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Giovedì 26 maggio 2009

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Destinazione California


Il viaggio verso LA continua tranquillo con Andrea che canta spensierato in sottofondo. Le sensazioni di tranquillità si scontrano con quelle irrequiete che prendono il sopravvento se solo penso che da domani ci troveremo soli a Los Angeles, senza auto, senza conoscere nessuno e soprattutto senza un vero e proprio piano.


Huntington Beach si trova sulla costa nord di Los Angeles ed è per antonomasia il paradiso dei surfisti. Ceniamo con i cugini di Mary, che si sono appena trasferiti sulle bianche spiagge di questa simbolica cittadina. Per la prima volta da quando siamo negli States riesco a mangiare qualcosa che non sia un hamburger: spaghetti alla carbonara, buoni anche se più che spaghetti sembrano zuppa per via della panna che li affoga. Sempre tramite Hotwire.com riserviamo la stanza per una notte all’Holiday Inn.

Ora, non mi aspettavo un castello vittoriano, ma questo è al limite del pittoresco: una torre alta illuminata da neon verdi, per la serie: “Benvenuti nel magico mondo del mago di Oz!”. Una volta all’interno però si rivela un hotel di tutto rispetto, anche se le finestre guardano sui cessi pubblici e l’arredamento fa invidia a una cinquantenne inglese in menopausa.

Mangiamo a Malibu e guidiamo un’oretta verso la Walk of Fame. Mentre passeggiamo per Hollywood, che dista anni luce dall’aspetto glamour con cui viene etichettato in film e pubblicità, cerchiamo di organizzare la nostra settimana, visto che Mary sarebbe ripartita la sera stessa. A questo punto ci ferma un tipo losco. A dire il vero sono io che mi fermo poiché mi stava parlando ed era frustrante non capire una mazza. Ci chiede se vogliamo fare un tour tra le case dei VIP di Beverly Hills. Io sono abbastanza convinto che possa essere una buona idea. Probabilmente la sedicente guida mi mostrerà la casa di uno spazzino e me la farà passare come Casa Jolie senza che io nemmeno me ne accorga, ma perlomeno non dovrò camminare. Andrea è un po’ scettico e Mary è contraria. Nell’ufficio dell’agenzia, ubicato in una strada secondaria, Mary spiega che siamo in cerca di un hotel e di un’auto in affitto.

Il responsabile, con inconfondibile accento messicano (Per Andrea è italiano) ci dà qualche consiglio: “You know, here good place, Motel 6 good place, you can find girls to pay!” (l’invito è fin troppo esplicito, ci sta letteralmente indirizzando in un quartiere a luci rosse). Facciamo finta di essere molto soddisfatti delle indicazioni e decidiamo di fare in ogni caso il tour. Mentre aspettiamo la nostra guida passiamo in un’Internet Point e riserviamo un hotel tramite Hotwire.com.

La prenotazione dell’hotel avviene online, a un costo bassissimo, ma non sapremo il nome dell’hotel fino a quando il pagamento non sarà stato effettuato. È una specie di roulette: scegli il numero di stelle, la zona, le comodità e la prenotazione è fatta. Pago. Risultato: Hilton Hotel a LAX.

Non male, pensiamo. Quattro stelle, parcheggi, internet, palestra (ci servirà per smaltire la pasta alla carbonara). Non male davvero. Durante il tour per Beverly Hills, l’autista, un po’ drogato e un po’ ubriaco (secondo me), fa delle battute con tono arrogante:

“Ah, venite della Svizzera! Ci sono un sacco di mucche...”. Punto sul vivo gli rispondo: “Scusa, ma da dove vieni tu?”. Lui: “Vivo a Los Angeles”.

E io: “Eh, non hai visto quante vacche ci sono qui in giro?”. Sono stato un po’ diretto, ma perlomeno ha smesso di fare dello humour.


La California è nota come la terra del sole, ma oggi sembra tutt’altro, dettaglio che rende il tour meno piacevole.

Prima di accompagnare Mary all’aeroporto, ceniamo con Rina, sua cugina, che per il suo compleanno ha deciso di fare una “cosetta intima” con una cinquantina di persone.

Un gruppetto di amici del cuore insomma. Non mangiamo nulla per evitare spese inutili. Ora che abbiamo pagato l’Hilton e l’auto a noleggio, siamo di nuovo al verde.

Una volta all’Hilton, capiamo che anche se l’Hotel è pulito ed elegante, non include tutti i comfort. Internet costa tredici dollari al giorno, il parcheggio venti e le receptionist sembrano uscite da una televendita dove nessuno compra i loro prodotti. Frustratissime. Le persone che aggiudicano le stelle agli hotel non sono più quelle di una volta.


Da domani comincerà la vera avventura: due svizzeri a Los Angeles completamente soli, o insieme, dipende dai punti di vista.

L'Oscar di Cioccolata

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