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LIBRO PRIMO
CAPITOLO XVIII

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Dove si tratta del reggimento della casa de' Trinci e della cittá di Foligno.

        – O vano e rio e traditor Cupido,

        nelle promesse iniquo ed infedele,

        morto sia io, se piú di te mi fido!


        Che tu non se' piatoso, ma crudele,

    5 e come falso il tosco amaro ascondi

        nella dolcezza d'un poco di mèle.


        Perché, o falso e rio, non ti confondi

        aver tradito me, che li miei passi

        seguíto han dietro a' tuoi sempre secondi?


   10 e tra li scogli e tra li duri sassi

        condotto m'hai, con tue promesse ladre,

        tra lochi montuosi e lochi bassi?


        Non è venusta dea tua falsa madre;

        anche è pellice obbrobriosa e sozza,

   15 nemica a tutte l'opere liggiadre.


        Io prego che la lingua gli sia mozza

        a chi ti chiama e chiamerá mai dio;

        ché chiunque il dice, mente per la strozza. —


        Quando queste invettive dicea io,

   20 una dea venne innante a mia presenza,

        saggia ed onesta, coll'aspetto pio.


        «Io son nel ciel la quarta intelligenza —

        avea nel manto e nella fronte scritto: —

        Minerva manda me, dea di scienza».


   25 E bench'io avessi el cuor cotanto afflitto,

        quand'io la vidi presso me venire,

        m'inginocchiai, ché prima stava io ritto.


        Benignamente a me cominciò a dire:

        – Dimmi, per qual cagion tu ti lamenti?

   3 °Chi t'ha condotto in sí fatto martíre? —


        Ed io a lei: – Li falsi tradimenti

        del rio Cupido lamentar mi fanno:

        egli m'ha indutto in cotanti tormenti.


        E se saper tu vuoi il mio affanno,

   35 ed egli ed una ninfa m'han tradito,

        usando meco falsitá ed inganno.


        S'io fossi con Minerva insú salito

        nel regno suo, ella mi promettea

        il ben, il qual contenta ogni appetito.


   40 Ed io lassai l'andar con quella dea

        per l'amor di Cupido, e tornai vòlto

        nella ruina d'esta selva rea. —


        Rispose quella con benigno volto:

        – Minerva a te mi manda ed anco Ilbina,

   45 ch'io ti tragga del cammino stolto.


        Degno è chi dietro al folle Amor cammina

        e chi nel suo voler fonda sua voglia,

        che cada in precipizio ed in ruina.


        Tu stesso se' cagion della tua doglia,

   50 da che sapei che donna ha per usanza

        ch'ella si volta e move come foglia.


        Ahi, quanto è stolto chi pone speranza

        in cosa vana! ché, quando si fida,

        quand'ella manca, ancor egli ha mancanza.


   55 Non sai che 'l folle Amor sempre si guida

        dietro a Concupiscenzia, e di lei è figlio

        quei che coll'arco l'amador disfida?


        E questo, se non ha el mio consiglio,

        convien che erri e come cieco vada

   60 smarrito per le selve in gran periglio.


        Ma, se tu vuoi tornar in tua contrada,

        séguita me, ed io sarò tua scorta;

        e riporrotti nella dritta strada. —


        Da quella selva tanto errante e storta

   65 mi pose nella via, la qual conduce

        dov'è della virtú la prima porta.


        Ivi parlommi e disse la mia luce:

        – Per questa via ritroverai Topino,

        che ad onta il trapassò il grande duce.


   70 E dietro al tuo signor movi il cammino

        (per U e go, e per quel nominollo,

        ch'a Pier fu nel papato piú vicino).


        A lui e a' suoi passati il grande Apollo

        diede per segno due mezzi destrieri

   75 con redini vermiglie intorno al collo,


        in campo bianco, a teste vòlte, e neri;

        ed a' suoi descendenti il fiero Marte

        per gran virtú promesso ha fargli interi.


        Come si trova nell'antiche carte,

   80 di Tros di Troia un suo nepote scese,

        detto anche Tros e venne in quella parte


        ad abitare in quel nobil paese,

        ove il Topino e la Timia corre:

        tanto l'amor di quel bel loco il prese.


   85 E Troia dal suo nome fece porre,

        chiamato or Trieve, ché antico idioma

        si rinovella e mutando trascorre,


        tanto che Persia Perugia si noma,

        e Spello in prima fu chiamato Specchio:

   90 cosí un vocabol su nell'altro toma.


        E questo Tros poi in quel tempo vecchio,

        Flamminea pose al nome della stella,

        che a battaglie influir non ha parecchio.


        Flamminea chiamò la cittá bella,

   95 ché «flammeo» è chiamato Marte fèro:

        cosí l'astrologia ancor l'appella;


        ché Marte avea promesso far intero

        il segno de' cavalli in campo bianco:

        però cosí nomarla ebbe pensiero.


  100 La cittá il nome e 'l loco mutò anco;

        e fo Flamminea Foligno nomata,

        perché l'antichitá sempre vien manco.


        Ed in quel loco anch'è la strada lata,

        la via Flamminea ed or detta Fiammegna:

  105 cosí da' patriotti ora è chiamata.


        Da questo Tros vien la progenie degna

        de' troian Trinci, ed indi è casa Trincia,

        che anco ivi dimora ed ivi regna.


        E costui anco tutta la provincia

  110 Asia cosí chiamò dall'Asia grande,

        com'uom che nuovo regno a far comincia.


        E, se certezza di questo domande,

        quivi è 'l monte Soprasia cosí detto,

        che sopra a quella patria piú si spande.


  115 Da questo scese il prence, a cui subbietto

        amor t'ha fatto e l'influenzia mia,

        quando prima spirò nel tuo intelletto.


        Come andò Paulo alla man d'Anania,

        al magnanimo torna, che detto aggio,

  120 ove mai porte serra cortesia. —


        Andai al mio signor cortese e saggio;

        e come alcun domanda ond'altri vène,

        cosí mi domandò del mio viaggio.


        Risposi a lui: – Seguíto ho vana spene

  125 del rio Cupido, ed egli mi condosse

        tra selve e boschi con acerbe pene.


        Ivi saría smarrito, se non fosse

        che una donna venne a me davanti,

        ed ella a te tornar anco mi mosse. —


  130 E poscia che gl'inganni tutti quanti

        gli dissi di Cupido, e come foi

        con lui tra' boschi per diversi canti,


        di dea Minerva gli ragionai poi

        e come m'invitò e fui richiesto

  135 ch'andassi seco alli reami suoi,


        e che Cupido, quando vide questo,

        egli e la madre sua mi fecer segno,

        tal ch'io tornai al bosco sí molesto.


        Rispose a questo quel signor benegno:

  140 – Come l'animo tuo tanto sofferse

        non seguitar Minerva all'alto regno,


        da che ella t'invitò e ti proferse

        il carro suo eccellente e di splendore,

        e d'essere tua guida anco s'offerse?


  145 Non sai che ogni senno e buon valore

        vien dal suo regno e che da lei procede

        ciò che per probitá s'acquista onore?


        Prego, se mai a me avesti fede,

        che questo regno tu vadi cercando;

  150 ché poi io vi verrò, s'ella il concede. —


        Che risponder dovea a tal domando

        se non: – Farò, signor, ciò che m'hai imposto,

        ché ogni priego tuo a me è comando? —


        E, perch'egli ad andarvi era disposto,

  155 questo, a cercar di quel regno felice,

        mi diede piú fervor ad andar tosto,


nel tempo che 'l seguente libro dice.


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