Читать книгу L'Oscar di Cioccolata - Amos Sussigan - Страница 7

Venerdì 15 maggio 2009

Оглавление

Tempo di partenze. Ciò che non ti ho detto


Hai mai pensato a qualcosa intensamente? Così intensamente che quando apri gli occhi e ti trovi davanti una vecchia lettera impolverata, le pupille ti luccicano come se fosse oro? È come mi sentivo io. Prima.


Erano anni che entusiasta parlavo del mio futuro in America lavorando notte e giorno per realizzare il mio sogno. Sono le 8.15 del 15 maggio 2009, suona il campanello. Mio fratello Joy e la sua ragazza Manuela sono pronti per partire. Sheila, la mia ragazza, anche. Io invece un po’ meno. Scendiamo le scale, dove ci aspetta Paul, uno dei miei più cari e vecchi amici, pronto a caricare le pesanti valigie che contengono le rimanenze di una vita che non vivrò per molto tempo. Qualche lacrima sembra tenere il ritmo della pioggia che bagna I finestrini e durante il tragitto mi limito a leggere gli sms di buon viaggio, cercando di non incrociare lo sguardo di Sheila che sul sedile posteriore si asciuga le lacrime che non smettono di bagnarle le morbide guance rosa pallido.


All’aeroporto di Agno mi aspetta Andrea, che oltre ad essere un grande amico sarà il mio compagno di viaggio per le prime due settimane. Abbracci, baci indelebili, lacrime che mai ho visto prima. Ciao Ciao Ticino. Un volo corto, che cerco di ammorbidire con quattro o cinque pastiglie per dormire e con alcune pacche ad Andrea, che poveretto si sta sorbendo uno dei momenti più drammatici della mia vita, perlomeno fino al volo successivo. Da Zurigo ci imbarchiamo sull’aereo che ci porterà a Los Angeles. Provo a dormire. Non ci riesco. Guardo un film, ma metà lo vedo sfocato perché le lacrime non si asciugano. Ascolto un po’ di musica, ma è subito una tragedia greco-romana. Ciò che posso assodare della Swiss, è che ti rimpinza di cibo come fossi un maiale all’ingrasso. L’hostess passa per l’ennesima volta con l’idea di riempirmi di salatini e cioccolata, e io, con voce labile e svogliata e con i lacrimoni agli occhi, le rispondo che non ho fame. Non l’ho più rivista. Dopo undici interminabili ore, sbarchiamo nella “Sunny Los Angeles” pronti a prendere il primo volo per Salt Lake City.

Prima di imbarcarci, però, scopriamo di non avere i posti a sedere vicini, ed ecco che il dramma comincia a evolversi in tragedia. “Con chi sarò seduto? Se è sovrappeso? Se non si lava?”. Fortunatamente però, un assistente di volo visibilmente omosessuale decide di sistemarci vicini, visto il panico che rapidamente sta diventando generale.

Sono quasi le 22.00 e dopo circa venti ore di viaggio atterriamo a Salt Lake City. Nella capitale dello Utah ero stato qualche anno prima e vi avevo incontrato i miei zii e mia cugina Tessa. Parenti di lontanissimo grado, ma si sa, torna sempre comodo avere dei cugini in un paese come l’America, soprattutto se così gentili e ospitali. La notte è già calata e le luci della città rompono l’oscurità del cielo. Proprio in questo momento mi rendo conto di quante cose non ho mai detto a chi veramente amo. Non ti ho mai detto che se non esistessi la mia vita sarebbe bella la metà, che non avrei amici così preziosi, e non avrei raggiunto tutti i miei obiettivi. Se non fosse per te il mio carattere sarebbe mille volte più fragile, nei momenti difficili non avrei retto, non saprei cosa vuol dire essere amati e amare sul serio, e non saprei quanto è bello potersi fidare ciecamente di qualcuno. Se non fosse per te non saprei vedere le cose da altri punti di vista, non saprei che cos’è l’onestà, avrei sofferto di meno ma sarei cresciuto meno in fretta. Non ti ho mai detto che mille volte avrei voluto stringerti e dirti che non avrei voluto lasciarti andare, non ti ho mai detto che sei come un fratello. Non ti ho mai detto ti voglio bene così consciamente.

A volte per timidezza, per paura di essere giudicati, per timore di essere ritenuti deboli, omettiamo alcune piccole verità. Poi ce ne pentiamo.


Hai mai pensato a qualcosa intensamente? Così intensamente che quando apri gli occhi e ti trovi davanti anche solo una vecchia lettera impolverata, le pupille ti luccicano come se fosse oro? È come mi sento io ora. Ripensando a tutte quelle persone che mi hanno reso ciò che sono, che mi fanno vivere e che mi hanno permesso di scoprire quanto la vita possa dare. Poi un giorno, oggi, mi ritrovo dall’altra parte del mondo dove pensavo di trovare i miei sogni, e mentre rovisto tra le valige che passano sul nastro scorrevole, mi fermo, prendo un lungo respiro e mi rendo conto che quei sogni non esistono più. Sono oramai obiettivi che devo raggiungere a tutti i costi con lo scopo di rendere orgoglioso me stesso e soprattutto chi più amo. Dunque, eccomi qui.


Sospeso. Senza più sogni.

L'Oscar di Cioccolata

Подняться наверх