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CAPO VI.
Gran ritirata.

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Mi abbattei in spizzichi di soldati prussiani di tutti i reggimenti, chi con armi, chi senza; vivandiere, carri da bagagli, che zitti e chiotti mi passavano allato: nè a me bastò il coraggio di volgere la parola a questi prodi sfortunati.

— Ehi, sor dottore, dov'è ben avviato?» gridò una voce, in quella che, nel giardino di Burg, io mi trovavo in mezzo ad una truppa di soldati.

Sebbene fossero anni domini che nol vedevo, pure lo ravvisai per un tenente, che a Berlino stava nella stessa casa dove io, e che solevo chiamarlo Carlomagno, perchè questo capameno faceva discendere la sua famiglia in linea retta col gran conquistatore.

— A Magdeburgo, per servirla, signor tenente.

— A Magdeburgo? Eh! voglio dirle bravo se ci arriva, sor dottore; i Francesi vi sono già accampati con una bagatella di cencinquantamila uomini, sputi la voglia, e torni con noi, se mi vuol dar ascolto. Tutto è perduto: Brunswich è morto; Mollendorf è prigioniero: del re non si sa che diavolo ne sia: il corpo di riscossa del principe di Würtenberg fu battuto jeri ad Alla.

— Ma tant'è, io devo essere dentro oggi a Magdeburgo.

— Sì? La corra dunque a gettarsi sulle bajonette de' Francesi. Buon viaggio, sor dottore, e buona tornata.»

Mentre Carlomagno finiva con questo dire, due dragoni accorsero a spron battuto gridando: — Il nemico è già a Wittenberg, sull'Elba.» Tosto la fanteria raddoppiò il passo; ed io, non sentendomi di sostenere solo soletto l'affrontata dei cencinquantamila accampati a Magdeburgo, accettai la compagnia del tenente, e voltai tanto di spalle all'illustrissimo signor conte dell'impero.

Addio, parocchia mia; addio, mie nozze; addio, paradiso di mie felicità! Benchè fossi già innanzi cogli anni, la fortuna di simili non me n'avea mai giocato. La battaglia di Jena scompaginava tutte le mie speranze quand'erano più brillanti che mai, e mi faceva tornar dottore, celibe e povero in canna.

Io non risolveva a quale tra me ed il re avessero recato danni maggiori le vittorie di Napoleone. Ma la fortuna tiranna trovò in me la costanza usata; finchè mi restava qualcosa a perdere, io era tutto inquietudine, tutto paure. Ora che, spiantato di ramo e di radice, neppure a vender l'abito che portavo indosso avrei potuto pagare all'amico il cavallo e la carrozza, mi tornò il buon umore, e me n'impippavo dell'Olanda. S'è fatto primiera con peggiori carte.

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