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III.

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Tra i primordi di Filippo II e quelli del potere personale di Luigi XIV corre un secolo stipato d'avvenimenti per modo, che il solo enumerarli chiederebbe troppo più tempo, di quanto possa dall'altrui pazienza concedermisi. Nè s'intende qui di quelle vicende della Filosofia, delle Scienze, dell'Arte, della pubblica Economia, che hanno co' fatti più propriamente politici, un alterno perpetuo vincolo di cagioni e di effetti; ma di soli gli eventi politici, i quali per altro, hanno tutti, in questo periodo, uno strettissimo legame colla dissidenza religiosa, suscitata dalla Riforma, ch'è di ciascun d'essi cagione, occasione, pretesto. L'Europa tutta, nel sistema politico della quale incominciano ora ad entrare, per effetto appunto della contesa religiosa, Danimarca, Svezia, Polonia, è divisa in due campi; nell'un de' quali stanno i Dissidenti e coloro che, avendo per nemici i nemici loro, se ne fanno alleati; nell'altro quelli, che o convincimento religioso o interesse politico induce a mostrarsi teneri della unità cattolica. Senonchè tal Potentato che cerca fuori l'alleanza de' Dissidenti, in casa sua li perseguita come ribelli; tale altro, che perseguita i Cattolici come ribelli, si procura fuori l'alleanza d'uno Stato cattolico; perchè, non libertà si vuole da Cattolici o da Dissidenti; ma esclusiva preponderanza della Confessione propria, oppressione dell'altrui entro i confini del proprio Stato.

Ond'è che, animati Principi e Popoli, Governanti e Ribelli, dal più eccitabile e comprensivo degli umani affetti, convinti di non aver via di mezzo fra l'opprimere e l'essere oppressi, vengono al conflitto con tutto il furore e tutte le forze loro; si valgono talora senza scrupolo di tutti i mezzi, per quanto condannati dalla Fede medesima che professano; perchè, con inumano sofisma, fingono a sè stessi posto fuori della Legge, che fanno procedere da essa Fede, chi da quella Fede o da quella Legge dissenta; poi, alterati i criterî, trattano in ugual modo l'avversario religioso e quello puramente politico, l'avversario politico ed il nemico personale. Di qui le congiure, in quel secolo sì frequenti, non meno contro gl'individui rivestiti di pubblici ufficî, che contro Repubbliche e Principati; di qui le giustizie, che malamente esercitate prendono aspetto di vendette; e le vendette, che usurpano le forme e la solennità della Giustizia; guerre condotte da briganti; brigantaggi che assumono importanza ed ampiezza di guerre vere e proprie; e ceppi, e roghi, e mannaie, che tutto improntano il secolo di una efferata tragicità.

La vita Italiana nel Seicento

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