jure Belli et Pacis, ed il Mare liberum di Ugo Grozio, sono tra i migliori legati, che abbia trasmesso il secolo di cui parliamo alle età future. Felici se ritroveranno, più che nella polvere degli Archivî, nell'intimo della coscienza umana, anche il gran disegno di Enrico IV, e fondamento alla umana felicità cercheranno, non ne' bilanci di guerra ogni dì più onerosi, ma nella pace sicura e nelle “giustizie pie del lavoro!„

Come de' nostri Cari, che la morte c'invola, tornano a noi le imagini fatte più auguste e serene, e non i loro momentanei sviamenti, e gli sdegni fuggevoli, ma ci stanno dinanzi, in pura luce, le virtù, che al viver loro furono guida ed inspirazione; così de' secoli discesi negli ipogei della Storia, le età successive raccolgono in eredità la parte positiva e migliore, e quella come sacra eredità si trasmettono.

Perciò, quando, con armi ed arti diverse, sorgerà in cospetto all'Europa un nuovo Filippo II, Olanda e Spagna, testè nemiche da parere irreconciliabili, s'armeranno l'una per l'altra, e coll'Olanda, la Svezia muoverà contro quella Francia, ch'era stata sì lungamente alleata sua contro l'Impero. Le armi dell'Impero concorreranno esse medesime a difendere da Luigi XIV il nuovo Diritto, sancito a Munster e ad Osnabruok.

La vita Italiana nel Seicento

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