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II

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Indice

Ire bollenti e fuggitive; santa

Ignoranza dell'odio e dell'oblio;....

Carità di perdoni; una serena

Purezza di pensier, mista a febbrile

Sperïenza di cupide carezze;

Ingenue fedi; desiderî audaci

E insazïati; avidità di arcane

Ebrezze; del martirio e de la tomba

Uno sprezzo magnanimo; un perenne

Vagheggiamento dell'eterna idea;

Ecco, Elisa, il poeta....

No, cara ed ignota Elisa, non creder, mica, da gonza, quanto scarabocchia l'Aleardi in una delle peggiori fra le sue Ore cattive. Dato e non concesso, che questa addizione impoetica di qualità sopraccariche d'epiteti, abbia, per prodotto, una persona, io, francamente, non saprei ravvisare, nelle poste, le membra disjecta d'un poeta, anzi, piuttosto, quelle d'un frate. Non i requisiti politici, fisici, morali o religiosi costituiscono il poeta; anzi la virtù di sentire ogni pensiero, in modo da trasformarlo in fantasma: tutto il resto è puro ammenicolo, quando non guasta. Che il viceconte Vittorio Hugo viva fra gli adulterî o che il conte Giacomo Leopardi muoja vergine; che il consigliere intimo Gian Lupo di Goethe strisci, nella corte d'un principato lillipuziano, o che Giorgio Byron aspetti, imperterrito, il naufragio imminente, sulle coste della Corsica; che Alessandro Manzoni sia capace di perdonar finanche a que' tedeschi, i quali fustigarono in pubblica piazza le sue milanesi, o che Dante Allaghieri sia uomo, da non perdonarla, neppure al suo Brunetto Latini; gua', sono accidenti! ci spiegano le peculiarità di que' valenti; bisogna conoscerli, per [pg!14] rendersene conto e del contenuto delle scritture; ma, con essi e senz'essi, e' si puole essere poeta. Un Byron impotente e leccazampe, un Allaghieri codardo e perdonevole, un Manzoni scettico e donnajuolo, un Goethe patriota e tribuneggiatore, un Leopardi ignorante e spensierato, un Hugo che non fosse banderuola politica, avrebber possedute le istessissime facoltà poetiche, la medesima immaginativa. Sia di creta, di bronzo o di oro la lampade, il valore della luce, che ne scaturisce, non cambia. Sia rosso o verde o bianco il vetro del cartoccio o della palla, non importa; importa, bensì, che l'intensità della luce valga ad illuminare e adombrare gli oggetti, nel microcosmo della stanza, per modo, che acquistino fisonomia. Ogni determinazione, che non è essenziale alla fantasia, non influisce sul valore poetico dello scrittore. Il sentimento del poeta, trasfuso nella cosa vagheggiata (impressione, riflessione, idea, fatto, eccetera,) ne trasfigura l'effettività in guisa, ch'essa implichi un cotal concetto dell'Universo, la cui special forma è indifferente, il cui pregio artistico dipende, da tutt'altre ragioni, che non è il merito intrinseco. E, nel mondo ideale, dove il caso, il fortuito sono sconosciuti, ogni parte implica il tutto, ogni individuo contiene la legge generica, più, ancora, che nel mondo effettivo. La rappresentazione d'un'onda può rendermi l'immensità de' mari. Gli adagi veneti m'insegnano, che do' done e un'oca fa un marcà e che tre femene e un pignato e 'l marcà ex fato. E, se una rondine non fa primavera nel proverbio, in quante poesie popolari è il contrario! Un uomo raffigura l'umanità; e nelle vicissitudini d'un amore si espongono le vicende dell'universo. In pittura, in iscultura, nella musica, è lo stesso.

Il poeta porta (o conscia od inconsciamente) un mondo, in sè: cioè, un sistema; cioè un concetto. Mondo, che, apparirà tanto più poeticamente perfetto, quanto più risponderà a tutte le peculiarità dell'animo suo, quanto più sarà subjettivo. Difatti, [pg!15] allora, esso poeta saprà infondere più vita e più caldo alle singole parti. Che s'egli, invece, non ha sentite e trovate, nel proprio petto, le leggi del suo mondo, questo mancherà di spontaneità e di originalità, potremo chiamarlo rettorico. Vi sorprende, neh, ch'io parli, così, avvezzi a sentir lodare gli antichi pel loro objettivismo poetico? Ma bisogna distinguere! Il concetto vuol essere subjettivo, specifico dell'artista; e la sua fantasia deve aver tanto vigore, da rappresentarglielo come piena e perfetta objettività.

Intendiamoci bene, però! Si tratta non d'un sistema o d'un concetto scientifico o filosofico, anzi di un concetto poetico. Poco monta, ch'e' sia falso, in sè, purchè bello; e, quando risponda, onninamente, al cuore del poeta, non potrà non rappresentarci un momento dello spirito dell'epoca; il modo di sentire sempre conforme a sè stesso (sibi constat) fa sì che egli in ogni immagine ti lascia sfolgorare dinanzi l'intero concetto, perchè ogni suo fantasma contiene l'universale. Quella unità, che la scienza dimostra, vien sentita dalla Poesia; e per questo Scienza e Poesia s'invadono a vicenda, come due larghe fiumane, che provengano da giogaje discostissime, ma scorrano vicine, e delle quali or l'una or l'altra straripando allaghi l'alveo della contigua. Di fatti: — «senza immaginazione non vi è nessuna specie di scienza; e chi non ha fantasia può a sua posta chiamarsi uno scienziato, ma in realtà non è che un'eco esterna, un pappagallo senza ragione; e noi, per non privarlo di un'illusione che gli procura un piacere, lo tratteremo a tutto pasto di naturalista, ma fra noi non possiamo dissimularci che egli non è che un copista, perchè non riconcepisce e non comprende la Natura. Comprendere è rifare il fatto, e ricreare il creato; fare o rifare, creare o ricreare, è sempre immaginare». — Dice il De Meis e dice benone; e quando mai no?

Or bene, qual'è l'idea logica del mondo poetico di Aleardo Aleardi? l'occhiale ch'egli adopera per [pg!16] guardare i fatti e le idee? il sentimento dominante sustrato del suo carattere poetico?

Fame usurpate

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