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LIBRO OTTAVO
CAPITOLO VI
Politia ecclesiastica di queste nostre province per tutto il decimo secolo insin alla venuta de' Normanni
Principato di Benevento

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Il Principato di Benevento, non meno che quello di Capua, meritava ancora quest'onore; la sua estensione sopra tutti gli altri Principati e Ducati maggiormente lo richiedeva. Quindi si vede sopra tutti i Metropolitani del nostro regno, l'Arcivescovo di Benevento aver ritenuti ancora più Vescovi suffraganei. Fu pure un'anno appresso nel 969, innalzato Benevento dallo stesso Pontefice Giovanni XIII, ad esser metropoli: e siccome era quella riputata capo d'un sì ampio Principato, così secondando la politia della Chiesa quella dell'Imperio, si vide il Vescovo di Benevento Capo di tutte le Chiese del suo Principato. Fu in grazia dell'Imperador Ottone e del Principe Pandulfo costituito Arcivescovo di Benevento Landolfo, a cui Papa Giovanni concedè il Pallio, ed il titolo di Metropolitano[115]. Ciò che di particolare si osserva in questa Chiesa si è, che il Vescovo beneventano prima d'essere innalzato al grado di Metropolitano, ebbe Siponto, e molte altre Chiese cattedrali a se soggette. Egli fu il più favorito non men da' Pontefici romani, che dagli Imperadori, e da' suoi Principi di innumerabili prerogative e privilegi. Costui un tempo videsi fregiato di quelle due insigni prerogative, le quali oggi al solo Pontefice romano sono riserbate, cioè di portar la mitra rotonda a guisa dell'antica Tiara pontificia con una sola corona fregiata d'oro; e di portare, mentre andava visitando la provincia, il Venerando Sacramento dell'Altare; ed ora pur ritiene a guisa de' romani Pontefici l'uso di segnare col sigillo di piombo le sue Bolle. Un tempo l'Arcivescovo di Benevento ebbe la temporal Signoria della città di Varano con molte altre terre e castelli, ed esercitava giurisdizione in molti luoghi, ed ora i suoi Vicarj sono Giudici ordinarj in grado d'appellazione delle cause civili tra' laici: e sopra le ville di S. Angelo, e della Motta, secondo che rapporta Ughello[116], ritengono ancora il mero e misto imperio.

L'estensione del suo Principato portò ancora in conseguenza, che il numero de' Vescovi suffraganei fosse maggiore di quanti mai Metropolitani fossero in queste province. Ne riconobbe un tempo fino a trentadue, insino che alcuni di essi non fossero innalzati o a Metropolitani, come fu quello di Siponto, che poi distaccatosi da questa Chiesa, resse per se medesimo la sua Cattedra: ovvero non fossero stati sottratti, e sottoposti immediatamente alla Sede Appostolica, o altri, per la distruzione delle loro città, non fossero stati soppressi. Ebbe sin da questi tempi per suffraganei i Vescovi di S. Agata de' Goti, di Avellino, di Arriano, d'Ascoli, di Bovino, di Volturara, di Larino, di Telese, di Alife e di Siponto. Essendosi poi nel Regno da' romani Pontefici fatti più Vescovi, e molte Chiese rendute cattedrali, che prima non erano, fu veduto, come si è detto, il numero dei suffraganei molto maggiore. Quindi ora si vede, essendosi per nuova distribuzione diviso il Regno in più province, che questo Metropolitano abbia Vescovi suffraganei, non pure nel Principato Ultra, ma in altre province fuori di quello. Nel Contado di Molise vi ha il Vescovo di Bojano, e l'altro di Guardia Alfiera. Nel Principato Citra ve ne ha cinque, quello di Avellino, e gli altri d'Arriano, di Trivico, di Volturara, e di Monte Marano. In Terra di lavoro ne ritiene tre, quel di S. Agata de' Goti, d'Alife, e di Telese. In Capitanata sei, cioè Ascoli, Bovino, Larino, S. Severo, Termoli e Lucera. Li Vescovadi di Draconaria, di Civitade, di Firenzuola, di Frigento, di Lesina, di Montecorvino e di Turtiboli, che tutti furono suffraganei all'Arcivescovo di Benevento, per la desolazione delle loro città restano oggi estinti, ed unite le loro rendite ad altre Chiese cattedrali; e quelle di Lesina distrutta da' Saraceni, al magnifico ospedale della Nunziata di Napoli.

Teneva ancora in questa provincia, quando Siponto e 'l Monte Gargano erano compresi nel Principato di Benevento, la Chiesa sipontina e la garganica attribuite al Vescovo di Benevento sin da tempi di S. Barbato dal Duca Romualdo, acconsentendovi anche Vitagliano R. P. il quale nell'anno 668, a Barbato, e suoi successori confermò la Chiesa sipontina; e poco men di quattrocento anni i Vescovi beneventani si intitolavano anche Sipontini, ond'è che Landulfo, che fu il primo Arcivescovo di Benevento, si nominava anche di Siponto; ma tolta da poi questa provincia da' Greci a' Longobardi, e passata quindi sotto la dominazione de' Normanni, furono da Benevento separate, e Siponto antica sede de' Vescovi fu innalzata a metropoli. La Chiesa sipontina sin da' primi tempi ebbe i suoi Vescovi; e negli atti del Concilio romano celebrato nell'anno 465, sotto Ilario R. P. si legge la soscrizione di Felice Vescovo di Siponto. Un altro Felice pur Vescovo di questa città troviamo ne' tempi di S. Gregorio M. a cui da questo Pontefice si veggono dirizzate molte sue epistole, e nel decreto di Graziano[117] fassi memoria di Vitagliano Vescovo di Siponto, a cui S. Gregorio drizzò parimente sue lettere. Caduta poi per le fiere guerre tra' Longobardi beneventani, e' Greci napoletani in istato lagrimevole, fu, come si disse, duopo unirla a quella di Benevento; donde non si staccò se non in questi tempi, quando sedendo in Roma Benedetto IX, nell'anno 1034, la divise da Benevento, e la decorò della dignità Arcivescovile, e quindi ne' decretali[118] s'incontra spesso il nome degli Arcivescovi sipontini. Pascale II, da poi le diede per suffraganeo il Vescovo di Vesti, che ancor oggi ritiene.

Ritengono questi Arcivescovi il nome di Sipontini, ancorchè Siponto sia ora distrutta, ed in suo luogo sopra le ruine di quella dal Re Manfredi fossesi edificata un'altra città chiamata dal suo nome Manfredonia. I Pontefici romani, e per serbarle il pregio dell'antichità, e per l'odio che tengono al nome di Manfredi, le han fatto conservare l'antico nome. I Canonici e' cittadini garganici pure pretesero, che avendo gli Arcivescovi sipontini, o per l'amenità del luogo, ovvero per occasion di guerre, sovente trasferita la loro residenza nel Gargano, che dovessero chiamarsi non meno Sipontini, che Garganici, e che la loro chiesa non meno che Siponto dovesse godere degli stessi onori e prerogative; n'allegavan anche una bolla di Papa Eugenio III, e ne mossero perciò lite in Roma, che ha durato più secoli. Ma Alessandro III, profferì contro di essi la sentenza, poichè essendosi riconosciuta la bolla d'Eugenio, videsi rasa e viziata in quella parte, ove riponevan tutta la loro difesa. I successori d'Alessandro, Lucio, Celestino, Innocenzio III, e tutti gli altri Papi confermarono la sentenza d'Alessandro; onde ora la Chiesa sipontina solamente ritiene l'onore di metropoli, a cui i Garganici sono sottoposti.

Non mancò chi credette, che al Metropolitano di Siponto, quando Benedetto IX, l'innalzò a tal dignità, le avesse ancor dati quattro Vescovi per suffraganei, cioè quello di Troja, l'altro di Melfi, e quelli di Monopoli e di Rapolla; ma come ben pruova l'Ughello, questi o non mai, o per poco tempo salutarono l'Arcivescovo di Siponto come lor Metropolitano; poichè nel Concilio lateranense celebrato nell'anno 1179, sotto Alessandro III, i Vescovi di Melfi, e di Monopoli si sottoscrissero con gli altri Vescovi immediatamente sottoposti alla Sede Appostolica; e que' di Troja, e di Rapolla non v'intervennero; e nel vecchio Provincial romano scritto da più di cinquecento anni addietro, questi due si dicono appartenere alla Provincia romana, e negli ultimi tempi quello di Rapolla fu estinto, ed unito al Vescovo di Melfi.

Non si vede ora l'Arcivescovo di Benevento avere suffraganei ne' due Apruzzi, che prima eran compresi nel Principato di Benevento; poichè i Vescovadi di queste due province, quasi tutti, come a Roma vicini, furono immediatamente sottoposti alla Sede Appostolica. L'Aquila edificata dall'Imperador Federico II, sopra le ruine d'Amiterno, del cui Vescovo fassi spessa memoria nell'Epistole di S. Gregorio M. fu fatta sede Vescovile da Alessandro IV, il quale da Forcone col consentimento di Bernardo, che n'era Vescovo, intorno l'anno 1257, traslatò quivi la sede, ed avendola collocata nella chiesa de' SS. Massimo e Giorgio, ordinò, che non si nomasse più Vescovo di Forcone, ma dell'Aquila, secondo che appare per la Bolla sopra di ciò spedita, riferita dal Bzovio negli Annali ecclesiastici, e se ne conserva copia autentica in pergameno nell'Archivio del convento di S. Domenico di Napoli, fatta estrarre ad istanza del Vicario di Paolo suo Vescovo nell'anno 1363. E questa Chiesa non è ad alcun Metropolitano suffraganea; ma immediatamente sottoposta a quella di Roma. Chieti parimente ebbe il suo Vescovo sotto l'immediata subordinazione del Papa, e non fu, se non negli ultimi tempi da Clemente VII, nell'anno 1527, renduta metropoli, a cui per suffraganei furono dati i Vescovi di Penna, d'Adria, e di Lanciano; ma questi pure da poi se ne sottrassero, e ritornarono sotto l'immediata soggezione di Roma; e Lanciano fu poi in metropoli innalzato, ma senza darsegli suffraganeo alcuno, ritenendo solamente le preminenze ed il titolo di Arcivescovo; e solo il Vescovo di Ortona rimane ora suffraganeo al Metropolitano di Chieti.

115

Anon. Salern. part. 7 n. 5 ed ivi Pellegr. Chron. Monast. S. Bart. de Carpineto, l. 1. V. Baron. ad A. 968 n. 66. Marium Viper. in Chron. Episc. et Archiep. Ben. l. 2.

116

V. Ughel. Ital. Sacr. de Archiep. Ben.

117

Decr. can. si justos 27 qu. 2.

118

Decretal. c. te referente, de Celebrat. mis. c. 2 de Adulter.

Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3

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