Читать книгу Agatone e la tragedia attica di fine V sec. a.C. - Beatrice Gavazza - Страница 7
2. Attività e opere
ОглавлениеLa carriera di Agatone inizia con una vittoria tragica alle Lenee del 416 a.C. (testt. 1. 2). Incerta è la vittoria in occasione delle Grandi Dionisie del 414 a.C. (test. 4; fr. 33). Irrisolta resta la questione sulla possibile paternità agatonea anche di drammi satireschi (fr. 23); deve invece certamente essere ricondotta a un errore dei commentatori antichi, sviati dal finale del Simposio platonico (223c–d, vd. test. 8c*), l’identificazione di Agatone anche come autore di commedie (test. 6). Non abbiamo altre notizie dirette di vittorie del poeta, ma dobbiamo ipotizzare diversi successi sulla base di alcuni elementi: la notorietà di cui Agatone godeva nel 411 a.C., anno di rappresentazione delle Tesmoforiazuse (test. 4); l’affermazione di Aristotele sul fatto che Agatone ‘in questo soltanto fallì’, nel comporre una tragedia di struttura epica (Poet. 18, 1456a 18 = test. 20); sempre di Aristotele, la notizia che la tragedia di argomento non mitico Antheus o Anthos di Agatone piacque molto (Poet. 9, 1451b 21 = fr. 2a); l’apprezzamento di Aristofane in Rane 84 (= test. 8a). L’invito in Macedonia da parte del re Archelao corona la carriera del poeta, che abbandona Atene prima della sconfitta della città nella Guerra del Peloponneso. Possiamo ipotizzare per questa fase macedone la composizione di opere encomiastiche nei confronti del sovrano, benché non siano attestate. Dei 34 frammenti tramandati sotto il nome di Agatone – tutti di tradizione indiretta – 11 provengono dalla raccolta di Stobeo: frr. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24 (quest’ultimo conservato anche da Apostolio, dal cod. Pal. [Vat.] 122 e da Massimo Confessore). 25 (conservato inoltre dal cod. Vind. Phil. 346). 26. 27. 28. Anche il fr. 29, tramandato sotto il nome di Agatone da Zenobio, può essere ricondotto alla tradizione delle raccolte di sentenze morali. Ad Ateneo dobbiamo 7 frammenti: 3 (anche in Eustazio). 4. 11 (anche in Clemente Alessandrino e Apostolio). 12. 13. 14. 15. Anche il fr. 3a, trasmesso da Plutarco nelle Quaestiones convivales, è riconducibile alla letteratura simposiale. Aristotele ci tramanda 6 frammenti, più uno spurio, conservati sia nelle opere dedicate alla poesia e alla retorica (Poetica, Retorica), sia in quelle di carattere etico (Etica Nicomachea, Etica Eudemia): frr. 2a. 5. 6. 7. 8. 9. [10]. Alla tradizione lessicografica siamo debitori di 4 frammenti, di cui uno dubbio: frr. 1 (Etymologicum Genuinum, Etymologicum Magnum ap. Reitzenstein). 2 (Anecdota Bekkeriana). 16a (Fozio). 30 (?) (Anecdota Bekkeriana, Fozio, Suda). Uno scolio alle Trachinie di Sofocle conserva il fr. 17. Discutibile è l’attribuzione, oltre che del citato fr. 30 (?), dei frr. 31 (?) (Dionigi di Alicarnasso). 32 (?) (citazione tragica il cui autore non è identificato dagli scolî in Aristofane, Ecclesiazuse). 34 (?) (presunta citazione tragica in Aristofane, Tesmoforiazuse). Anche il fr. 33 (Aristofane, Tesmoforiazuse) – che interessa l’eventuale stesura di drammi satireschi – è oggetto di discussione. Con ogni probabilità anche il fr. [16], come il già citato fr. [10], non è autentico. Dei frammenti attribuiti con sicurezza ad Agatone, solo i frr. 1. 2. 2a. 3. 3a. 4 sono trasmessi con il titolo.
Lo stato della tradizione e i luoghi letterari della ricezione consentono di tracciare una possibile storia dell’opera di Agatone: conosciuta ancora nella seconda metà del IV sec. a.C. da Aristotele, che ne fu un estimatore, dovette andare perduta nel suo complesso prima dell’inizio dell’attività degli Alessandrini, o eventualmente fu scartata proprio da questi. L’ipotesi si basa sul silenzio degli scolî alle Tesmoforiazuse (testt. 4. 21. 25. 27) trasmessi da R e risalenti agli studi dei filologi di Alessandria: ci si aspetterebbe, dato il carattere paratragico della commedia, che la presenza in scena di Agatone comportasse anche una ripetuta citazione della sua poesia in chiave comica; tuttavia, gli scolî non segnalano versi di paternità agatonea. Il fatto si può spiegare ammettendo che già gli Alessandrini non leggessero le tragedie di Agatone. Il suo nome non compare nemmeno nei cataloghi antichi dei tragici (TrGF I – Katalogen). La scomparsa dell’opera del poeta – così come in generale la perdita di un’ingente parte della produzione tragica ateniese – è presumibilmente dovuta al processo di canonizzazione della triade tragica composta da Eschilo, Sofocle ed Euripide, già evidente nelle Rane aristofanee del 405 a.C. Nel IV sec. a.C. si assiste a una sorta di sacralizzazione pubblica dei tre poeti e dei loro drammi: dal 386 a.C. fu possibile riproporre la rappresentazione delle opere più antiche, e negli anni ’30 dello stesso secolo furono redatti gli esemplari ufficiali contenenti i testi tragici della triade.1 Gli altri poeti tragici e le loro opere caddero così nell’oblio, e Agatone non fece eccezione. Ma prima del naufragio, le sue tragedie ricche di massime e di frasi esemplari – soprattutto in campo morale e retorico – fecero in tempo a cedere sentenze a raccolte che sarebbero invece sopravvissute attraverso i canali della scuola e degli studi retorico–linguistici.