Читать книгу Практический курс итальянского языка. Продвинутый этап обучения - Людмила Петрова - Страница 20
Capitolo III
Perfezioniamo il nostro italiano
L'emigrazione italiana all'estero
Оглавление45. Leggere e tradurre in russo il seguente testo:
L'emigrazione italiana all'estero
Le cause dell'emigrazione italiana mutano con il variare dei momenti storici, ma hanno le loro radici negli anni che seguirono la costituzione del Regno d'Italia. La crisi è stata determinata dall'incremento della popolazione, dal succedersi di annate sfavorevoli, dalla disoccupazione.
L'emigrazione, uno dei fenomeni più drammatici della storia italiana più recente, interessò specialmente l'Italia meridionale e insulare dove le condizioni economiche erano di grande arretratezza. Lo Stato fece ben poco per venire incontro alle masse contadine che abbandonavano la terra ed emigravano. I contadini veneti che abitavano «casoni» di fango e di paglia e quelli meridionali, emigravano oltre oceano senza alcuna protezione da parte delle pubbliche autorità. Irretiti da uomini senza scrupoli che promettevano loro guadagni sicuri nelle nuove terre, vendevano quanto possedevano per riuscire a pagarsi il viaggio.
Negli ultimi anni del ' 800 e fino alla prima guerra mondiale il flusso migratorio si diresse soprattutto verso l'America; risolse, almeno in parte, il problema della sovrappopolazione, ma causò la perdita di numeroso capitale umano.
Il numero degli emigranti che nel 1876 si aggirava sui centomila uomini, nel 1901 aumentò a mezzo milione e nel 1913 raggiunse la cifra ottocentosettantaduemila (un italiano su quaranta). Dal 1876 al 1923 partirono dalla Calabria circa 1.000.000 (un milione) di emigranti.
L'emigrazione, anche se ebbe aspetti dolorosi, contribuì a migliorare l'economia italiana con le rimesse degli emigranti (l'afflusso delle rimesse in moneta straniera rappresentava per lo Stato italiano una ricchezza che veniva dal di fuori).
Gaetano Salvemini (1873–1957), scrittore e politico, caratterizzava così il fenomeno dell'emigrazione italiana di una volta:
"Delle molteplici malattie, che affliggono la società meridionale – disboscamento, malaria, mancanza di capitali, ignoranza e immoralità della classe dominante, analfabetismo della classe lavoratrice, concorsoattivo e sistematico dei funzionari dello Stato alla corruzione della classe dominante e alla oppressione della classe dominata – l'emigrazione è un effetto, non il rimedio: è il mezzo che hanno trovato i contadini meridionali per sottrarsi al male, non è la fine del male.
Senza dubbio l'emigrazione corregge alcuni di quei malanni, dal cui intreccio nasce la cosiddetta questione meridionale: spinge, per esempio, i contadini verso la scuola; li sveltisce intellettualmente al contatto di civiltà superiori; produce nel Mezzogiorno un'accumulazione notevole di capitali. Ma non rimboschisce i terreni rovinati, non elimina la malaria; non corregge i nostri soffocanti sistemi tributari e doganali; non rende migliori le classi dirigenti, che anzi le immiserisce e ne intensifica il pervertimento. E d'altra parte è accompagnata da qualche fenomeno tutt'altro che benefico, come il rallentarsi dei vincoli familiari.
La stessa accumulazione di capitali prodotta dalla emigrazione, minaccia di riuscir vana per il Mezzogiorno, se lo Stato non smette di assorbire questi capitali e riversarli, per mezzo della cassa depositi e prestiti, nel Nord, per opere pubbliche о non urgenti, о addirittura inutili, о pagate con prezzi elettorali, о che, se sono richieste dalla maggiore civiltà dell'Italia settentrionale, non è giusto siano fatte con i capitali dell'Italia Meridionale…"
Il fenomeno dell'emigrazione è ancor oggi attuale in Italia e provoca lo spopolamento delle zone montane e l'abbandono delle zone agricole, soprattutto del Mezzogiorno. Esistono villaggi alpini e appenninici e paesi agricoli del Sud che sono abitati solo da vecchi e bambini. La parte più valida della popolazione emigra per trovare lavoro. Il problema ha la sua origine nella improduttività della terra e nella insufficienza di altre risorse economiche.
Nella seconda metà del secolo scorso l'emigrazione si è rivolta verso gli Stati europei ad economia più progredita. Notevole è quella stagionale verso la Svizzera per i lavori agricoli, edilizi, alberghieri, e verso la Francia per la bieticoltura. Il Belgio e la Germania richiamavano manodopera per l'attività mineraria e industriale.
L'emigrazione esterna è oggi a carattere prevalentemente temporaneo. Gli emigranti non abbandonano in modo definitivo il territorio nazionale ma, data la relativa brevità delle distanze, lasciano
le famiglie nel luogo d'origine e mantengono la cittadinanza italiana. La Direzione Generale dell'Emigrazione, dipendente del Ministero degli Affari Esteri, tutela i diritti dei lavoratori all'estero e li assiste per mezzo del Servizio per l'emigrazione.
46. Riassumere il testo in breve e poi per esteso.