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VI.

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E quando, a far giustizia, Repubbliche e Re non sdegnavano armare e stipendiare mani assassine, non fa meraviglia che la scure della Giustizia divenisse per contro lo strumento di private vendette, la pubblica ed ufficiale esecutrice di misfatti. Caterina de' Medici aspettò sino al 1574, ma riuscì pure finalmente, còltolo fra i Protestanti, a far decapitare sulla piazza di Grève il Montgomery, involontario uccisore di Enrico II. Giacomo I, odiator di Cattolici in Inghilterra, mendicante fuori l'alleanza e la parentela della cattolica Spagna, immolava agli sdegni spagnuoli lo importatore della patata, il colonizzatore della Virginia, arricchita da lui col tabacco; e la testa dell'antico favorito di Elisabetta, sir Walter Raleigh, come già quella dell'Essex, cadeva per mano del carnefice. Maurizio d'Orange traeva pretesto dalla disputa fra Gomaristi e Arminiani per mandare al patibolo, come reo d'aver difeso nel campo teologico la libertà morale, quel glorioso Barneveldt, che nel campo politico difendeva la libertà civile dell'Olanda contro le ambizioni orangiste (1619). Per le cagioni stesse imprigionavasi quel grandissimo Grozio, che, fuggito mercè l'accorta pietà della moglie, rifiutava di tornare in patria alle indegne condizioni propostegli. E se tanto osavasi nella Olanda repubblicana, non farà meraviglia che il Richelieu ponesse segno alle sue meditate e non fallibili vendette il Marillac, preconizzato per breve ora, nella Journée des dupes, a succedergli nel Ministero, e ch'egli colse nel 1683, e commise a Giudici, de' quali lo stesso Richelieu beffardamente ammirò l'acume, quando ebbero saputo scuoprire le concussioni, sotto il cui carico mandarono a morte quel valentuomo. A un altro valentuomo, al Bassompierre, sagace nel penetrare i riposti disegni del Ministro, costava la Bastiglia l'aver detto: Vous verrez, que nous serons assez fous pour prendre la Rochelle. Chiuderemo la serie col ricordare, notabilissimo fra gli altri, pel mistero che lo avvolse, per la mancanza d'ogni legale parvenza, per lo spietato modo in cui fu perpetrato, l'assassinio, che del Monaldeschi ordinò, nemmeno più Regina ormai, la mal lodata Cristina di Svezia.

Neanche gli orrori del parricidio fanno difetto alla lugubre età. Filippo II consegnava ai carnefici il vanitoso inetto Don Carlo, da cui temeva fosse un giorno sovvertita l'opera propria; e col convincimento d'aver fatto la pura necessaria giustizia, fra gl'incensi d'una devozione obbrobriosa, alloppiava i rimorsi. Ivan IV, in un impeto cieco, colla mazza ferrata che, barbarico scettro!, sempre aveva in pugno, spegneva il figlio prediletto, suo auspicato continuatore; e di questa, almeno, tra le sue efferatezze provò disperato ribrezzo.

Se tal gente, mossa da tali passioni, assuefatta a tali spettacoli, potesse esercitare con quella minore inumanità ch'è desiderabile il funesto dritto di guerra, e far dimenticare i sacchi, onde vanno sinistramente famose le guerre del secolo precedente (Brescia, Capua, Prato, Ravenna, Roma), lo dicano gli eccidî d'Anversa per mano degli Spagnuoli, onde per alcun tempo quella dei Belgi s'unì alla insurrezione dei Batavi; lo dicano le rappresaglie di quella guerra Moresca negli Alpujarras, che la pietà dell'arcivescovo Talavera si studiò indarno d'evitare; e l'atroce sacco di Magdeburgo, che lo spietato Tilly paragonava, gloriandosene, alla presa di Troja e di Gerusalemme; e quello di Mantova (1630), perpetrato dalle milizie imperiali del Collalto. Ben è vero che costoro non potevano aver letto ancora il libro del Grozio; il quale, invece, doveva pure esser noto a Luigi XIV quando, mezzo secolo dopo, calcando freddamente sotto il pie' superbo ogni legge d'umanità, egli ordinava le replicate devastazioni del Palatinato (1674-1689).

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