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NOTE.

[1] Schinella dei Collalto si diede alla Repubblica di Venezia nel principio del secolo XIV.

[2] Traduco dall'originale inglese il canto del Roger, perchè si vegga la conformità dei fatti, e perchè non manca di una certa originalità. Secondo lui il Conte sarebbe stato chiamato da lettere pressanti a Venezia; ma nel tempo che seguì il fatto che diede origine alla tradizione, i Collalto non s'erano ancora dati alla Repubblica, come appare alla nota precedente. Di qualche altra variante più o meno inesatta non faremo gran caso, giacchè sarebbe a desiderarsi che tutti i novellieri avessero altrettanto amore alla verità e rispetto all'Italia, quanta n'ebbe codesto poeta straniero. Ecco i versi:

COLL'ALTO.

Da questo speglio (la massiccia teca,

In cui gareggian le materie e l'arte,

Mostra che molte s'affacciaro in lui

Nobili dame del vetusto ceppo),

Da questo speglio, ora negletto, un giorno

Cosa apparì che ad un delitto atroce

Ed a lunghi dolori origin dette.

Da quel dì vi svolazza il vipistrello,

E se taluno al suo nemico impreca:

Sia la tua casa desolata, esclama,

Come Coll'Alto. —

I grigi merli infranti

Erge il castello sul pendìo d'un monte

Siccome un nido d'aquile, e prospetta

La tarvisina sottoposta Marca.

Il maggiordomo mi guidò nell'erma

Camera della dama ove dei prischi

Addobbi rimanea splendido avanzo

Qualche tappeto istorïato e i casi

Di Lancillotto e di Ginevra in mezzo

Alle selvette dei trapunti arazzi.

Argenteo arnese al mulïebre sacro

Mattutin culto v'ammirai pur anco

Di cesel fiorentino opra vetusta,

Ove putti e delfini, e frutti e fiori

Mescea forse Ghiberti e Benvenuto.

Dal soffitto pendeva aurata gabbia,

Dove loquace peregrino augello

L'ale agitando di smeraldo, al cenno

Della padrona modulava il canto

Che a lei piacesse. —

Il maggiordomo, i radi

Grigi crini scotendo, i fasti antichi

Mi narrava e i mirabili portenti

Propagati nel vulgo. Il sol cadente

Io mirava frattanto, ed ei seguìa.

Avea, gran tempo è corso, una leggiadra

Damigella a lei cara, e cara a tutti

Per l'alma ingenua e come giglio pura.

Eran cresciute insieme, e alcun mirando

La giovinetta e i suoi modi soavi,

Mormorava tra sè: non è costei

Nata in sì basso ed umil loco. Un vago

Amor di solitudine, un istinto

Di peregrine fantasie nel folto

De' bruni boschi la traea sovente.

Onde chi la vedeva errar solinga

Nell'ora istessa, candida la veste,

Candido il viso, la chiamò col nome

Di Donna Bianca.... ma che vado io mai

Novellando, o signor? Già cade il giorno. —

Su quella sedia assisa era la dama,

Su quella sedia stessa, e dietro a lei

La vaga ancella le annodava in molli

Trecce la chioma. — Da quell'uscio il Conte

Apparì d'improvviso, e da pressanti

Lettere d'Adria alla ducal cittade

Pur mo' chiamato, a congedarsi prese

Dalla nobile sposa.

Ahi! ma non era

Per la sposa lo sguardo ed il sorriso,

Segno di mutua intelligenza arcana

Che alla gelosa dama in quel momento

Lo speglio rivelò! — Chi sa? Fu forse

Un demone crudel che si frappose

Fra il lucido cristallo, e gli occhi suoi.

Un demone crudel che si diletta

Volgere in fiel le brevi gioie umane!

Vide, o veder credette — ed all'offesa

Rapida, atroce, in quella notte istessa

Susseguì la vendetta. Anco la luna

Dal monte Calvo non sorgea, nè 'l lupo

Cominciava a ulular sotto la torre,

Che la infelice giovanetta a forza

Era tratta a morir!

Stilla di sangue

Non fu versata, nè veleno od altro

Mortifero strumento indizio diede

Dell'orrendo supplicio a cui soggiacque.

Non un capello le fu torto: fresca

Siccome un fior, piena di vita, calda

Del primo foco giovanil, murata, —

Murata fu nella parete, ed orma

Pur non rimase dell'orribil tomba

Che viva e palpitante la rinchiuse,

Rifatta a piombo e a squadra!... Or se vi aggrada

Visitar la funerea cappella,

Di grado in grado scenderem.

La notte

Nella marmorea nicchia immota e bianca,

Qual se le pietre innanzi a lei sien tolte,

Ricomparisce in atto di preghiera

E lieve lieve.... voi ridete? Oh! fosse

Pur una fola l'apparir di lei! —

Lieve dal marmo si distacca e fugge

A traverso le selve e le montagne

Come spirto ramingo. Il cacciatore

Che il dì precede, o il boscaiuol che all'opra

S'affretta, spesso la sorprende e grida,

Segnandola da lungi: È Donna Bianca!

Roger Italy.

[3] Vedi il Muratori e il Verci: Storia della Marca Trivigiana.

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