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(21) MYRTILLA

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Gost Baran amava ragguagliare i membri della sua compagnia circa leggi, costumi e insidie della città in cui avrebbero recitato. Questo me lo confidò Myrtilla la mattina successiva, quando dopo colazione il nostro capocomico si alzò in piedi guardandoci con aria severa.

– Larissa – esordì – non è molto grande, né molto ricca, né molto bella. In compenso i suoi abitanti sono molto suscettibili, e perciò non è bene fare allusioni alla mediocrità della loro patria, neppure fra voi, caso mai doveste essere sentiti. Ma questo – concesse con un ampio gesto della mano – vale praticamente per tutte quelle città, cioè la maggior parte, che non sono molto grandi, ricche o belle, per cui non mi soffermerò sull’argomento, che ho citato solo a beneficio di chi si è unito a noi solo da poco. – Mi guardò inarcando le sopracciglia, ed io annuii prontamente.

– Ma alcune cose è bene rammentarle a tutti. – Contò sulla punta delle dita. – Innanzi tutto, guardatevi dall’ostentare indumenti verdi. Il verde è il colore della fazione politica attualmente in disgrazia a Larissa; i suoi capi sono stati cacciati in esilio, ma la fazione gialla, al potere in questo momento, sospetta che infiltrino agenti, spie, sobillatori. Secondo – qui guardò con evidenza Astrix Palemon, che affettò un’aria di assoluta indifferenza – evitate con cura di rispondere ai richiami e agli allettamenti, per quanto provocanti, delle donne che incontrerete: vi accuserebbero subito dopo di aver attentato al loro onore, troverebbero testimoni pronti a giurarlo, guardie disposte a crederci, giudici severi nel punire. Per farla breve: scoprireste di poter evitare la galera, o peggio – fece il segno di tagliare qualcosa – solo sborsando un’ingente somma di indennizzo.

Si toccò un quarto dito, e io rifeci mentalmente il conto. – Incontrando qualcuno per strada, se indossa un mantello rosso porpora cedetegli il passo alla sua destra se voi siete una donna; a sinistra se siete un uomo. Viceversa se indossa un berretto di panno azzurro con una piuma di fagiano. Ma spostatevi in ogni caso a sinistra se porta stivali di cuoio amaranto. Nell’incertezza, cambiate strada.

– Circa gli acquisti, Larissa è rinomata per i velluti, le lucerne in bronzo, la carne salata, gli orologi a pendolo, l’inchiostro ocra e le olive verdi in salamoia. Se pensate di aver bisogno di qualcuno fra questi articoli, il posto più conveniente è il mercato nella Piazza degli Incappucciati e nelle vie adiacenti.

Pensai che dei titoli in inchiostro ocra avrebbero ravvivato le mie carte, ma dubitavo che ne valesse la pena.

– Ah, un altro consiglio: è considerata una grave offesa grattarsi il naso mentre si parla con qualsivoglia persona.

Passeggiò un poco lisciandosi i baffi. – In ogni caso – terminò – resteremo a Larissa una sola notte. La passione dei suoi abitanti per il teatro non è grande. La tragedia che rappresenteremo, Re Grendel, è stata da me lievemente modificata in maniera da contenere alcune velate allusioni al tiranno del Partito Verde, cacciato durante l’insurrezione popolare dello scorso autunno. Il suo nome era Lektos Ly, e se doveste sentirne parlare, abbiate cura di mostrare i segni del più grande disprezzo, ad esempio sporgendo la lingua o sputando dietro la spalla destra.

"Mi premurerò personalmente di rendere note queste allusioni agli attuali reggenti della città, con la dovuta discrezione. Vi comunicherò a parte le modifiche da apportare, che non sono numerose né difficili, ma dovranno essere ricordate con esattezza. Spero in tal modo di attirare un pubblico sufficiente a ripagare in maniera adeguata gli sforzi di tutti voi. – Ci guardò con adeguata severità.

Questo discorso venne accolto dai miei compagni con moderato interesse, per non dire con una certa sopportazione. Nessuno di loro, presumibilmente, giungeva a Larissa per la prima volta, e per un attore che recita a soggetto qualche modifica nel canovaccio era cosa da poco.

Ma su di me, le parole di Gost ebbero un effetto profondo, principalmente per due ragioni. La prima, più ovvia, era la novità di quei costumi inauditi. Ripetevo nella mia mente le regole di etichetta, inquietanti in grazia della loro assoluta arbitrarietà.

Ma ancor più, mi dava motivo di pensare, lungo la strada polverosa che ci conduceva verso Larissa, un’altra parte del discorso di Baran: che una tragedia potesse in qualche maniera, che fino ad allora non avevo sospettato, rispecchiare un evento circoscritto e in fondo banale del tempo mondano, quale era la cacciata di un tiranno (ammesso che lo fosse). Questa idea apriva alla mia vista vertiginosi spazi di possibilità: che l’antico autore del Re Grendel (di cui si è perduto il nome) avesse previsto la fine ingloriosa di Lektos Ly; oppure che Ly fosse vissuto inconsapevole secondo un copione già scritto; o ancora che le storie dei tiranni fossero miserevolmente simili l’una all’altra, nella realtà e sulla scena; o infine (cosa più inquietante di tutte) che capocomici e reggenti di piccole città potessero servirsi arbitrariamente dei tesori della letteratura. Senza dubbio altre possibilità potrebbero essere formulate.

Avrei voluto parlarne con Dumpy Dum, ma il nano scelse la mattina e il carro per dormire. Come ho detto, aveva bevuto abbondantemente la sera prima.

Un vento inquieto spirava da sud. Tirai fuori dalla mia bisaccia le Tragiche Historie e rilessi con attenzione il canovaccio di Grendel, scrutando, senza giungere ad alcuna conclusione definitiva, le tracce che conducevano a Ly.

La giornata si era fatta calda e promettente. Per alleviare la noia del viaggio, i commedianti, ad eccezione di Dumpy Dum addormentato e di Gost Baran a cassetta (che aveva l’aria di meditare le sue modifiche), procedevano a piedi: Astrix Palemon immerso nei propri pensieri, Gertrid (che era la più matura e formosa delle nostre attrici) ripassava, muovendo le labbra, la parte della Regina Izaides; i viaggiatori che incontravamo lungo la strada ci guardavano con qualche perplessità o divertimento, e toccava a Myrtilla salutarli con un sorriso, al posto di tutti gli altri. Devo dire che se la cavava egregiamente.

Mi avvicinai a lei.

– Tu farai la parte della principessa Ergrid? – dissi con un tono che voleva essere di affermazione, ma che la timidezza trasformò in una domanda.

– Bravo! Conosci il teatro.

Era un ruolo tragico, quello di Ergrid: andata in sposa a Karmak, principe di Aquilania, la figlia di Grendel viene ripudiata dal marito quando fra i due regni scoppia una guerra, e muore di crepacuore in un monastero.

Lo mostrai il libro delle Historie. – L’ho letto qui.

– Oh! – Prese il libro. Sfogliò le pagine, che minacciavano di staccarsi delle cuciture. Aggrottò la fronte, muovendo le labbra: i gesti di chi è poco familiare con la scrittura. Mi resi conto che Myrtilla doveva sapere tutte le sue parti a memoria, e solo a memoria.

– Ci sono solo le tracce – spiegai.

Mi restituì il libro con un sorriso. In quel momento pensai che non aveva bisogno di leggere nessuna parte. Il sole e il cammino le avevano leggermente arrossato le guance.

– Che modifiche farete per Larissa? – chiesi dopo un po’.

– Ah, non mi riguardano! Una principessa che muore per amore non ha bisogno i modifiche... solo qualche parola in più, sulla crudeltà dei tiranni. – Alzò le spalle, che erano seminude. – “Uno sguardo di basilisco sarebbe per la mia anima un balsamo più dolce dei vostri discorsi assennati.”

Questo era degno dei Fiori!

– Ma che c’entra coi tiranni?

– È detto a Karmak, che mi scaccia.

– Come? – Rimasi confuso. – Non è Grendel il tiranno?

– Ma no! Per Larissa sarà Karmak. Grendel è un padre mosso alla vendetta dall’affronto recato alla figlia. Pare che Lektos Ly abbia ripudiato la moglie, che era figlia di un notabile, perché non gli dava figli maschi.

Proseguimmo in silenzio, mentre io meditavo sulla quasi miracolosa elasticità delle tragedie.

Dopo un po’ chiesi: – Hai mai recitato la parte di Phenissa? – Myrtilla scosse il capo. I capelli, che in quel momento non erano legati, le nascondevano il viso minuto, lasciando vedere solo la punta del naso.

– No, non è nel nostro repertorio. È troppo triste. E non è abbastanza tragica.

Rimasi confuso, per la seconda volta nel giro di pochi minuti.

Intuendo la mia confusione, lei rise.

– Il protagonista invecchia. Cosa c’è di più triste, e di meno tragico?

Non avevo mai considerato la cosa da quel punto di vista.

Dopo averci pensato un poco, dissi: – Io credo che la vera protagonista sia Phenissa, non Teseius.

– Davvero? – Sorrise. – Be’, prova a dirlo a Gost.

Non riuscii a capire se mi stava prendendo in giro.

Si frugò in una tasca della gonna e ne tirò fuori una losanga verde pallido, un dolce di qualche genere.

Me l’offrì sulla punta delle dita.

– Tieni. Per avermi fatto compagnia.

Mi prendeva per un bambino?

Quando lo afferrai fra le labbra, le sue dita mi sfiorarono la lingua. Il dolce sapeva di zenzero.

– Però, mi piacerebbe fare Phenissa...

Lia

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