Читать книгу Il lampionaio - Maria S. Cummins - Страница 15
XIII.
ОглавлениеNon fantasia capricciosa
Nè d'ora oziosa influsso passeggero,
Nè clamore di folla, nè aura popolare
Potrà mai farlo errare fuor del retto sentiero.
W. G. Simms.
Era il terzo inverno da che Gertrude stava con True. Un sabato sera Guglielmo entrò, al solito, con la grammatica francese e il dizionario sotto il braccio, ed esclamò, gettando i libri sulla tavola:
— Oh, Gertrude, prima di metterci a studiare bisogna ch'io racconti a te e allo zio True la comica avventura che m'è capitata quest'oggi! Ne ho tanto riso dianzi con la mamma!
— Sì, vi sentivo ridere, — disse Gertrude. — Se non avessi avuto troppo da fare sarei anzi venuta a vedere che c'era di così straordinariamente buffo. Suvvia, racconta.
— Non pensate che sia uno scherzo.... Non sarei esilarato a questo segno se la non fosse stata la più bizzarra vecchietta ch'io abbia mai visto in vita mia.
— Che vecchietta?... Non ci hai detto nulla di vecchie nè di giovani, finora!
— Bene, incomincio.... ecco!... Avete visto come ogni cosa era coperta di ghiaccio stamani? Che splendore! Quando il sole è arrivato al grande olmo di fronte all'ingresso della farmacia, e lo ha fatto brillare tutto, ho pensato che non poteva esserci al mondo nulla di più bello.... Ma questo non ha che vedere con la mia vecchietta.... salvo che i marciapiedi erano abbaglianti come tutto il resto....
— Eh, lo so! — interruppe Gertrude. — Nell'andare a scuola sono sdrucciolata....
— Davvero? — disse Guglielmo. — Non ti sei mica fatta male?
— No, punto. Ma prosegui. Sono impaziente di sapere della vecchietta.
— Verso le undici stavo sull'uscio, guardando fuori, quand'ecco, vedo venire avanti la più strana persona che uno si possa immaginare. Devo descrivervi la sua abbigliatura. Aveva una specie di veste nera, non so se di seta o di raso, stretta stretta e con tutt'in giro una guarnizione di trina d'un bruno incerto: probabilmente una volta era nera anche quella, ma adesso non più. Sulla veste portava un mantello di seta bigia che pareva uscito dall'arca di Noè, e sul mantello una baverina di colore diverso, la quale data, io credo, da una generazione anteriore. Non tento di darvi un'esatta idea del suo cappello: vi dirò soltanto ch'era grande il doppio dei più grandi che sfoggino le altre donne, e che ne scendeva, fin quasi ai piedi, un velo trinato, a disegni vistosi, gettato da una parte. Ma il colmo della stravaganza erano i suoi occhiali, con due lenti enormi, come non se ne sono mai viste; qualche cosa d'orrendo. Un sacchetto da lavoro, fatto di seta nera con cucitevi sopra a zig-zag numerose listerelle di stoffe di tutti i colori dell'arcobaleno, era appeso al suo braccio sinistro, e al sacchetto stavano appuntati, mediante spilli d'ottone, la pezzuola, un immenso ventaglio di penne (te lo figuri, con questo fresco?), un fazzoletto da involtare roba, un giornale.... Misericordia! Non mi rammento neanche la metà degli oggetti che ne penzolavano, tutti in un mazzo, raccomandati alla resistenza del cordone! Eppure il suo vestiario non poteva dirsi la maggiore stranezza in lei. Ciò che la rendeva singolarmente ridicola era la sua andatura: camminava come una vecchia male in gambe, durando fatica a muovere il passo sul ghiaccio, ma con un sorrisetto lezioso sulle labbra e una cert'aria d'importanza! Oh, Gertrude, fortuna che tu non l'hai veduta! Non avresti ancora cessato di ridere....
— Qualche povera pazza, non è vero? — domandò True.
— Oibò! — fece Guglielmo. — Stravagante, certo, ma pazza no.... almeno non pare. Proprio nel momento che passava davanti all'uscio della bottega le è scivolato un piede, ed eccotela bocconi per terra, lunga distesa.... Io accorro spaventato, pensando che quella meschina creatura poteva essere rimasta uccisa da una tale caduta.... Il signor Bray e un altro signore ch'egli stava servendo, mi seguono. Era tutta stordita, ma portata in farmacia è rinvenuta subito. Mi domandate se è pazza? Nemmen per ombra, zio True. Lucida come un dollaro! Il suo primo pensiero, non appena riaperti gli occhi e tornata in sè, è stato d'assicurarsi che teneva sempre il suo sacchetto con le relative appendici; poi le ha contate ad una ad una e, trovato il numero completo, ha scosso il capo in segno di sodisfazione. E ora viene il bello. Il signor Bray mesce un bicchierino di cordiale e glielo offre. Essa, che aveva già riacquistato la sua prosopopea e le sue graziette, retrocede con una riverenza alla moda antica, e protende le mani per esprimere il suo orrore all'idea di bere quella roba. Il signore che era presente alla scena sorride e l'esorta a vuotare il bicchierino senza paura. La vecchietta si volta verso di lui, fa un'altra riverenza, e dice con una vocettina fessa: «Potete affermarmi sulla vostra parola di leale e cortese gentiluomo che non è un liquore inebriante?». Il signore, rattenendo a stento una risata, le ripete che non le avrebbe fatto alcun male. «Allora» dice lei «m'arrischierò a sorseggiare il beveraggio.... Ha una fragranza molto aromatica.» Sembra che non le riescisse meno gradito al palato che all'odorato, perchè, assaggiatolo, ha finito col tracannarlo fino all'ultima gocciola. Posato il bicchiere sul banco, s'è rivolta a me con questo discorsetto: «Giovanottino, senza l'esplicita dichiarazione di cotesto signore circa l'innocuità del liquido, non l'avrei bevuto in vostra presenza non foss'altro per l'esempio: io non ho formalmente assunto l'obbligo della temperanza, ma sono astemia perchè si conviene a una signora: per me gli è affar d'elezione, affar di gusto.»
«Pareva che oramai si fosse riavuta. Infatti si disponeva a rimettersi in cammino, ma l'avventurarsi di nuovo sola sul ghiaccio era una vera imprudenza, e il signor Bray doveva pensarlo, giacchè le ha domandato dove andasse. Con le circonlocuzioni del suo fiorito linguaggio ella ha risposto che andava a passar la giornata dalla signora tale, dimorante nei pressi dei Prati. Io allora tocco una manica al principale e gli dico piano che se non ha bisogno di me, vo ad accompagnarla. Il signor Bray mi dà licenza, per un'ora. Io offro il braccio alla vecchietta dicendole che sarebbe un piacere per me il servirla. Ah, miei cari, bisognava vedere! Se io fossi stato un giovane adulto e lei una ragazza, non avrebbe fatto più vezzosamente la ritrosa, con mossettine del capo e mezzi sorrisetti.... Ma infine prende il mio braccio e partiamo. Sapevo che il signor Bray e l'avventore ridevano alle nostre spalle, ma non me ne importava;. la vecchia signora mi faceva compassione, e non volevo che cascasse una seconda volta.
«I passanti si voltavano a guardarci, e non c'è da maravigliarsene, perchè eravamo senza dubbio una coppia dimolto buffa. Non soltanto essa aveva accettato l'appoggio offerto, ma vi s'aggrappava di peso, con tutte e due le mani, arrotondando le braccia come due anse. Qui però non dovrei ridere di quella poveretta, perchè aveva gran necessità che qualcuno l'aiutasse e la sostenesse per non sdrucciolare sul ghiaccio, e non pesava già tanto da stancarmi. Sarei curioso di sapere chi siano i suoi. È strano che la lascino uscire sola, specie quando le strade sono nello stato d'oggi....
— Come si chiama? — domandò Gertrude. — Non te l'ha detto?
— No, non ha voluto. Io gliel'ho chiesto, ma mi ha risposto semplicemente, con la sua vocettina fessa — e Guglielmo ricominciava a sbellicarsi dalle risa — che ella era la dama incognita, e ch'è l'impegno d'un vero e galante cavaliere scoprire il nome della sua bella. In fede mia, un'avventura impagabile! Non ho sentito mai nessuno parlare in modo così ridicolo. Le ho domandato la sua età.... La mamma dice che ho commesso un'inciviltà madornale, ma in compenso è l'unica.... La vecchia signora lo attesterebbe se fosse qui.
— Ebbene, quanti anni ha?
— Sedici.
— Eh via, Guglielmo! Mi burli?
— No, è l'età che m'ha detto lei. E un vero e galante cavaliere è in obbligo di credere ciecamente alla sua bella dama.
— Povera creatura! — esclamò Trueman. — È rimbambita!
— Non mica, zio True. A momenti parrebbe, quando sballa certe sciocchezze, ma poi subito si mette a parlare sensatamente quanto voi e me. M'ha ringraziato protestandosi gratissima e lodando il raro «spirito di cortesia» che dimostravo col pigliarmi tanta pena d'una vecchia signora come lei. Nello svoltare in via Beacon ci siamo incontrati in un intero collegio di ragazze, tutte bellezze fiorenti, «bellezze da ammazzare un uomo» diceva la mia vecchietta. Appena vedutele apparire da lontano doveva aver tenuto sicuro ch'io cercherei di liberarmi per correre dietro a qualcuna di loro, tanto furiosamente s'attaccava al mio braccio. Sorte ch'io non avessi punto la prava intenzione d'abbandonarla, perchè mi sarebbe stato impossibile. Alcune delle ragazze si fermavano un momento a guardarci con curiosità; io, s'intende, non ne facevo caso, ma la mia dama sembrava credere che ne fossi terribilmente mortificato, e, passate alfine tutte quante, ha rilodato il mio «spirito di cortesia»: sua espressione favorita. —
Guglielmo tacque, sfiatato. True gli pose una mano sulla spalla:
— Sei un bravo e buon ragazzo! — disse; — Tu onori i vecchi, e fai bene, quantunque il tuo nonno pretenda che non sia più di moda.
— Non so di mode, io, zio True, ma stimerei tristo e di basso animo un ragazzo che vedesse una vecchia sdrucciolare sul ghiaccio, e non l'accompagnasse a casa per risparmiarle una nuova caduta.
— Guglielmo è sempre stato buono con tutti, — osservò Gertrude.
— O Guglielmo è un eroe, — disse il giovanetto — o ha due cari amici che lo giudicano con troppa benevolenza, com'è più verosimile. Ma vieni, Gertrude, Carlo XII ci aspetta, e dobbiamo studiare molto oggi, perchè può darsi che non ci capiti tanto presto un'altra occasione. Il signor Bray non istava bene stasera; pare che lo minacci la febbre. Gli ho promesso di ritornar a bottega domani, dopo desinato. Se, Dio guardi, s'ammala, sarò occupatissimo, e non potrò affatto venire a casa.
— Oh, speriamo che non s'ammali! — esclamarono Trueman e Gertrude, a una voce.
— È un così brav'uomo! — soggiunse il vecchio.
— E tratta Guglielmo con tanta bontà! — aggiunse la bambina.
Anche Guglielmo sperava, ma le sue speranze si mutarono in ansiosi timori quando il giorno seguente seppe che il suo ottimo padrone non si trovava in grado di lasciare il letto, e che il medico era impensierito dai sintomi riscontrati.
Si manifestò una febbre tifoidea che in pochi giorni condusse il farmacista alla tomba.
La sua morte fu per Guglielmo un colpo tanto improvviso e terribile, che su quel subito egli non comprese le importanti conseguenze che da questo evento derivavano a lui stesso, nel suo avvenire. La farmacia venne chiusa, essendosi la vedova risolta a vendere i fondi per ritirarsi a vivere in campagna; sicchè rimase privo a un tempo dell'impiego e del prezioso appoggio che aveva nel signor Bray.
Nell'ultimo anno i guadagni del giovanetto erano stati considerevoli, e avevano migliorato le condizioni de' suoi cari, permettendo loro di diminuire le proprie quotidiane fatiche. Il pensiero d'essere a carico della mamma e del nonno anche per un solo giorno era intollerabile al suo spirito indipendente ed energico. E però si mise sollecitamente alla ricerca d'un nuovo posto. Incominciò dal rivolgersi ai farmacisti della città: a nessuno di essi occorreva un ragazzo dell'età sua, e la giornata fu spesa in gite inutili.
Ritornò a casa la sera, disilluso, ma punto scoraggiato. Se non trovava da impiegarsi in una farmacia, avrebbe fatto qualche altra cosa.
Ma che cosa? Questo era il nodo. Dibattè a lungo la questione con sua madre. Ella sentiva che l'ingegno e l'educazione del suo figliuolo gli davano diritto a un posto almeno pari a quello che aveva occupato fino allora, e non poteva sopportare l'idea ch'egli scendesse a servigi più bassi. Guglielmo stesso, senz'essere presuntuoso, non pensava diversamente. Egli ben si sapeva capace di tenere uffici richiedenti assai maggior coltura e attitudine agli affari che non le incombenze affidategli dal signor Bray. Ma se per ora non era possibile conseguire ciò che desiderava, avrebbe preso ciò che si sarebbe offerto. E cercò da tutte le parti. Il guaio era che non aveva nessuno da far dire una buona parola in suo favore, e certo non si può pretendere che la gente abbia fiducia in un ragazzo sconosciuto e senza raccomandazioni.
Tutti i suoi passi riuscivano dunque infruttuosi, e un giorno dopo l'altro se ne tornava a casa silenzioso e depresso, temendo la vista del nonno e della mamma. Quando questa volgeva verso di lui piena di speranza il pallido viso che portava l'impronta di tante cure, di tante fatiche, era uno strazio per il suo cuore doverla rattristare con nuovi disinganni; e non meno lo tormentava il pessimismo del vecchio, il quale addirittura non credeva alla possibilità ch'egli trovasse un'altra occupazione, nè si sarebbe persuaso del contrario finchè non glielo provasse un fatto di cui non si vedeva ancora speranza. In capo a due settimane la signora Sullivan finì con l'astenersi dall'interrogarlo sui risultati delle pratiche fatte, avendo il suo vigile occhio materno scorto tutta la pena che gli cagionavano quelle domande. Aspettava pazientemente che egli le comunicasse le sue notizie, se ne aveva.
Spesso così avveniva che non fosse scambiata tra loro una parola sul modo in cui Guglielmo aveva impiegato la giornata. E molte trepide istanze egli fece per ottenere lavoro, molte mortificanti repulse ebbe a soffrire, di cui sua madre nulla mai seppe.