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LIBRO PRIMO
CAPITOLO VI

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Della caccia del cervo per la gara della ghirlanda tra Lisbena e Lippea.

        – O dea Diana, o figlia di Latona,

        discerna tua prudenza e tuo gran senno

        chi di noi due debbia aver la corona. —


        Diana, udito questo, fece cenno

    5 che l'una e l'altra andasse a dea Iunone

        con riverenza; ed elle cosí fenno.


        Lisbena in pria, che crede aver ragione,

        umilemente abbassa le ginocchia;

        e mosse po' a Iunon questo sermone:


   10 – O del gran Iove mogliera e sirocchia,

        mira l'onor della mia compagnia,

        mira se ho ragione, e bene adocchia.


        Io trassi alla corona alquanto pria;

        e poi Lippea; ma non trasse ad ora,

   15 ché giá pel colpo ell'era fatta mia. —


        Lippea incontro a questo dicea ancora:

        – O alta Iuno, a cui il sommo impero

        ha dato Iove, e sei con lui signora,


        se ben si mira qui a quel ch'è vero,

   20 Lisbena e le compagne vedran forse

        che 'l colpo suo non fu ritto e sincero,


        che diede alla grillanda e sí la torse,

        perocché la toccòe; ed io, in quel mentro

        ch'ella voltòe, la mia saetta porse


   25 un poco dopo lei e ferii dentro,

        e con tanta misura al segno diedi,

        che la mia polsa andò per mezzo il centro.


        Però ti prego pel carro ove siedi

        e per l'amor che porti all'alto Iove,

   30 che la corona bella a me concedi.


        Se 'l priego mio, signora, non ti move,

        movati il sacro cor, che teco viene:

        che abbiam perduto non si dica altrove. —


        Iunon rispose: – A Diana appartiene

   35 giudicar questo e che la pace pogna

        tra te e Lisbena; e cosí si conviene. —


        Diana a questo: – Ancor pugnar bisogna

        un'altra volta; e la qual parte vince,

        abbia l'onore, e l'altra la vergogna.


   40 Un cervio sta non molto lontan quince

        con corni grandi, e 'l dosso ha tutto bianco,

        se non c'ha i piè macchiati come lince.


        Questo in la selva è stato sempre franco,

        ché mai non lo lasciai morder dai cani,

   45 né da persona mai ferire unquanco.


        Io manderò miei fauni e miei silvani,

        che menin questo cervio su nel prato,

        e sia lasciato in mezzo a questi piani.


        E tu, o Lippea, li porrai da un lato

   50 con le tue ninfe e con le tue compagne,

        con quante e quali e come a te sia grato.


        Lisbena ancor per piani e per montagne

        porrá le ninfe mie dall'altra parte;

        e se addivien che il cervio tu guadagne,


   55 piaccia a Iunon volere incoronarte.

        Ma se le ninfe mie vincon la caccia

        o per ingegno o per forza di Marte,


        anco Lisbena incoronar gli piaccia,

        non per lei tanto, ma per le sorelle,

   60 che per vergogna stan con rossa faccia. —


        Le ninfe di Iunon gentili e belle

        si mostrôn d'accettar volonterose

        con arditi atti e con pronte favelle.


        Allor Diana a sei silvani impose

   65 che menassero il cervio; ed ei menôllo

        su delle ripe e delle vie scogliose,


        con una fun legato intorno al collo;

        poi fu lasciato sciolto presso al fonte,

        ch'era sacrato alla suora d'Apollo.


   70 – Su su, sorelle, circondate il monte

        – dicea Lippea, – e prendete la costa

        con archi e spiedi coll'acute ponte.


        Ognuna attenta sia nella sua posta:

        co' can correnti dietro alli cespogli,

   75 come chi sta in aguato, stia nascosta.


        E tu, Tirena, va' 'ntorno a li scogli

        con cento ninfe: sai ch'io mi confido

        in tua virtú; però mostrar la vogli.


        Sí come io accenno o col mio corno grido,

   80 cosí con quelle cento mi soccorre,

        co' cani alani e col tuo arco fido.


        Perché, se 'l cervio suso al monte corre,

        di lá dall'altra valle non trapassi,

        lassú, Ipodria, tu ti vogli porre


   85 e con ducento ninfe prendi i passi:

        con can mastini e con cani levrieri

        fa' che lo pigli e che passar nol lassi.


        Or ora essere accorte è ben mestieri;

        acciò che onore abbia la nostra dea,

   90 mostriam la forza de' nostri archi fieri. —


        Non men Lisbena ancora disponea

        la schiera sua e facevala forte

        con modi e con parol, ch'ella dicea.


        – Sorelle, ora conviene essere accorte;

   95 ora convien mostrar nostro valore;

        ch'altri che noi di caccia onor non porte.


        Ora si vederá chi porta amore

        a dea Diana e se siete valente,

        sí che di questa caccia abbiamo onore.


  100 O Lisna bella mia, va' prestamente

        sopra del monte e circonda la cima

        con cento ninfe: e state bene attente.


        Credo che 'l cervio lí correrá prima:

        abbiate cani e spiedi, ché non varchi

  105 di lá dal monte verso la valle ima.


        Chi per la costa discorra cogli archi,

        chi di lanciotto e chi di duro spiedo,

        quando fia l'ora, la sua mano incarchi.


        Alconia, te per principal richiedo,

  110 che stii con cento ninfe in su la piaggia;

        ché 'l cervio lí verrá, sí come io credo. —


        Quando ordinata fu la schiera saggia,

        e fu ognuna nel loco che vòlse

        quella di Iuno e della dea selvaggia,


  115 la bella Iris i gran cani sciolse

        d'intorno al cervio abbaianti e feroci;

        ed ei fuggí e ver' Diana volse.


        Le ninfe sue alzôn liete le voci,

        gridando fortemente: – Ad esso, ad esso

  120 con le saette e coi passi veloci. —


        Le lor verrette scoccavano spesso;

        e 'l cervio corre e su lo monte sale;

        e dietro i can correndo vanno appresso.


        E poi che giunto fu nel piano equale,

  125 passato arebbe il monte, se non fosse

        che Lisna bella gli die' d'uno strale.


        Allora quello addietro alquanto mosse,

        ed un fier can mastin gli prese il volto,

        e Marsa ninfa d'un dardo il percosse.


  130 Per questo il cervio, alla man destra vòlto,

        ver' quelle di Iunon fece l'andata;

        e questo a Lisna bella increbbe molto.


        Ipodria bella, tutta rallegrata:

        – Fa' – disse, – o Iuno, che vinciam la festa;

  135 dá' or questa vittoria a tua brigata.


        L'aspere ninfe della dea foresta

        non l'han saputo aver, ma s'è fuggito:

        però è degno che perdan l'inchiesta. —


        Quando quel cervio presso a lei fu ito,

  140 d'un fiero dardo gli passò la spalla,

        tal che egli a terra cadde giú ferito.


        Come che gente alcuna volta balla

        per la vittoria, che giá aver si spera,

        e poi si scorna se l'effetto falla;


  145 cosí fên quelle, ché Lisbena, ch'era

        dall'altra parte, disse: – Abbi memoria,

        o dea Diana, della nostra schiera:


        fa' che le ninfe tue abbian la gloria

        di questa caccia, acciò che non sia ditto

  150 ch'altri che tu ne' boschi abbia vittoria. —


        Per questo il cervio si levò su ritto;

        ché quelle di Iunon non eran corse

        insino a lui, ma sol l'avean trafitto.


        Poi per la costa giú correndo corse

  155 per gire al fonte, che stava a rimpetto;

        ma Lisna, quando di questo s'accorse,


        un legno attraversò 'n un passo stretto

        lá onde convenía ch'egli passasse;

        e quel correndo vi percosse il petto.


  160 Lisbena in quello d'un dardo gli trasse

        nel fianco manco e passò l'altro canto,

        onde convenne che 'l cervio cascasse.


        L'aspere ninfe s'allegraron tanto,

        quanto si possa dir, ognuna certa

  165 che d'aver vinto si potea dar vanto.


        Tagliôn la testa, e di bei fior coperta

        portavanla a Diana, e lei fe' segno

        che a dea Iunon ne facessero offerta.


        Ella accettò con aspetto benegno:

  170 Lippea e le compagne il volto basso

        tenean d'ira e di vergogna pregno,


ché 'l lor pensier era venuto in casso.


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