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LIBRO OTTAVO
CAPITOLO VI
Politia ecclesiastica di queste nostre province per tutto il decimo secolo insin alla venuta de' Normanni
Principato di Salerno

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Il Principato salernitano meritava pure, che in questo decimo secolo, siccome quello di Capua e di Benevento, avesse il suo Metropolitano; onde è che Giovanni Principe di Salerno ne richiese il Pontefice Benedetto VII, il quale nell'anno 974, innalzò questa città in metropoli, ed istituì Arcivescovo di quella Amato[119]; gli fu poi confermata questa prerogativa dal Pontefice Giovanni XV, onde l'Indice aggiunto all'Istoria del Regno d'Italia del Sigonio, che rapporta l'istituzione di questo Arcivescovado a Sergio IV nel 1009 contiene manifesto errore. Ebbe prima per suffraganei molti Vescovi, fra' quali furono quelli di Cosenza, di Bisignano, e di Acerenza. Questi, secondo la disposizione delle sedi sottoposte al Trono costantinopolitano, rapportata nel libro sesto di quest'istoria, furono attribuiti dall'Imperador Lione, cioè i Vescovi di Cosenza e di Bisignano al Metropolitano di Reggio, di cui erano suffraganei, e il Vescovo d'Acerenza al Metropolitano di S. Severina; ma da poi furono restituiti al Trono romano, e al Metropolitano di Salerno aggiudicati. Il Vescovo di Consa parimente era suo suffraganeo, siccome quello di Pesto, di Melfi, de la Calva, di Lavello, e di Nola; ma da poi quel di Pesto fu unito a quello di Capaccio, gli altri di Melfi, di Lavello e di Bisignano, se ne sottrassero, e si sottoposero immediatamente alla Sede Appostolica, e quello di Nola fu fatto suffraganeo all'Arcivescovo di Napoli. Il monastero della Cava, essendo surto in questi tempi, di cui Alferio ne fu il primo Abate, innalzato poi in amplissima dignità, e da Urbano II nel 1091 decorato il suo Abate Pietro dell'uso della Mitra, fu da Bonifacio IX eretto in Cattedrale[120]. Ma Lione X diede poi alla Cava particolar Vescovo, e fu quello sottoposto immediatamente alla Sede Appostolica. Tre altri di questi Vescovadi furono da poi ancor innalzati a metropoli, e furon que' di Consa, di Acerenza e di Cosenza.

Il Vescovo di Consa da chi, ed in quali tempi fosse stato innalzato a Metropolitano, è molto incerto: forte conghiettura è quella dell'Ughello[121], che crede da Alessandro II, ovvero da Gregorio VII suo successore, essersi Consa resa metropoli; poichè si vede, che nell'anno 1051 sotto il Ponteficato di Lione IX il Vescovo di Consa era ancor suffraganeo all'Arcivescovo di Salerno; ed il primo, che s'incontra nominarsi Arcivescovo di Consa, fu Lione, che visse sotto il Ponteficato di Gregorio VII, e da questo Lione poi successivamente senz'interruzione si veggono tutti gli altri nominati Arcivescovi. Gli furon dati per suffraganei i Vescovi, che di tempo in tempo s'andavan ergendo ne' luoghi vicini; onde se gli diede il Vescovo di S. Angelo de' Longobardi, quello di Bisaccia, di Lacedogna, di Montemurro, di Muro, e di Satriano; ma quest'ultimo passò poi sotto il Metropolitano di Salerno. Dell'altro di Belfiense, di cui nel Provinciale Romano fassi memoria, come sottoposto al Metropolitano di Consa, non ve n'è ora presso di noi alcun vestigio.

Il Vescovo d'Acerenza, che prima, secondo la Novella di Lione, era suffraganeo al Metropolitano di S. Severina, sottoposto al Patriarca di Costantinopoli, restituito al Romano, riconobbe per Metropolitano l'Arcivescovo di Salerno, e si legge dall'anno 993 insino al 1051 essere stato a costui suffraganeo. Fu poi da Niccolò II innalzato, e renduto Metropolitano; poichè ciò che alcuni scrissero questa dignità essergli stata conferita da Benedetto V, s'asserisce senza verun legittimo documento. Alessandro II, che a Niccolò succedè, nell'anno 1067 confermò all'Arcivescovo Arnolfo questa prerogativa di Metropolitano, e l'uso del Pallio; e gli diede per suffraganee le Chiese di Venosa, di Montemilone, di Potenza, Tulba, Tricarico, Montepeloso, Gravina, Oblano, Turri, Tursi, Latiniano, S. Quirico, e Virolo co' suoi castelli, ville, monasteri, e plebe; onde il nome degli Arcivescovi d'Acerenza cominciò a sentirsi, di cui anche nelle nostre decretali[122] sovente accade farsene ricordanza. Ma in decorso di tempo, desolata Acerenza, per le continue guerre, d'abitatori, bisognò che a lei per sostenerla s'unisse la Chiesa di Matera, la quale da Innocenzio II, essendo stata renduta cattedrale, fu con perpetua unione congiunta a quella d'Acerenza con legge, che l'Arcivescovo d'Acerenza per accrescer dignità alla Chiesa di Matera, si chiamasse ancora Arcivescovo di Matera, e che quando dimorava in Acerenza, nelle scritture il nome di Acerenza fosse posto innanzi a quello di Matera; e tutto al rovescio poi si praticasse quando l'Arcivescovo trasferiva sua residenza in Matera. Questa alleanza non durò guari, poichè sotto Eugenio IV per togliere le discordie fra i Capitoli, e' cittadini dell'una e dell'altra città, furono divise, ed assegnato a Matera il proprio Vescovo. Tornaronsi poi ad unire; ma sotto Lione X insorte nuove contese, finalmente nel Ponteficato di Clemente VII fu dalla Ruota romana deciso il litigio a favor d'Acerenza, conservandole le antiche sue ragioni e preminenze. Ma questa città ridotta nell'ultimo scadimento, avendo perduto l'antico suo splendore; ed all'incontro, siccome portano le vicende delle mondane cose, Matera essendo divenuta più ampia, e d'abitatori più numerosa, bisognò trasferire la sede degli Arcivescovi di Acerenza in Matera, ove ora tengono la loro residenza; e le restano ancora cinque Vescovi suffraganei, quello d'Anglona trasferito nell'anno 1546 da Paolo III per la sua desolazione in Tursi, quello di Gravina, e gli altri di Potenza, di Tricarico e di Venosa.

Il Vescovo di Cosenza prima suffraganeo al Metropolitano di Reggio, e sottoposto al Trono costantinopolitano, tolto da poi a' Greci, e restituito da' Normanni al Romano, fu suffraganeo dell'Arcivescovo di Salerno; ma in qual anno, e da qual Pontefice ne fosse stato sottratto, ed innalzata Cosenza ad esser metropoli, non se ne sa niente di certo[123]. Comunemente si crede, che nel principio dell'undecimo secolo fosse stata decorata di questa dignità; poichè nell'anno 1056, nella Cronaca di Lupo Protospata si fa memoria di un tal Pietro Arcivescovo di Cosenza; ed altri reputano che questo trasmutamento fossesi fatto sotto il Ponteficato di Gregorio IX o poco prima. Ancorchè le rendite, che gode, siano grandi, non ha che uno solo suffraganeo, e questi è il Vescovo di Martorano, essendo tutti gli altri Vescovi vicini esenti, e sottoposti immediatamente alla sede di Roma.

Ma sopra tutti gli altri Metropolitani di queste nostre province niuno come l'Arcivescovo di Salerno, può pregiarsi della prerogativa di Primate, della quale fu egli decorato da Urbano II, dichiarandolo Primate di tutta la Lucania; onde ancorchè i Vescovi di Consa, di Acerenza e di Cosenza, ch'erano suoi suffraganei, fossero stati poi innalzati a Metropolitani, Urbano II per una sua Bolla istromentata in Salerno nell'anno 1099, sopra questi, e sopra tutti i loro suffraganei lo costituì Primate. Ferdinando Ughello trascrive la Bolla, parte della quale vien anche rapportata dal Baronio, dove ad Alfano Arcivescovo di Salerno, ed a' suoi successori si concedono le preminenze di Primate sopra gli Arcivescovi di Acerenza e di Consa, e sopra tutti i loro suffraganei, i quali dovessero promettere prestargli ogni ubbidienza; prescrisse eziandio il modo della loro elezione: che presente il Legato della Sede Appostolica, e l'Arcivescovo Primate nelle loro metropoli, col consiglio ed autorità de' medesimi si dovessero eleggere, e, dopo eletti, colle loro patenti mandarsi in Roma a consecrarsi, e a ricevere il Pallio, ed a giurar da poi ubbidienza all'Arcivescovo di Salerno, come lor Primate. Ma queste prerogative col correr degli anni andarono in disuso, ed ora l'Arcivescovo di Salerno solamente sopra i Vescovi suffraganei, che gli sono rimasi, esercita le ragioni di Metropolitano. Gli restano oggi i Vescovi d'Acerno, di Campagna, di Capaccio, di Marsico nuovo, di Nocera de' Pagani, di Nusco, di Policastro, di Satriano e di Sarno.

119

V. Ughel. Ital. Sacr. de Archiep. Saler.

120

Ab. de Nuce in Ostiens. lib. 2 cap. 30.

121

Ughell. Ital. Sacr. de Archiep. Comps.

122

Decretal. cap. cum Clem. de Testam. cap. si de collus. de reg. Eccles. Inn. III. in cap. cum olim, de Cleric. conjug.

123

V. Ughel. Ital. Sacr. de Archiep. Consent.

Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3

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