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LIBRO OTTAVO
CAPITOLO II
Ottone II succede al padre; disordini nel Principato di Salerno, nel quale finalmente vi succede Pandulfo
§. I. Cognomi di famiglie restituiti presso di noi, che per lungo tempo erano andati in disuso

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Dal numero di tanti Feudi e Contadi posseduti da varie famiglie, sursero i cognomi per disegnarle; poichè i Longobardi non avendo cognomi per denotare le particolari famiglie, dalle città e terre che possedevano ed ove aveano fermata residenza, presero i cognomi; e cominciossi tratto tratto in queste nostre parti a restituire il costume degli antichi Romani; i quali cognomi se bene in questi tempi degli ultimi nostri Principi longobardi si cominciassero a restituire, succeduti da poi i Normanni, questi furono che gli accrebbero in immenso, onde si restituirono in tutti i cognomi, che diedero da poi distinzione alle famiglie.

I Romani, che non conobbero Feudi trassero i cognomi altronde, non da' luoghi che forse avessero i loro maggiori posseduti. Ma come che presso i medesimi la pastorizia e l'agricoltura era avuta in molta riputazione, moltissime famiglie trassero il cognome dalle cose rusticane a queste appartenenti: quindi i Latuzj, i Melj, gli Frondisj, i Fabj, i Pisoni, i Lentuli ed i Ciceroni; e dalla pastorizia, i Bubulci, i Bupecj, Juvenci, i Porzj, Scrofe, Pilumni, Juni, Satirj, Tauri, Vituli, Vitellj, Suilli, Capriani, Ovini, Caprillj, Equini ed altri, de' quali fece lungo Catalogo il Tiraquello[29].

Anche presso i medesimi sortirono le famiglie il cognome dalla natura, che ora propizia, ora inimica deformò loro il corpo o l'animo d'alcun vizio, o l'arricchì di qualche speziale avvenenza, o di buon costume: così dalla larghezza de' piedi, surse il cognome de' Planci; dalla grassezza, quello de' Grassi; dagli capegli l'altro de' Cincinnati; da' nasuti, i Nasoni e tanti altri. Sovente da' costumi, come Metello Celere, dalla sua celerità; altronde dal caso, come Valerio Corvino; altrove dal luogo conquistato, come Scipione Affricano, e così degli altri[30].

Ma presso questi ultimi nostri Longobardi per la maggior parte i cognomi sursero dalle città e castelli, che i loro antenati possederono, e ne' quali essi trasferivano la loro abitazione, ed ivi dimoravano in tutto il tempo della loro vita. Così dal castello di Presensano surse il cognome di Presensano, la qual famiglia insieme col castello mancò in Capua dopo il tempo del Re Roberto. Così ancora presso Erchemperto[31], Marino in cognominato Amalfitano, perchè presideva in Amalfi, della quale città fu Duca; e presso il medesimo Autore[32], Landulfo fu appellato Suessulano, perchè presideva a Suessula; e da Lione Ostiense[33] Gregorio fu cognominato Napoletano, perchè fu Duca di Napoli; e il medesimo Autore[34] cognominò Landulfo di Santa Agata (del quale più innanzi parleremo) non per altro, perchè fu Conte di quella città. E poichè tutti questi Proceri da Capua, dalla prosapia d'Atenulfo discesero, perciò presso gli Scrittori di questi tempi furono anche detti Nobili capuani, onde surse il cognome della illustre Famiglia capuana, e furon detti per lungo tempo Nobili capuani tutti coloro che furono della razza de' Conti e Principi di Capua, ancorchè fossero divisi in più famiglie, come il dimostra con somma accuratezza il diligentissimo Pellegrino[35]: quindi si fece che alcuni ritenessero anche da poi il cognome di Capuani o di Capua; ed altri dai luoghi che possedevano, ancorchè dell'istesso genere, si cognominarono. Così la famiglia di Sesto surse dal castello di questo nome nel Contado di Venafro, che da' Conti di questo luogo e da Pandulfo, al quale fu dato il cognome di Sesto, uscì, della quale parla Pietro Diacono[36]; la qual famiglia sotto il Re Guglielmo II ancor si legge essersi mantenuta con sommo splendore, ed occupare i primi posti della milizia, come potrà osservarsi presso Luigi Lello[37].

E quelle tre famiglie di Franco, di Citello e di Roselle, siccome furono della gente longobarda, così ancora devono reputarsi esser surte dalla razza d'Atenulfo Principe, e da' luoghi posseduti da' loro antenati esser derivate, ben lo dimostra il Pellegrino; e molte altre famiglie longobarde, che trassero l'origine da questi Principi di Capua e da Atenulfo, anche discacciati i Longobardi, si mantennero in queste nostre parti sotto i Normanni, come più distintamente diremo innanzi, quando de' Popoli di questa Nazione ci tornerà occasione di trattare: tanto che ebbe a dire Lione Ostiense, che Atenulfo, ed i suoi descendenti per molte loro generazioni, tennero il Principato per cento settantasette anni in questi nostri contorni di Benevento e di Capua; poichè per molto tempo ne' Principati di Capua e di Benevento molti Baroni furono del sangue d'Atenulfo, che Signori di varj Feudi, stabiliron le loro particolari famiglie, dandosi a' loro congiunti l'investiture di molti Feudi, e sursero quindi in tutta l'Italia Cistiberina molti Conti e Baroni, ed altri Nobili; e l'istesso si fece nel Principato di Salerno. Parimente la famiglia Colimenta, donde pruova il Pellegrino esser surta la famiglia Barrile, non altronde, che dal castello Colimento, che ora diciamo Collemezzo, deriva; siccome il cognome della nobil famiglia Gaetana, da Gaeta; poichè da Lione[38] Ostiense Gaetani sono appellati coloro, che come Duchi tennero la città di Gaeta. Così ancora il cognome della illustre famiglia di Aquino, non altronde, che da' Conti di quella città è surto; siccome quelle de' Sangri, de' Sanseverini, degli Acquavivi e tante altre, dalle città, e terre da' loro maggiori possedute derivarono[39].

Anche presso questi ultimi nostri Longobardi sursero i cognomi, se bene più di rado, da' nomi de' loro progenitori: così la famiglia Atenulfo ebbe tal nome da Atenulfo, padre che fu di Pietro Cardinal di Santa Chiesa; e moltissime altre. Trassero eziandio i cognomi origine da' Magistrati ed Uffizj, così ecclesiastici, come secolari, e per qualche mestiere da' loro antenati esercitato: la famiglia Mastrogiudice quindi, al dir di Freccia[40], ebbe origine: siccome quella de' Doci, degli Alfieri, de' Conti, de' Ferrari, Cavalcanti, Filastoppa e tante altre. Da' costumi ancora e dalla propria indole; da' colori, dagli abiti, dalle barbe, dal mento; dalle piante, fiori, animali, e da tante altre occasioni ed avvenimenti che sono infiniti[41].

Ma egli è da avvertire, che questa usanza di tramandar i cognomi a' posteri, perchè meglio si distinguessero le famiglie, cominciò sì bene appo noi nel fine di questo X secolo, ma molto di rado; onde nei diplomi ed altre carte di questi tempi, assai di rado si leggono cognomi. Si frequentarono un poco più nel XI e XII secolo appo i Normanni; ma nel XIII e XIV furono talmente disseminati e stabiliti, che comunemente tutte le persone, ancorchè di basso lignaggio, si videro avere proprj cognomi, con tramandargli a' loro posteri e discendenti[42].

29

Tiraq. de nobilit. cap. 32 num. 10. V. Alex. ab Alex. dier. gen. V. Sirm. in Sidon. tom. 1 in praefat.

30

V. Knipschild. de Fideicom. c. 1 num. 20.

31

Erchemp. num. 26.

32

Erchemp. num 27 et 67.

33

Ostiens. lib. 1 cap. 49.

34

Lib. 2. cap. 15.

35

Pellegr. de Stem. Princ. Long. p. 287.

36

In Auctuar. ad Ostiens. lib. 4 cap. 75.

37

Aloys. Lellus in Elencho privilegiorum Archiepiscopalis Ecclesiae Montis Regalis, num. 4.

38

Ostiens. l. 2 c. 35.

39

V. Ammirat. Fam. Napol.

40

Freccia de Subfeud. pag. 24.

41

V. Dufresne in Glos. v. Cognom.

42

V. Mabillon de Re Diplom. l. 2 c. 7.

Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3

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