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IV.

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Per il vegliardo e per il bimbo l'unica

Speranza è nell'altrui tenera cura.

Con questa all'uom prima lezione ed ultima

Insegnar la pietà volle Natura.

Young.

La piccola Gertrude aveva trovato un amico e un protettore; ed era tempo, perchè le privazioni che soffriva e l'abbandono in cui veniva lasciata stavano per troncare la triste sua vita, ponendo fine così alle sue pene.

La mattina dopo che True Flint l'ebbe raccolta, ella si destò con febbre alta, dolori al capo e alle membra, insomma tutti i sintomi d'una malattia grave. Guardò intorno e si vide sola; ma nella stufa ardeva un bel fuoco, e la tavola era apparecchiata per la colazione. Rimase un momento stupita ed incerta, domandando a sè stessa dove si trovasse, e che le fosse accaduto; non riconosceva su quel subito la camera, vedendola per la prima volta alla luce del giorno. Ma il suo visino sparuto brillò di gioia quando gli avvenimenti della sera innanzi le si riaffacciarono alla memoria, ed ella pensò al vecchio lampionaio, tanto buono, ed alla nuova casa che sarebbe stata la sua, dove sarebbe vissuta con lui. Si levò e andò alla finestra per guardare fuori, sebbene le girasse stranamente la testa e le vacillassero le gambe a segno che appena poteva camminare! Il suolo era tutto bianco di neve, e il tempo ancora burrascoso. Sembrò a Gertrude che il candore di quella neve l'abbarbagliasse. D'improvviso la vista le mancò, una vertigine la travolse. Barcollò e cadde.

Trueman, rientrato di lì a due minuti, fu spaventatissimo trovandola lunga distesa sul pavimento; ma tosto comprese che doveva essere svenuta nel tentare di dar qualche passo per la camera, e non se ne maravigliò punto, poichè durante la notte s'era avveduto che la bambina stava assai male. Portatala sul suo letto, riuscì presto a farle ricuperare i sensi; passarono però tre settimane prima ch'ella potesse levarsi, salvo quando True la prendeva in collo. True si mostrava ruvido e goffo nel maggior numero dei casi, ma non già quando assisteva la sua piccola protetta. Egli sapeva molte cose nel fatto di malattie: era un po' infermiere, un po' medico, alla sua semplice maniera, e quantunque di bambini avesse poca esperienza, il suo cuore affettuoso gli suggeriva tutte le cure necessarie a Gertrude, e lo rendeva prodigo d'una bontà, d'una tenerezza, di cui nessuno aveva mai dato alla poveretta neppure una pallida idea.

Ella, dal canto suo, era molto paziente. Spesso le sofferenze e l'estrema stanchezza del giacere da tanto tempo allettata, la tenevano sveglia la notte intera senza ch'ella mandasse un gemito o facesse il minimo rumore, perchè temeva di destare il buon vecchio il quale dormiva per terra, accanto al suo letto, quando la grande ansietà per lei non gl'impediva di pigliar sonno. A volte, essendo la bimba più fieramente travagliata dal male, egli la reggeva sulle braccia ore ed ore, ed anche allora ella si sforzava d'apparir sollevata, benchè in realtà non fosse, o fingeva perfino d'addormentarsi per indurlo a ricoricarla e prendere anch'egli un po' di riposo. Il suo coricino riboccava d'amore e di gratitudine. Un pensiero l'occupava quasi unicamente: che avrebbe ella potuto fare per il suo caro benefattore quando sarebbe guarita? ma era poi capace d'imparar a fare qualche cosa di utile?

True era tuttavia costretto a lasciarla per attendere al suo lavoro. Durante la prima settimana della malattia Gertrude restò dunque parecchio sola. Egli nell'andarsene le raccomandava con calore di stare ben tranquilla sotto le coperte fino al suo ritorno; e intanto ogni oggetto di cui ella potesse mai aver bisogno si trovava preparato a portata della sua mano. Ma venne il momento che, aumentando la febbre, fu presa da delirio, e per alcuni giorni non seppe più come nè da chi fosse assistita. Alfine un pomeriggio si destò da un sonno lungo e calmo, in pieno possesso del senso e della coscienza, e vide seduta al suo capezzale una donna che cuciva.

Ella si rizzò nel letto per guardare la sconosciuta, la quale non l'aveva vista aprire gli occhi. Ma, sentitala muoversi, questa dette un sobbalzo, e subito esclamò:

— O bambina mia, rimettiti a giacere! —

Così dicendo le pose dolcemente una mano sulla spalla per corroborare la sua ingiunzione.

— Non vi conosco, — fece Gertrude. — Dov'è lo zio True? —

Con questo nome il lampionaio le aveva detto di chiamarlo.

— È uscito, cara, ma tornerà presto. Come ti senti? Meglio?

— Oh sì! Molto meglio! Ho dormito un pezzo?

— A sufficienza. Suvvia, sta' giù. Ora ti porto una scodella di semolino. Ti farà bene.

— Sa lo zio True che siete qui?

— Sicuro. Sono venuta a tenerti compagnia mentre lui è fuori.

— O di dove siete venuta?

— Dalla mia camera. Io abito nell'altra parte di questa casa.

— Mi pare che siate buona, voi. Davvero, mi piacete. Ma mi fa maraviglia di non avervi veduta entrare....

— Non ci hai badato perchè stavi troppo male, poverina.... Basta, adesso spero che non tarderai a guarire. —

La donna preparò il semolino, e quando Gertrude l'ebbe preso, si rimise al suo lavoro. Coricata con la faccia rivolta verso la sua nuova amica, la bambina fissava su lei i suoi occhioni. Stette così a guardarla cucire finchè quella a sua volta la guardò, e disse:

— Che pensi tu ch'io stia facendo?

— Non so, io.... — ella rispose. — Che cos'è? —

L'altra alzò la roba che cuciva, di maniera che Gertrude potè vedere ch'era una vestina di cotone scuro, per una ragazzetta.

— O che bella veste! — esclamò. — Per chi la fate? Per la vostra figliuola?

— No, io non ho figliuole. Ho un figliuolo invece, uno unico: il mio Guglielmo.

— Guglielmo? Che bel nome! E lui è un buon ragazzo?

— Buono? Il migliore che ci sia al mondo, ed il più bello! —

Nel proferir queste parole la donna ergeva il capo, e il suo pallido viso estenuato raggiava tutto d'orgoglio materno.

Gertrude torse lo sguardo con un'espressione triste, così strana in una creatura di quell'età, ch'ella temette che la stanchezza cominciasse ad opprimerla, e stimò necessario farla stare in assoluta quiete. Glielo disse e le impose di chiudere gli occhi e dormire. La bambina li chiuse. Mentre giaceva tranquilla come se avesse obbedito anche alla seconda ingiunzione, l'uscio s'aperse e qualcuno entrò pian piano. Era True.

— Oh signora Sullivan, — egli fece — siete ancora qui! Vi ringrazio tanto d'esservi trattenuta.... Avevo contato di tornare più presto.... E della bimba che vi sembra?

— Sta meglio, signor Flint, molto meglio. È in sè, ragiona.... Io credo che, pur d'avere certi riguardi, oramai tutto andrà bene.... To', è desta! —

True s'accostò alla piccola malata, le posò una mano sulla fronte mandando indietro i capelli, che erano adesso tagliati corti e accuratamente pettinati, poi le toccò il polso, e manifestò con un cenno del capo la sua sodisfazione. Gertrude gli afferrò la mano e la tenne stretta tra le sue. Egli sedette accanto al letto, gettando un'occhiata sul lavoro della signora Sullivan:

— Non mi maraviglierei, signora mia, se ci fosse bisogno de' suoi vestiti nuovi prima che non si credesse.... Tra alcuni giorni, secondo me, sarà in piedi....

— Lo credo anch'io, ma non siate troppo impaziente. La sua malattia è stata grave, e la non può guarire d'un tratto. Avete veduto oggi la signorina Graham?

— Sì, l'ho veduta, pover'anima. Che il Signore benedica la sua cara faccia! M'ha fatto un visibilio di domande su Gertrudina, e m'ha dato questo pacchetto d'ararutte.... mi pare almeno che lo chiamasse così. Dice ch'è una minestrina eccellente per ammalati. Se voi la conoscete, signora Sullivan, siate tanto buona, mostratemi come si fa, perch'io confesso non me lo rammento, quantunque la signorina si sia data la briga di spiegarmelo....

— Sì, volentieri. È facilissimo. Ve ne preparerò una porzione quando ritorno, tra poco. Per ora Gertrude non ne ha bisogno, ha preso dianzi un semolino. Ma il babbo è già in casa, e devo apparecchiare il nostro tè. Arrivederci a stasera, signor Flint.

— Grazie, signora.... avete un cuore d'oro voi! —

Durante alcuni giorni la signora Sullivan venne ancora ripetute volte a prestar le sue cure alla piccola convalescente ed a tenerle compagnia. Ell'era una donna dimessa per indole, gentile d'animo e di modi, il cui placido viso riconfortava la povera creatura ch'era vissuta nel terrore e aveva sofferto ogni sorta di maltrattamenti. Sempre portava con sè il suo lavoro di cucito: solitamente qualche indumento da ragazzina.

Una sera Gertrude, già quasi guarita della sua ostinata febbre, sedeva in grembo a Trueman Flint, vicino alla stufa, ben bene ravvolta in una coperta di lana, e parlava della sua nuova amica. A un tratto alzò gli occhi in faccia al buon uomo e uscì a dire:

— Zio True, conoscete voi la bambina per la quale fa un vestitino?

— È una bambina che ha bisogno di vestitini e di molte altre cose, perchè ch'io sappia, non ha panni da indossare, tranne pochi cenci.... E tu, Gertrude, non ne conosci nessuna che sia in questo caso?

— Direi di sì, — rispose ella piegando un po' la testa da un lato, e strizzando un occhio.

— Bene, chi è?

— Non vi sta seduta in grembo?

— Che? Tu stessa? Eh via, credi forse che la signora Sullivan voglia impiegare il suo tempo a cucire vestiti per te? —

Gertrude chinò il capo.

— Veramente, io non l'avrei creduto.... ma voi diceste....

— Sentiamo, che cosa dissi io?

— Qualche cosa di vestiti nuovi.... per me....

— Sì, cara, per te! — esclamò egli stringendola in un abbraccio rustico ma cordiale. — E sono due mute complete, con calze e scarpe per soprammercato! —

Ella spalancò i suoi occhioni, in atto di stupore, rise, battè le mani. True rise anche lui. Parevano tutti e due molto felici.

— E l'ha comperata lei cotesta roba? È dunque ricca? — domandò ella.

— La signora Sullivan?... Ahimè, punto!... La roba la comperò la signorina Graham, e pagherà alla signora Sullivan la fattura.

— Chi è la signorina Graham?

— È una signorina troppo buona per questo mondo.... si può affermarlo! Ti parlerò di lei un'altra volta,... Oggi no, perch'è tardi. Dovresti già essere a letto e dormire. —

Un sabato Gertrude, che oramai stava benino, era rimasta alzata tutto il giorno. Verso sera però si sentì stanca, e si coricò avanti buio. Destatasi dopo aver dormito profondamente due o tre ore, vide che True aveva compagnia. Accanto alla stufa, un altro vecchio, d'età molto più inoltrata della sua, sedeva di faccia a lui, fumando la pipa. Egli indossava un abito di foggia antiquata e di tessuto ordinario, ma assai lindo; le due sole ciocche di lunghi e candidissimi capelli che ancora gli crescevano, proprio dietro le orecchie, erano pettinate con cura all'insù, e annodate sul vertice del cranio calvo e lucido. Le sue fattezze avevano linee dure e taglienti, e Gertrude pensava che tali dovevano essere tutte le parole uscite dalla sua bocca, tanto le pareva inverosimile ch'egli potesse mai dire qualche cosa di gentile o di piacevole. Il sarcasmo ch'esprimevano gli angoli delle labbra, l'amaro scontento che traspariva da tutta la faccia, colpivano la bambina senza ch'ella sapesse definirli, e le facevano trarre le sue conclusioni sul carattere di quell'uomo. Ben s'apponeva figurandosi ch'egli fosse il signor Cooper, padre della signora Sullivan; e nell'opinione fattasi di lui alla prima occhiata non si scostava notevolmente dalla maggior parte di coloro che lo conoscevano.

Ma l'opinione pubblica e la sua propria faccia calunniavano un poco il vecchio sagrestano. Certo egli non era di un naturale allegro nè amabile. Sventure domestiche e lo sfavore della volubile fortuna lo avevano reso pessimista e portato a non considerare che i dolori della vita, a mostrarsi arcigno dinanzi alla gaiezza e alle baldanzose speranze dei giovani, i quali, soleva egli sentenziare scrollando il capo con un'aria misteriosa, ignorano che sia il mondo. Egli non l'ignorava, e diveniva tanto più severo per le sue follie ed inesorabile per le sue colpe, quanto più la vecchiezza lo allontanava da esso. Anche l'ufficio ch'esercitava da anni in qua, era dei meno atti a combattere una disposizione alla malinconia, tenendolo il suo servizio in chiesa quasi sempre solitario. Eppure in fondo al cuore quel misantropo nascondeva riserve di bontà e di benevolenza, e True Flint, che lo sapeva, si divertiva a trarle alla luce. Egli amava il vecchio per la sua onestà scrupolosa e il suo animo sincero. Da lungo tempo i due amici usavano sedere insieme il sabato sera, nel canto del fuoco, discutendo di politica, di istituzioni nazionali, di diritti individuali; questioni che ogni buon Americano si sente chiamato a sottoporre ai propri speciali criteri. Discorrevano inoltre dei loro sentimenti ed interessi privati. Ma qual si fosse il soggetto del discorso e per quanto la discussione s'accalorasse, mai la loro amicizia non ne aveva sofferto danni o pericoli: caso singolarmente notevole, essendo Trueman Flint, nel temperamento e nel carattere, la vera antitesi di Paolo Cooper. Animoso, fidente, egli era sempre disposto a pigliar le cose dal lato buono, e anche nelle peggiori avversità non si scoraggiava, non disperava, si teneva sicuro che alla fine tutto s'accomoderebbe.

Quella sera avevano conversato su parecchi dei soliti argomenti, ma nel momento che Gertrude si destò parlavano di lei, e s'intende che il loro dialogo attrasse vivamente la sua attenzione.

— Dove mi diceste d'averla raccattata? — domandava appunto il sagrestano.

— Da Annetta Grant, — rispose True. — Ve la rammentate? È quella donna contro il cui figliuolo foste citato come testimonio d'accusa, quando furono rotte le vetrate della chiesa la sera innanzi il quattro giugno. Eh, no, non potete averla scordata, Cooper.... sembrava una furia, al dibattimento, si vendicava non risparmiando nemmeno Suo Onore, il giudice! Bene, era inviperita a quel modo e maltrattava la povera creatura la prima volta ch'io la vidi: la seconda l'aveva cacciata di casa....

— Ah sì, me la rammento!... Un'orca!... Quella lì, m'immagino, non è mai stata amorosa neppure coi figliuoli propri, figuriamoci poi con gli altrui! Ma voi che ne farete della trovatella?

— Che ne farò?... La terrò meco, caspiteretta, e ne avrò cura. —

Cooper fece una risatina piuttosto sarcastica.

— Sì, capisco, caro vicino, voi giudicate avventata questa risoluzione d'adottare una bimba, all'età mia: e forse è. Ma ora vi spiego com'è stato. La notte di cui vi raccontai, la piccina sarebbe morta se io non l'avessi raccolta; e anche dopo ricoverata qui, fu sul punto di morire, più volte; soltanto la grande assistenza che le prestai con l'aiuto di vostra figlia, potè salvarla. Ebbene, quella prima notte, parlando nel sonno, gridò a me tutto il suo dolore, si raccomandò a me come all'unico amico che mai avesse avuto (e credo infatti che sia così), supplicandomi di lasciarla rimanere.... Allora deliberai in cuor mio di far che rimanesse, ad ogni costo di tenermela come una figliuola e dividere con lei il mio ultimo tozzo, avvenga che può.... Il Signore è stato misericordioso meco, signor Cooper, molto misericordioso.... Mi mandò buoni amici nella mia profonda infelicità. Seppi anch'io da ragazzo quanto sia triste l'essere solo al mondo, senza babbo nè mamma; e quando vidi i patimenti di quella disgraziata creaturina, sentii che appunto perchè non era di nessuno apparteneva più particolarmente al Signore, e ch'io non potevo fare di più per servirlo nè dovevo far meno, che spartire con la poveretta il bene ch'Egli m'ha dato.... Ah, voi guardate intorno come per dirmi che qui c'è poco da spartire con chicchessia, e, davvero, molto non c'è.... ma, una cosa sì.... e una gran cosa per chi non l'ha mai avuta: una casa. Io ho ancora le mie brave braccia, e cuore gagliardo, e buona volontà. Con l'aiuto di Dio sarò un padre per quell'orfanella, e forse verrà il tempo ch'ella sarà per me una benedizione incarnata.... —

Il signor Cooper scrollò il capo con aria di dubbio, e borbottò che i figliuoli, anche i veri, sogliono essere tutt'altro che benedizioni.

Ma non ebbe il potere di scuotere la ferma fede di True nella saviezza e nella bontà della propria risoluzione. Questi, trasportato dall'ardore con cui parlava, era sorto in piedi e camminava su e giù per la stanza, a passi rapidi, eccitatissimo. Ritornò a sedere, e riprese:

— D'altronde, caro Cooper, se anche non mi fossi determinato a tenere qui Gertrude la notte stessa che ce la portai, non l'avrei mandata via il giorno dopo perchè, io credo, il Signore mi parlò per bocca d'uno de' suoi santi angeli, e m'impose di perseverare nel mio proposito.

«Voi conoscete la signorina Graham: frequenta regolarmente la vostra chiesa con suo padre, un vecchio signore di bell'aspetto.... Tre settimane fa, dopo quel tempaccio, io mi trovavo da loro, a spalare la neve nel cortile, ed essa mi fece chiamare in cucina.... Ah, sia benedetta la sua angelica faccia! Povera creatura! Il mondo è buio per lei, ma essa lo rischiara per gli altri.... Non vede lo splendore del cielo con gli occhi, come noi, ma lo vede meglio, perchè lo ha dentro l'anima sua, e quando sorride le raggia tutto dal viso, e sembra l'arco celeste del buon Dio che appare tra le nubi... Quante cortesie m'ha usate da che, or saranno cinque anni, mi toccò quella disgrazia nel magazzino del padrone! Anche il giorno della neve, dunque, mi mandò a chiamare per domandar notizie della mia salute e sentire se avessi bisogno di qualche cosa che potesse chiedere al suo babbo per me. Io allora le raccontai il caso di Gertrude, e ve l'assicuro, non avevo ancora finito di dire, che si piangeva tutt'e due. Mi pose in mano una certa somma di denaro, e m'incaricò di far fare dalla signora Sullivan il necessario per vestire la bambina; ma fece ben più: promise di venirmi in aiuto se mai mi trovassi in qualche difficoltà a cagione dell'impegno assunto; poi quando la salutai mi disse: «Non c'è dubbio, True, avete fatto bene: il Signore vi benedirà e vi ricompenserà della vostra buona azione.» —

Egli era così commosso, così infervorato nel suo discorso, da non essersi avveduto di ciò che il sagrestano, per non interromperlo, aveva osservato in silenzio. Gertrude, uscita pian piano dal letto, gli stava accanto, e lo ascoltava con gli occhi fissi nel suo volto, e il respiro mozzo dall'intensa attenzione. Ella gli toccò una spalla; egli si volse, la vide, e le aperse le braccia.

Con la faccetta nascosta nel suo seno, la piccina mormorò ansando, in uno scoppio di lacrime che eran lacrime di gioia:

— Starò dunque con voi.... sempre?

— Sì, finchè Dio mi dà vita, — egli rispose — tu sarai la mia figliuola! —

Il lampionaio

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