Читать книгу Agatone e la tragedia attica di fine V sec. a.C. - Beatrice Gavazza - Страница 14
Testimonianze I. La vita I.1. Identità, cronologia e carriera (testt. 1–6)
ОглавлениеTest. 1 (1 S.–K.)
Ath. V 216f–217a. 217a–b. b. c
216f–217a Ἀριστίων, ἐφ’ οὗ (a. 421/420) τὸ συμπόσιον (Xenophontis) ὑπόκειται συνηγμένον, πρὸ τεσσάρων ἐτῶν Εὐφήμου πρότερος ἦρξεν, καθ’ ὃν Πλάτων τὰ Ἀγάθωνος νικητήρια γέγραφεν
217a–b ὅτε γὰρ Ἀγάθων ἐνίκα, Πλάτων ἦν δεκατεσσάρων ἐτῶν. ὃ μὲν γὰρ ἐπὶ ἄρχοντος Εὐφήμου στεφανοῦται Ληναίοις (a. 416), Πλάτων δὲ γεννᾶται ἐπὶ Ἀπολλοδώρου (a. 430/429)
217b ἀπὸ δὲ Ἀπολλοδώρου καὶ τῆς Πλάτωνος γενέσεως τεσσαρεσκαιδέκατός ἐστιν ἄρχων Εὔφημος, ἐφ’ οὗ τὰ ἐπινίκια Ἀγάθωνος ἑστιῶνται.
217c ὅτι δὲ πολλὰ ὁ Πλάτων παρὰ τοὺς χρόνους ἁμαρτάνει δῆλόν ἐστιν ἐκ πολλῶν.
216f–217b Aristione, durante il cui arcontato [421/420 a.C.] si colloca lo svolgimento del simposio [di Senofonte], fu magistrato quattro anni prima di Eufemo, al tempo del quale Platone ha scritto che avvennero i festeggiamenti per la vittoria di Agatone
217a–b quando Agatone vinse, Platone aveva quattordici anni. Il poeta fu infatti incoronato vincitore alle Lenee sotto l’arcontato di Eufemo [416 a.C.], mentre Platone nacque sotto l’arcontato di Apollodoro [430/429 a.C.]
217b dall’arcontato di Apollodoro e dalla nascita di Platone, Eufemo è il quattordicesimo arconte, sotto il quale si festeggia con un banchetto la vittoria di Agatone.
217c che Platone faccia parecchi errori di cronologia, è chiaro da molti passi.
Interpretazione
Nel V libro dei Deipnosofisti Ateneo riferisce l’argomentazione proposta polemicamente da uno dei convitati, Masurio, contro le testimonianze a sostegno del valore militare di Socrate, attingendo a un filone di tradizione antiplatonica.1 Masurio discute la cronologia di alcuni eventi attribuiti alla vita di Socrate da Senofonte e Platone in opere filo–socratiche per dimostrare l’incoerenza delle loro informazioni, e considera le difficoltà cronologiche poste dal confronto tra il Simposio senofonteo e il Simposio platonico. Nell’argomentazione volta a smentire le notizie filo–socratiche, Masurio (V 216f) fissa i festeggiamenti per la vittoria di Agatone nel Simposio platonico sotto l’arcontato di Eufemo (417/416 a.C.) in occasione delle feste Lenee, che si tenevano nel mese attico di Gamelione, corrispondente a gennaio/febbraio.2 Diversamente dal testo di Platone (vd. test. 2), qui non si definisce la vittoria come la prima del poeta tragico.3 Stabilito che gli eventi narrati dal Simposio platonico si collocano durante l’arcontato di Eufemo, Masurio contesta l’attendibilità della testimonianza di Platone, che, nato sotto l’arcontato di Apollodoro (430/429 a.C.), appena quattordicenne al tempo dei festeggiamenti, non vi avrebbe preso parte (V 217a–c), ma avrebbe raccolto il racconto degli eventi solo molti anni dopo.
Sulla base di Ateneo, si è propensi a datare la vittoria di Agatone all’anno 417/416 a.C.; tuttavia, nonostante il riferimento alle Lenee, che pone l’evento nel gennaio del 416, parte della critica si è convinta ad attribuire la vittoria di Agatone all’agone delle Grandi Dionisie del marzo del 416.4 Come proposto da Lévêque, l’attribuzione dello svolgimento del Simposio platonico al 417/416 sotto l’arcontato di Eufemo nei Deipnosofisti si può spiegare con la lettura da parte di Ateneo o della sua fonte di uno scritto relativo ai risultati degli agoni drammatici ateniesi, ossia di una didascalia, menzionante l’anno della vittoria di Agatone.5 Che Ateneo o le sue fonti avessero accesso a documenti di questo genere è confermato dalla menzione nei Deipnosofisti (VI 235e) dell’opera Περὶ διδασκαλιῶν di Caristio di Pergamo, relativa, per quanto possiamo ricavare dai due soli frammenti superstiti, ad autori attivi ad Atene.6 Accettando l’ipotesi che la notizia sia attinta direttamente da una didascalia, dobbiamo ammettere che Ateneo abbia avuto accesso a informazioni attendibili sia sull’anno che sulla festa ateniese in occasione della quale la vittoria fu conseguita.
Test. 2 (2 S.–K.)
Plat. Symp. 173a. 175e. 198a. 194a–b
173a “(…) εἰπέ μοι πότε ἐγένετο ἡ συνουσία αὕτη”. κἀγὼ (Apollodorus) εἶπον ὅτι “Παίδων ὄντων ἡμῶν ἔτι, ὅτε τῇ πρώτῃ τραγῳδίᾳ (τῇ τρ. Athen.) ἐνίκησεν Ἀγάθων, τῇ ὑστεραίᾳ ἢ ᾗ τὰ ἐπινίκια ἔθυεν αὐτός τε καὶ οἱ χορευταί.”
175e (Socr. ad Agath.) παρὰ σοῦ νέου ὄντος οὕτω σφόδρα ἐξέλαμψεν καὶ ἐκφανὴς ἐγένετο πρῴην ἐν μάρτυσι τῶν Ἑλλήνων πλέον ἢ τρισμυρίοις.
194a–b ἐπιλήσμων μεντἂν εἴην, ὦ Ἀγάθων, εἰπεῖν τὸν Σωκράτη, εἰ ἰδὼν τὴν σὴν ἀνδρείαν καὶ μεγαλοφροσύνην ἀναβαίνοντος ἐπὶ τὸν ὀκρίβαντα μετὰ τῶν ὑποκριτῶν, καὶ βλέψαντος ἐναντία τοσούτῳ θεάτρῳ μέλλοντος ἐπιδείξεσθαι σαυτοῦ λόγους, καὶ οὐδ᾽ ὁπωστιοῦν ἐκπλαγέντος, νῦν οἰηθείην σε θορυβήσεσθαι ἕνεκα ἡμῶν ὀλίγων ἀνθρώπων.
198a (de Agath.) ὡς πρεπόντως τοῦ νεανίσκου εἰρηκότος καὶ αὑτῷ καὶ τῷ θεῷ.
173a “[…] Ma dimmi un po’, quando avvenne questa riunione.” E io [Apollodoro] dissi: “Noi eravamo ancora ragazzi, quando Agatone vinse alla [sua] prima competizione tragica, nel giorno successivo a quello in cui lui stesso e i coreuti celebrarono i sacrifici per la vittoria.”
175e [Socr. ad Agat.] da te che sei giovane così tanto [la sapienza] rifulse e si rivelò precocemente di fronte alla testimonianza di più di trentamila Greci.
194a–b Sarei davvero smemorato, Agatone, disse Socrate, se, visto il tuo coraggio e la tua forza d’animo nel salire sul palco insieme agli attori, e nel volgere lo sguardo di fronte a un pubblico tanto grande, quando eri in procinto di dare un saggio delle tue composizioni, senza alcun segno di agitazione, ora credessi che tu possa essere turbato da noi, poche persone.
198a Ritenendo che il ragazzo [Agatone] avesse parlato in modo adeguato a sé stesso e al dio.
Interpretazione
Il Simposio di Platone rievoca un incontro tra Socrate e altri personaggi tenutosi a casa di Agatone in occasione della sua prima vittoria negli agoni drammatici. L’evento si colloca cronologicamente negli anni immediatamente precedenti alla spedizione ateniese in Sicilia durante la guerra del Peloponneso.7
Si registra una divergenza della tradizione manoscritta di Symp. 173a rispetto ad Ateneo V 217c: nel primo passo si legge τῇ πρώτῃ τραγῳδίᾳ, lezione su cui concordano i codici, mentre Ateneo, in riferimento al passo platonico, omette πρώτῃ. La tradizionale interpretazione dell’espressione è ‘vinse con la [sua] prima tragedia’,8 dove per ‘tragedia’ s’intende l’insieme di opere presentate da Agatone al pubblico:9 in tal caso la prima vittoria di Agatone dovrebbe coincidere con il suo esordio come poeta tragico. Mette in dubbio il testo tràdito Butrica, che contesta la lezione τῇ πρώτῃ τραγῳδίᾳ, negandone la coerenza linguistica e ritenendo πρώτῃ una glossa.10 Butrica nota l’assenza di passi paralleli per il sintagma πρώτῃ τραγῳδίᾳ νικᾶν e trova invece paralleli per τραγῳδίᾳ νικᾶν (Eust. Od. 1.109.17 Stallbaum: ὁ Χῖος Ἴων τραγῳδίᾳ νικήσας Ἀθήνῃσιν), e τραγῳδίαν νικᾶν (Athen. I 3f: ὁ δὲ Χῖος Ἴων τραγῳδίαν νικήσας Ἀθήνησιν [~ Suda α 731; ι 487 Adler]). A differenza di Butrica, riteniamo tuttavia che la lezione tràdita τῇ πρώτῃ τραγῳδίᾳ ἐνίκησεν possa essere mantenuta nonostante l’assenza di paralleli: al posto di ‘vinse con la [sua] prima tragedia’, si può proporre la traduzione ‘vinse in occasione della [sua] prima competizione tragica’, ‘vinse alla [sua] prima competizione tragica’. La possibilità di intendere τραγῳδίᾳ con ‘competizione tragica’ è confermata dall’uso che troviamo in Eustazio e nella Suda in riferimento a Ione di Chio.11 Ateneo potrebbe avere omesso parte della citazione, come accade anche al passo V 217c, dove l’autore, sempre citando il Simposio platonico (172c 2), tralascia ταύτην ἣν ἐρωτᾷς, tramandato invece dai codici di Platone. Inoltre Symp. 175e, οὕτω σφόδρα ἐξέλαμψεν καὶ ἐκφανὴς ἐγένετο, ‘così tanto rifulse e si rivelò’,12 sembra alludere a un esordio. Concordiamo pertanto con la critica tradizionale nell’individuare l’occasione del Simposio nei festeggiamenti per la prima vittoria di Agatone.
Pur non tramandando alcuna datazione assoluta, il Simposio consente d’individuare il periodo in cui Platone colloca il convito e fornisce qualche informazione sull’età di Agatone in quel momento. La presenza di figure storiche note e il loro comportamento aiuta a posizionare l’evento nel tempo: l’intervento di Alcibiade, accolto come personaggio molto amato, riporta al periodo immediatamente precedente lo scandalo delle Erme e la spedizione ateniese in Sicilia (415 a.C.),13 in accordo con la datazione all’inizio del 416 fornita dalla test. 1. Agatone è qui definito νέος (175e) e νεανίσκος (198a). L’aggettivo νέος in ambito ateniese si applica, secondo Senofonte (Mem. I 2, 35), a tutti coloro che non hanno ancora la facoltà di far parte del Consiglio (ὅσουπερ, εἶπε, χρόνου βουλεύειν οὐκ ἔξεστιν), ossia coloro che non hanno raggiunto trent’anni (νεωτέροις τριάκοντα ἐτῶν), mentre νεανίσκος (o νεάνισκος), termine che Platone utilizza frequentemente (43 occorrenze, contando anche i dialoghi spuri), si trova riferito ad Agatone anche nelle Tesmoforiazuse di Aristofane (νεανίσκε v. 134), commedia da datarsi tra il 411 e il 410 a.C.14 Anche se Ippocrate (Ηebd. 5, ll. 22–26) definisce un’età massima di 21 anni per il νεανίσκος, per Lévêque νεανίσκος è sinonimo di νέος, sulla base del passo platonico νεανίσκος τις Παιανιεύς, μάλα καλός τε κἀγαθὸς τὴν φύσιν, ὅσον μὴ ὑβριστὴς [δὲ] διὰ τὸ νέος εἶναι (Euthyd. 273b).15 Seguendo questa interpretazione moderna, sia νεανίσκος che νέος dovrebbero essere attributi di uomini che non abbiano raggiunto i trent’anni di età: secondo le fonti, Agatone dovrebbe restare dunque sotto i trent’anni almeno fino al 411/410 a.C. L’altro termine che definisce il poeta è μειράκιον. Snell–Kannicht scorgono dell’ironia nell’affermazione di Socrate (Symp. 223a), quando questi chiama Agatone μειράκιον; diversi autori infatti, come Ippocrate (Ηebd. 5, ll. 16–22), Filone di Alessandria (Οpif.mund. 105, ll. 8–9), Plutarco (Brut. 27), Luciano (D.mort. 9, 4), Galeno (VI p. 162, ll. 2–5 Kühn) permettono di identificare il μειράκιον con un giovane uomo fino a circa vent’anni, e dunque appartenente a una fascia d’età più ristretta rispetto a quella che abbiamo attribuito ad Agatone considerando l’uso di νέος e νεανίσκος. Una soluzione alla questione anagrafico–terminologica è proposta da Davidson,16 che analizza il vocabolario usato nell’antichità per identificare le diverse fasce d’età dei giovani cittadini, concludendo che nell’Atene classica il termine μειράκιον, insieme a νεανίσκος, indicava in modo specifico i diciottenni–diciannovenni. Facendo riferimento a studi di carattere antropologico, Davidson puntualizza che nell’antica Grecia l’età della pubertà – quando ai soggetti maschili inizia a crescere la barba – era spostata di circa quattro anni in avanti rispetto all’epoca attuale, per cui in media i primi segni di barba sarebbero stati notati intorno ai 18 anni; una barba piena sarebbe spuntata solo verso i 20 anni.17 Caratteristica di un μειράκιον, o νεανίσκος, nell’Atene di V–IV sec. a.C. sarebbe stata pertanto l’assenza di una barba piena, cosicché la prassi di rasarsi da parte di un uomo adulto avrebbe comportato una somiglianza con la categoria dei μειράκια/ νεανίσκοι. Grazie ad Aristofane (test. 14) sappiamo che Agatone era solito rasarsi e apparire glabro; secondo Davidson, Platone non usa i termini μειράκιον/νεανίσκος come veri e propri indicatori di età, ma come ironiche allusioni all’aspetto giovanile di Agatone, dovuto all’assenza della barba.
Per quanto riguarda la questione della festa dionisiaca dove Agatone avrebbe riportato la sua vittoria, abbiamo anticipato sopra i dubbi della critica (vd. ad test. 1). Parte di essa ritiene che la vittoria di cui parla Platone non sarebbe stata ottenuta alle Lenee. In particolare, è Sider a proporre una lettura dell’opera platonica come la messa in scena delle Grandi Dionisie.18 Tra le altre argomentazioni, Sider analizza diversi passi del Simposio, individuati anche da altri studiosi.19 Si tratta (nell’ordine presentato da Sider) di: 1) 223c ἅτε μακρῶν τῶν νυκτῶν οὐσῶν; 2) 175e πρῴην ἐν μάρτυσι τῶν Ἑλλήνων πλέον ἢ τρισμυρίοις; 3) 194b ἐπὶ τὸν ὀκρίβαντα μετὰ τῶν ὑποκριτῶν κτλ.
Questi passi non supportano tuttavia delle argomentazioni stringenti. Per quanto riguarda il punto 1), Sider nega la presenza di un riferimento alle Lenee, interpretando il passo non in riferimento alla lunghezza delle notti in quel periodo dell’anno, ma al fatto che i convitati erano andati a letto tardi, e portando come parallelo un passo di Omero (Od. XI 373) dove l’espressione νὺξ δ’ ἥδη μάλα μακρή ha il significato di ‘la notte è ancora giovane’.20 L’aggettivo μακρός tuttavia si trova in testi dove è indubbio il riferimento al fattore astronomico della lunghezza delle notti. Un esempio si trova in Ippocrate (Reg. IV 68, 9): Ὁκόταν δὲ ἰσημερίη γένηται, ἤδη μαλακώτεραι αἱ ἡμέραι καὶ μακρότεραι, αἱ νύκτες δὲ βραχύτεραι, dove ἰσημερίη indica l’equinozio di primavera. Le fonti testimoniano che le Grandi Dionisie dovevano tenersi, almeno durante il periodo della guerra del Peloponneso, nei giorni dal 10 al 13 del mese di Elafebolione.21 Considerando che Elafebolione corrisponde al periodo marzo/aprile, i giorni dal 10 al 13 sono prossimi alla data dell’equinozio di primavera, che cade astronomicamente intorno al 21 marzo. L’appunto di Ippocrate sull’equinozio, quando ‘ormai le giornate sono più lunghe e le notti più brevi’, non solo attesta l’uso dell’aggettivo μακρός per indicare la durata delle ore di luce e di buio durante la giornata, ma è anche in evidente contrasto con la possibilità di riportare l’allusione del Simposio alla celebrazione delle Grandi Dionisie.
Il punto 2) interessa il pubblico di fronte al quale Agatone si è esibito il giorno della vittoria: πρῴην ἐν μάρτυσι τῶν Ἑλλήνων πλέον ἢ τρισμυρίοις (175e). La menzione di un pubblico di più di trentamila Ἕλληνες avrebbe per Sider due implicazioni: in primo luogo, gli spettatori non sono definiti Ateniesi, ma sono identificati con il termine in uso per i cittadini di una qualunque città greca. Vi sarebbe dunque un’allusione a un pubblico panellenico. Dagli Acarnesi di Aristofane, ai vv. 502–506 si apprende che alle Lenee non erano presenti ξένοι, stranieri (v. 505: κοὔπω ξένοι πάρεισιν), a differenza delle Grandi Dionisie. Inoltre, Eschine nell’orazione Contro Ctesifonte ricorda proclamazioni avvenute μάρτυρας τοὺς Ἕλληνας ποιούμενοι (41, 8), ἐναντίον ἁπάντων τῶν Ἑλλήνων (43, 7), proprio durante le Grandi Dionisie.22 In secondo luogo, la presenza di trentamila Greci, per Sider un numero molto alto di spettatori, sarebbe incongruente con l’affluenza di pubblico a una festa cittadina come le Lenee. Tuttavia, trentamila è il numero convenzionalmente usato già da Erodoto per calcolare i cittadini maschi di Atene.23 Dover nel suo commento al Simposio platonico segnala un passo delle Ecclesiazuse di Aristofane (v. 1132), dove si fa riferimento al fatto che la cittadinanza ateniese superava il numero di trentamila cittadini (πολιτῶν πλεῖον ἢ τρισμυρίων), per cui una simile cifra può essere associata anche a una festa di carattere prettamente cittadino, come le Lenee. Per quanto riguarda l’uso di Ἕλληνες anziché Ἀθηναῖοι, Dover non riscontra incongruenze tra la menzione di un pubblico di Ἕλληνες e il contesto lenaico.24 Se è vero che Aristofane fa riferimento all’assenza di stranieri alle Lenee (Ach. 504–507), bisogna però ricordare con Olson che il commediografo sta qui segnalando l’assenza non di stranieri in generale, ma degli alleati di Atene.25 Alle Lenee infatti non erano presenti stranieri in veste ufficiale di alleati, tenuti a portare in città il tributo (Aristoph. Ach. 505), ma non si può tuttavia dedurre un’assenza assoluta di stranieri. Discusso è per esempio il ruolo dei meteci, gli stranieri residenti in città, durante le Lenee. Nell’edizione Dübner lo schol. ΘDvP ad Aristoph. Plut. 953 afferma: οὐκ ἐξῆν δὲ ξένον χορεύειν ἐν τῷ ἀστικῷ χορῷ· παρὰ τοῦτο πέπαιχεν· ἐν δὲ τῷ Ληναίῳ ἐξῆν, con oscillazioni fra Ληναίῳ, Λιναίῳ, Λημίῳ nei diversi manoscritti. Chantry, nella sua edizione agli scolî del Pluto, considera corrotto il passaggio ἐν δὲ τῷ Ληναίῳ ἐξῆν e lo modifica in ἐν δὲ τῷ βαλανείῳ ἐξῆν; per il IV sec. a.C. resta valida l’informazione che i meteci potevano ricoprire la coregia, come riporta Demostene (XX 18–20),26 e che dunque vi erano stranieri residenti in città coinvolti nella preparazione degli agoni drammatici.
Per quanto riguarda il punto 3), già Bury aveva ipotizzato che l’espressione ἀναβαίνοντος ἐπὶ τὸν ὀκρίβαντα μετὰ τῶν ὑποκριτῶν κτλ. (194b) fosse un riferimento al προαγών che si teneva prima delle Grandi Dionisie, quando poeti e attori presentavano al pubblico la trama delle opere nell’Odeon di Pericle, parlando da una piattaforma.27 Le testimonianze di questa usanza (schol. Vat.Laur.g. ad Aeschin. III 145 Dilts; schol. VΓLhAld ad Aristoph. Vesp. 1109 Koster) non parlano di un palco detto ὀκρίβας; tuttavia, le definizioni assegnate ai termini ὀκρίβας (Hesych. ο 86 Latte s.v. ὀκρίβας; Suda ο 122s. Adler s.v. ὀκρίβας), ὀκρίβαντες (EM 620, 55–57) rimandano a una ‘piattaforma rialzata’, dove stanno e recitano attori e coreuti. Anche lo schol. vet. ad Plat. Symp. 194b2 p. 105 Cufalo spiega il termine ὀκρίβαντα come la piattaforma sulla quale gli attori tragici si confrontavano (τὸ λογεῖον ἐφ’ οὗ οἱ τραγῳδοὶ ἠγωνίζοντο κτλ.). Bury collega l’espressione ὀκρίβαντα in Platone con la notizia dell’esistenza di un προαγών prima delle Grandi Dionisie, e propone di vedere in Symp. 194b un riferimento alla presentazione da parte dei poeti tragici delle trame delle opere che di lì a poco sarebbero andate a concorrere in teatro. La funzione dell’ ὀκρίβας non sarebbe pertanto solo quella di ospitare la recitazione degli attori, ma avrebbe avuto anche altri usi a seconda delle necessità delle cerimonie teatrali. Le conclusioni a cui Sider giunge, sulla base delle considerazioni di Bury, poggiano sulla mancanza di dati riguardanti l’esistenza di un προαγών in occasione delle Lenee; ma l’assenza di notizie al riguardo non esclude la possibilità che una simile cerimonia si svolgesse anche prima di feste che non fossero solo le Grandi Dionisie, senza che ne sia stata tramandata la notizia.
Per concludere, considerando che né l’argomentazione della lunghezza delle notti, né quella del pubblico, né quella del προαγών sono decisive per affermare una vittoria di Agatone nell’agone delle Grandi Dionisie, si può accettare la testimonianza di Ateneo, fondata probabilmente su una didascalia (vd. ad test. 1), e attribuire la prima vittoria di Agatone, non ancora trentenne, alle Lenee del 416 a.C.
Test. 3 (3 S.–K.)
Plat. Prot. 315d–e
παρεκάθηντο δὲ αὐτῷ ἐπὶ ταῖς πλησίον κλίναις Παυσανίας τε ὁ ἐκ Κεραμέων καὶ μετὰ Παυσανίου νέον τι ἔτι μειράκιον, ὡς μὲν ἐγᾦμαι καλόν τε κἀγαθὸν τὴν φύσιν, τὴν δ’ οὖν ἰδέαν πάνυ καλός. ἔδοξα ἀκοῦσαι ὄνομα αὐτῷ εἶναι Ἀγάθωνα, καὶ οὐκ ἂν θαυμάζοιμι εἰ παιδικὰ Παυσανίου τυγχάνει ὤν.
E accanto a lui [a Prodico] sui letti vicini stavano Pausania, del demo di Ceramei, e con Pausania un giovane, che era ancora un adolescente, io sospetto d’illustre e nobile origine, e di sicuro di aspetto bellissimo. Mi parve di capire che il suo nome fosse Agatone, e non mi meraviglierei se fosse il ragazzo amato da Pausania.
Interpretazione
Nel Protagora Platone evoca un presunto incontro, avvenuto ad Atene, tra Socrate e i σοφισταί Protagora, Ippia e Prodico. Prima di raccontare il proprio confronto con Protagora, Socrate elenca gli ammiratori accorsi ad ascoltare i tre stranieri e accenna alla presenza di un ragazzo a lui sconosciuto, Agatone. Il passo offre informazioni interessanti per la cronologia di Agatone, per il suo status sociale e per la sua formazione.
Per quanto riguarda l’aspetto cronologico, tra gli ammiratori dei σοφισταί sono ricordati alcuni giovani aristocratici ateniesi28 tra i quali compaiono anche i figli di Pericle (315a) nonché Alcibiade (316a), definito πώγωνος ἤδη ὑποπιμπλάμενος, giovane uomo al quale ormai spunta la barba (309a–b). La presenza dei sofisti Protagora, Ippia e Prodico ad Atene e di Alcibiade in un’età da prima barba riporta l’ambientazione del Protagora agli anni immediatamente precedenti al 430 a.C.29 Agatone è qui descritto da Socrate come νέoς ἔτι μειράκιον. Come già discusso per la test. 2, il termine μειράκιον è adottato per indicare i giovani che rientrano in una fascia d’età compresa tra i quattordici e i vent’anni circa. A conclusione unanime della critica, Agatone non dovrebbe essere nato molto prima del 450 a.C., o nel momento evocato da Platone nel Protagora il poeta non sarebbe potuto rientrare nella definizione assegnatagli.
Socrate non conosce ancora Agatone, ed esprime alcune considerazioni dedotte dall’aspetto esteriore del giovane che sta sdraiato accanto a Pausania di Ceramei, un conoscente di Socrate. L’aspetto del ragazzo fa supporre a Socrate che si tratti di un giovane καλόν τε κἀγαθὸν τὴν φύσιν: simili espressioni riferite a giovani uomini sono frequenti in Platone. Così sono definiti Carmide (Charm. 154d), Liside (Lys. 207a), Clinia figlio di Assioco (Euthyd. 271b), Ctesippo (Euthyd. 273a).30 Queste espressioni sono comunemente riferite a giovani di famiglia aristocratica.31 Il legame tra la definizione di un ragazzo come καλός e ἀγαθός e la sua appartenenza a una casata di alto rango è testimoniato in particolare da un passo del Carmide (154e 1–4), dove traspare l’idea dell’esistenza di un legame tra l’espressione καλòς καὶ ἀγαθός e la nobiltà della famiglia di un giovane così caratterizzato. L’aspetto di Agatone doveva denunciarlo, agli occhi di Socrate, come un ragazzo di nobile famiglia. La considerazione successiva invece (τὴν δ’ οὖν ἰδέαν πάνυ καλός) ha carattere estetico e riguarda il solo aspetto fisico di Agatone.
Socrate suppone inoltre che il ragazzo sia il παιδικά, il ragazzo amato da Pausania del demo attico di Ceramei. Di quest’ultimo si hanno le prime notizie nell’opera platonica, e nella tradizione successiva a Platone il suo nome compare sempre legato ad Agatone.32 Il termine παιδικά nell’Atene classica è utilizzato come sinonimo di ἐρώμενος nel contesto dei rapporti erotici tra persone di sesso maschile e di età differenti (cfr. Ath. XIII 564a), e indica la persona che nella coppia suscita il desiderio erotico dell’altra; di norma è anche la più giovane tra i due.33 Agatone è presentato dunque negli anni immediatamente precedenti al 430 a.C. come un ragazzo ancora adolescente, allievo dei σοφισταί, di buona famiglia, di bell’aspetto, e legato da un rapporto erotico a Pausania di Ceramei, di cui è il παιδικά/ἐρώμενος.
Test. 4 (4 S.–K.)
Aristoph. Th. 29–32
Εὐριπίδης Κηδεστής Εὐ. Κη. Εὐ. Κη. | ἐνταῦθ’ Ἀγάθων ὁ κλεινὸς οἰκῶν τυγχάνει, ὁ τραγῳδοποιός. 30 ποῖος οὗτος Ἁγάθων; ἔστιν τις Ἀγάθων— μῶν ὁ μέλας, ὁ καρτερός; οὔκ, ἀλλ’ ἕτερός τις. οὐχ ἑόρακα πώποτε (οὐχ ἑόρακας πώποτε [Eur. cont.] Bentley, Wilson). |
Schol. R Aristoph. Th. 32 Regtuit: ἐπειδὴ οὐ πάλαι ἤρξατο διδάσκειν, ἀλλὰ τρίσιν (ἓξ Ritschl, Regtuit; πέντε Clinton, Dindorf) πρὸ τούτων ἔτεσιν (a. 414?).
Euripide Parente Eu. Pa. Eu. Pa. | Si dà il caso che qui abiti il famoso Agatone il poeta tragico. 30 Chi è questo Hagatone? Agatone è uno… Non è quello scuro, quello robusto, vero? Νo, è un altro. Non l’ho mai visto. |
Schol. R ad v. 32: Poiché iniziò a comporre non molto tempo prima, ma tre anni prima di ciò [a. 414?].
Interpretazione
Un dialogo tra il personaggio di Euripide e quello del suo Parente apre la commedia aristofanea delle Tesmoforiazuse. Il famoso poeta tragico Euripide, convinto che le donne ateniesi lo vogliano condannare a morte a causa della sua abitudine di portare in scena i vizi femminili, vorrebbe convincere il proprio collega Agatone a infiltrarsi nelle celebrazioni della festa delle Tesmoforie, riservate alle sole donne, per scongiurare il pericolo. Il Parente dichiara però di non conoscere Agatone. Più avanti Euripide spiegherà il motivo per cui ha bisogno dell’aiuto del collega: Agatone, così bello da sembrare una donna (vd. test. 14), potrebbe facilmente camuffarsi (vv. 97s., 130–145) e partecipare alle cerimonie riservate alle donne. Lo scolio al v. 32 propone una spiegazione per l’ignoranza del Parente, attribuendola al fatto che Agatone aveva iniziato la propria attività di poeta da tre anni.
Lo scolio pone una questione cronologica di difficile soluzione. Questi versi delle Tesmoforiazuse sono tramandati dal manoscritto R e dal suo apografo M.34 Gli scolî giungono attraverso il solo R, il quale, con una formulazione cronologica attestata solo in questo scolio, riporta il numerale cardinale τρισίν, tre, collocando l’inizio dell’attività poetica pubblica di Agatone (ἤρξατο διδάσκειν) tre anni prima (τρισὶν πρὸ τούτων ἔτεσιν) rispetto al momento della rappresentazione delle Tesmoforiazuse nel 411 a.C.35 Accettando l’informazione tràdita dallo scolio, bisognerebbe datare il primo concorso tragico di Agatone all’anno 414 a.C.; il dato non si concilia però con la notizia trasmessa da Ateneo relativamente alla vittoria di Agatone sotto l’arcontato di Eufemo, nel 417/416 a.C. (test. 1). Snell–Kannicht mantengono il testo tràdito e riportano due possibili spiegazioni per l’incongruenza cronologica:36 secondo la soluzione prospettata da Hoffmann, lo scolio farebbe riferimento alla prima vittoria di Agatone in occasione delle Grandi Dionisie (sulla partecipazione di Agatone agli agoni dionisiaci, vd. ad fr. 33);37 in tal caso, bisognerebbe presupporre che Agatone abbia vinto per la prima volta questo concorso nel 414 a.C. e che i commentatori antichi non prendano in considerazione, o non siano in grado di datare, la riunione del 416 descritta nel Simposio platonico (test. 2). Bisognerebbe inoltre ammettere che l’autore dello scolio abbia avuto accesso alle didascalie relative alle Dionisie degli anni considerati. La seconda ipotesi, avanzata da Clinton, implica un errore di lettura dello scoliasta e la conseguente corruzione del numero. Clinton propone in alternativa o di leggere πέντε, “cinque”, al posto di “tre”, oppure di alzare la data della commedia di Aristofane;38 la correzione di τρισίν in πέντε è accolta da Dindorf nella sua edizione degli scolî di Aristofane. Un secondo possibile emendamento al numero è suggerito da Ritschl, che pone ἕξ (sei) in alternativa a τρισίν; questa congettura è accettata da Regtuit.39
Per riassumere, le possibili soluzioni della questione sono: 1) il numero τρισίν non è corrotto, Agatone vinse per la prima volta il concorso delle Grandi Dionisie nel 414 a.C. e lo scoliasta fa riferimento a questa vittoria, ignorando quella alle Lenee del 416;40 2) il numero originale è stato modificato nel corso della tradizione;41 3) lo scoliasta sbaglia nel datare la prima vittoria di Agatone.42 Non ci sono argomenti stringenti a favore di una di queste ipotesi; si può mantenere il τρισίν della tradizione manoscritta ammettendo che lo scoliasta abbia avuto a disposizione informazioni incomplete a proposito della cronologia delle vittorie di Agatone.
Test. 5 (11 S.–K.)
Aret. schol. in Luc. rh.pr. 11 p. 178, ll. 16–24 Rabe (Cramer, An. Ox. 4, 269) ~ Aret. schol. in Plat. Symp. 172a7 p. 96 Cufalo (= p. 447 Greene)
Ἀγάθων τραγῳδίας ποιητὴς εἰς μαλακίαν σκωπτόμενος· | Ἀριστοφάνης Γηρυτάδῃ (fr. 178 K.–A.)· ἦν δ’ οὗτος Τισαμενοῦ παῖς Ἀθηναίου, παιδικὰ γεγονὼς Παυσανίου (<καὶ Εὐριπίδου> con. Cramer) τοῦ τραγικοῦ (TrGF I 255), μεθ’ οὗ πρὸς Ἀρχέλαον τὸν βασιλέα ᾤχετο, ὡς Μαρσύας ὁ νεώτερος (FGrHist 135 fr. 8). | ἐμιμεῖτο δὲ τὴν κομψότητα τῆς λέξεως Γοργίου τοῦ ῥήτορος, ὡς Πλάτων ὁ φιλόσοφος Συμποσίῳ (ὡς — Συμποσίῳ om. schol. in Plat.).
Agatone poeta tragico, schernito per la mollezza; | Aristofane nel Gerytades; questi era figlio di Tisameno di Atene, | diventato paidikà di Pausania, il poeta tragico, insieme al quale andò presso il re Archelao, secondo Marsia il Giovane. | Imitava l’eleganza dello stile del retore Gorgia, secondo il filosofo Platone nel Simposio.
Interpretazione
Si riconducono al bizantino Areta (IX–X sec. d.C.) due scolî di carattere biografico su Agatone.43 Lo schol. Plat. Symp. 172a, mutilo, è ricostruito sulla base del simile schol. Luc. rh.pr. 11, con cui condivide la fonte.44 Presumibilmente, lo scolio attinge a un’opera di carattere biografico. Mettauer e Greene, studiosi degli scolî di Platone, ipotizzano l’esistenza di una Vita Agathonis da cui sarebbe stato ricavato il riassunto, o parte del riassunto, confluito negli scolî di Areta.45 Mentre Mettauer non indica il possibile nome del compilatore, Greene invece attribuisce l’origine dell’annotazione a Esichio Milesio (VI sec. d.C.), autore di una raccolta di biografie di autori pagani (Ὀνοματολόγος ἣ πίναξ τῶν ἐν παιδείᾳ ὀνομαστῶν).46 L’autore della presunta biografia potrebbe aver attinto le proprie informazioni da lessici di κωμῳδούμενοι.47
Passando al contenuto, Agatone è ricordato come poeta tragico schernito da Aristofane nella commedia frammentaria Gerytades in merito alla sua μαλακία, ‘mollezza’, ‘delicatezza’ (vd. ad test. 8c* ad test. 24a–b). La datazione attribuita al Gerytades da parte della critica si stringe intorno agli anni 408–407 a.C.48 ed è presumibile che al momento della rappresentazione dell’opera Agatone non avesse ancora lasciato Atene; questo permetterebbe di datare il suo allontanamento al periodo compreso tra la messa in scena della commedia e la morte di Euripide in Macedonia, nel 407/406 a.C., se si accetta la tradizione riportata da Arriano della contemporanea presenza dei due poeti presso la corte macedone (vd. test. 15).
Sono poi fornite alcune notizie biografiche: la nascita del poeta da un ateniese, dal nome Tisameno;49 la relazione con Pausania, definito τραγικός; il trasferimento presso Archelao. Marsia il Giovane, al quale si assegna la composizione di una storia della Macedonia (i riferimenti ad Agatone erano presumibilmente inseriti in un discorso relativo alla Macedonia di Archelao), è citato come fonte in coda a quest’ultima informazione.50
La menzione di un ateniese Tisameno quale padre del poeta non aiuta a identificarne la famiglia, ma conferma la provenienza del poeta da Atene.51 La presentazione di Pausania come ἐραστής di Agatone trova riscontro nelle altre testimonianze (vd. testt. 3. 14. 16); suscita invece perplessità la sua definizione come τραγικός. Non abbiamo notizia di una simile attività per Pausania e già Ateneo (V 216f) affermava di non conoscere alcuna sua opera. Per risolvere l’incoerenza, Cramer ipotizza la caduta di καὶ Εὐριπίδου dopo Παυσανίου, appoggiandosi alla test. 15.52 Tuttavia, come rilevato da Snell–Kannicht, è Pausania ad accompagnare Agatone in Macedonia, e il relativo οὗ si deve riferire a Παυσανίου, che deve dunque trovarsi nella posizione più vicina al relativo stesso (vd. test. 16). Più probabilmente l’attribuzione di un’attività poetica a Pausania potrebbe essere un errore di Areta.53
Infine, lo scolio si conclude con un’indicazione circa l’elegante stile poetico d’impronta gorgiana (ἐμιμεῖτο τὴν κομψότητα τῆς λέξεως Γοργίου) di Agatone, testimoniato dal discorso del tragediografo nel Simposio platonico (vd. test. 21). Il sostantivo κομψότης, ‘eleganza’, è derivato dall’aggettivo κομψός54 ed è attestato per la prima volta in ambito retorico da Isocrate (XII 1 l. 7), secondo il quale un discorso caratterizzato da κομψότης sarebbe il contrario di un discorso composto con semplicità (ἁπλῶς); κομψότης implica pertanto un certo grado di elaborazione. L’attestazione del sostantivo nelle lettere pseudo–platoniche (358c 7) stabilisce inoltre affinità tra κομψότης e i sostantivi σοφία e δεινότης, termini ricorrenti nel linguaggio retorico definitosi tra V–IV sec. a.C. e associati ai σοφισταί, maestri e professionisti della retorica.55
Test. 6 (12 S.–K.)
Scholl. vett. RVMEΘBarb(Ald) Aristoph. Ra. 83a–c. 84c–d Chantry (cf. test. 8c*)
83a Ἀγάθων δέ (Ald):
α. οὗτος τραγῳδίας ποιητής. κωμῳδεῖται δὲ εἰς θηλύτητα. RV
β. οὗτος τραγικὸς ποιητής. ἐπὶ μαλακίᾳ δὲ διεβάλλετο. E(Ald)
83b Ἀθηναῖος, υἱὸς Τισαμένου. V
83c Ἀγάθων δὲ ποῦ’ στιν M:
α. οὗτος ὁ Ἀγάθων, κωμῳδοποιός, τῆς Σωκράτους διδασκαλίας. MEΘBarb(Ald)
β. ἦν δὲ καὶ † κωμῳδοῦ υἱός (κωμῳδοποιός coniecit Dindorf), † τοῦ Σωκρατικοῦ διδασκαλείου. V
84c οὗτος ἀγαθὸς ἦν τὸν τρόπον, καὶ τὴν τράπεζαν λαμπρός. VMEΘBarb(Ald)
84d φασὶν ὅτι τὸ Πλάτωνος “Συμπόσιον” ἐν ἑστιάσει αὐτοῦ γέγραπται, πολλῶν ἅμα φιλοσόφων παρ’ αὐτῷ καταχθέντων. VEΘBarb(Ald)
83a Agatone:
α. questi era poeta di tragedia. In commedia è schernito per l’effeminatezza.
β. questi era poeta tragico. Era ridicolizzato per la mollezza.
83b Ateniese, figlio di Tisameno.
83c E Agatone dov’è:
α. questo è Agatone, poeta comico, della scuola socratica.
β. [c’(?)] era anche † κωμῳδοῦ υἱός, † della scuola socratica. V
84c questi era buono di carattere e dava splendidi banchetti.
84d dicono che il Simposio di Platone sia stato scritto in occasione di un suo banchetto, quando, a casa sua, insieme sono presentati molti uomini amanti della sapienza.
Interpretazione
Negli scholl. vett. RVMEΘBarb(Ald) Aristoph. Ra. 83s. si trovano informazioni comuni anche ad altre testimonianze (vd. testt. 5. 8c*): Agatone fu poeta tragico, figlio di Tisameno ateniese, dileggiato nella commedia come effeminato e molle (εἰς θηλύτητα/ἐπὶ μαλακίᾳ; vd. ad testt. 5. 8c*. 24). Manca qui il riferimento esplicito ad Aristofane come fonte comica, che si può invece trovare in 8c*.
Per la definizione di Agatone come κωμῳδοποιὸς τοῦ Σωκρατικοῦ διδασκαλείου (vd. anche test. 8c*), il testo degli scolî si presenta tormentato. L’improbabile κωμῳδοῦ υἱός tramandato da V, il manoscritto che riporta gli scolî nella forma più esauriente, è emendato da Dindorf con κωμῳδοποιός sulla base degli altri manoscritti e della Suda. Snell–Kannicht notano «certe his e verbis concludi non potest Agathonem comicum fuisse», segnalando come erronee le conclusioni tratte da Tzetzes dagli scholl. vett. (Tzetzes schol. in Aristoph. Ra 83a, adn. ad 83a p. 726 Koster) sul fatto che Agatone fosse anche commediografo. Gli editori ipotizzano un emendamento del testo in ἦν δὲ καὶ κωμῳδοποιὸς <λέγων αὐτὸν> τοῦ Σωκρατικοῦ διδασκαλείου (‘c’era anche un poeta comico che lo definiva di scuola socratica’), sottraendo ad Agatone la qualifica di poeta comico.56 Furono probabilmente gli esegeti antichi ad attribuire ad Agatone una doppia attività poetica, tragica e comica, sulla base di un’interpretazione erronea del finale del Simposio platonico.