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Venerdì 3 luglio 2009

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Back to Vegas!


Ramon e Cristine gli Spagnoli, Daniele l’Italiano, Sheila, io, e il Turco alla guida. Sono le 13.30 e siamo tutti abbastanza affamati. Sheila, Cristine e Ramon ai fornelli alle prese con riso e bacon. Io invece decido di farmi un panino col burro d’arachidi. Una bomba calorica in grado di darmi abbastanza energia per reggere il viaggio. Dobbiamo partire ma l’ora di punta, le 15.00, sta per scoccare, mettendo seriamente a repentaglio la nostra possibilità di arrivare a un orario decente. Comincia a suonare una sirena assordante e ci accorgiamo che la casa è piena di fumo. Io come al solito mi agito, afferro il computer e corro a prendere le mie cose pensando a un incendio. Poi mi accorgo che le ragazze stanno cucinando con la ventilazione spenta, e dunque il bacon bruciato ha fatto scattare l’allarme antincendio. Sempre detto io, “donne ai fornelli”! Partiamo abbastanza in orario e siamo subito in strada, verso Las Vegas.

Recentemente ho scoperto che appena entro in un qualsiasi mezzo di trasporto, sarà per il rumore, sarà per il movimento, ma mi viene un sonno da orso. Dunque, per stare più comodo nel pick-up appena affittato, ho portato un cuscino. A un certo punto, il GPS ci fa cambiare strada e in men che non si dica ci ritroviamo in mezzo al deserto più abbandonato, il che ci incute un certo timore. La notte ci fa già compagnia, e presto vediamo le luci della città avvicinarsi. L’albergo è abbastanza carino, unico inconveniente: per risparmiare, un po’ da barboni (ma proviamo a giustificare questo calo di stile ricordando che siamo studenti) abbiamo riservato una stanza per tre persone per dormirci in sei, pensando che i letti sarebbero stati abbastanza grandi. Non è così. Abbiamo fatto qualche errore di calcolo: asciugamani, coperte e spazio non bastano. Prendo il telefono e chiamo la reception per vedere di prendere un’altra stanza. Costo: 400 dollari.

Riattacco senza rispondere. Tanto siamo a Vegas.

OK, un letto è mio. Voi altri arrangiatevi. Che aplomb organizzativo! L’ingegno nei momenti difficili non scarseggia mai: prendiamo i letti, li uniamo e decidiamo di dormirci orizzontalmente con la possibilità che qualcuno dorma per terra (non io chiaramente). Dopo quattro minuti esatti per le strade di Vegas, le ragazze cominciano a lamentare dolori alle scarpe. Mezz’ora dopo siamo a cenare, a pezzi, sotto l’insegna luccicante (in perfetto stile Las Vegas) di un McDonald’s. Torniamo a casa e proviamo a mettere in atto il nostro superpiano sulle posizioni da adottare per dormire comodi.

A parte il caldo, Cristine la Spagnola che russa, Sheila che mi ruba la coperta e Ramon lo spagnolo che si prende il mio cuscino, non è andata così male.

La mattina seguente ci mettiamo il costume, infradito e occhiale da sole e saliamo al ventiquattresimo piano, alla piscina. Ci chiedono i documenti, e furbescamente gli dò quello dello Spagnolo. Devo anche pagare 10$ perché gli uomini vengono tassati. Strano. Solo dopo qualche attimo capisco che si tratta di una piscina per nudisti/topless.

Ora anche la tassa per gli uomini ha un senso. Continuiamo la giornata in un centro commerciale dove Sheila fa shopping e io rasento il suicidio dalla noia. La sera ho riservato allo Stratosphere Restaurant, il Top Of The World, che si trova a trecento metri di altezza, per festeggiare il primo anno e due mesi con Sheila. Vista incredibile, anche se potrebbero spegnere l’aria condizionata, che verso la fine della cena mi ha portato a un grado quasi completo di surgelamento.

Sabato è il giorno dedicato al Gran Canyon. Cinque ore di auto con il Turco e l’Italiano che si alternano alla guida (a quest’ultimo, per ragioni di sicurezza, cerchiamo di impedire i parcheggi dal momento che ha dimostrato di avere qualche problema con i freni, come dimostra la testata che ho picchiato contro il finestrino alla sua prima frenata). Partiamo senza benzina, siamo nel deserto, non troviamo una stazione per riempire il serbatoio e la polizia ci fa accostare come nei film (anche se la macchina non era dietro nessun cartellone pubblicitario), ma alla fine arriviamo sani e salvi a destinazione. Nonostante la maestosità del posto, non essendo grandi amanti delle passeggiate e della natura, complice un po’ anche il caldo, torniamo a Long Beach quando il sole sta tramontando.

Ad aspettarmi non c’è il Russo. Il Russo non c’è più. Circa una settimana fa si è trasferito in un’altra stanza per stare con l’altra metà di Russia che è espatriata negli States. Chissà se mai lo rivedrò. Al suo posto ha traslocato Ramon lo Spagnolo, dunque posso dormire sonni tranquilli e riempire la pancia lasciando che sia lui a cucinare. Ora la vera piaga è:

La Turca: ha 19 anni ed è di Istanbul. Vive al piano di sopra con Cristine la spagnola, e quindi molto, troppo vicino alla nostra stanza. I primi giorni sembrava carina e simpatica, ma poi, è successo qualcosa. Un giorno tra le lacrime ci dice che ha mollato il suo ragazzo per la ragione che per eccellenza è cause di separazioni di coppia in Turchia (a quanto ci ha riferito lei): si è tagliato i capelli. Lei da allora beve birra da mattino a sera, viene a bussare la porta all’una di notte senza alcun motivo e si presenta affamatissima all’ora di cena. Un giorno, mentre Sheila ed io stavamo per cenare, ha bussato alla porta e ci ha detto:

“Ho fame, avete da mangiare?”.

Io, tra il turbato e il gentile: “Se vuoi, rimani a cena”.

“No, qualcosa di veloce, sto morendo di fame!”.

“Ehm, se vuoi ci sono dei biscotti…” (Con un sopracciglio alzato e l’altro basso).


“Hai birra?!”.

“No”.

Fatto sta che ha sneccato tutto e se n’è andata.

Un altro giorno mi sveglia alle 7.40 bussando alla porta. Io chiaramente stavo ancora dormendo come un pascià e mi presento in boxer. Mi dice (ed era martedì!).

“Sto malissimo, sono ubriaca!”.

“Ehm... E allora?”.

Non credo sia il momento più opportuno per farla sedere sul divano e improvvisare una sessione per alcolisti anonimi.

Un altro giorno ancora (è l’ultimo, ma potrei continuare per ore) Cristine la Spagnola nota che sull’albero di fronte alla stanza della turca c’è un peluche che penzola.

Cristine la Spagnola gentilmente le chiede:

“Ehm, hai per caso perso il tuo peluche?”.

“Ah no, ieri ero infuriata e l’ho lanciato dalla finestra...”.

(...?!?).

“Ah, eh, vuoi che... te lo riprendo?”.

“Naa... magari settimana prossima...” (...!?).

Ok, Russia Vs Turchia: Turchia in vantaggio.

L'Oscar di Cioccolata

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