Читать книгу Racconti e bozzetti - Enrico Castelnuovo - Страница 25
VI.
ОглавлениеEra circa un anno che l'Angelina trovavasi in casa Mauri, quando un nuovo ospite venne a rompere la vita uniforme della famiglia e a complicare alquanto le fila di questa troppo semplice istoria. Un lontano congiunto del signor Bernardo, ricco possidente del Bresciano, aveva un figliuolo, il quale, interrotti gli studî a cagione dell'ultima guerra nazionale, desiderava ora riprenderli nella riputata Università di ***. Il padre che teneramente lo amava, quantunque avesse preferito di averlo compagno nella cura de' suoi beni, pure non seppe opporsi alla sua volontà; e per affidare a buone mani il suo Vittorio, e per fare un bene ai Mauri, di cui conosceva le strettezze, deliberò di metterlo presso di loro, a pensione. E poichè egli era uomo liberalissimo, le condizioni pattuite furono tali da recar non piccolo sollievo agl'imbarazzi della famiglia, di che la signora Clara si rallegrò, specialmente nell'idea di torsi alla uggiosa superiorità dell'Angelina. La casa ove abitavano i Mauri, comoda e spaziosa e loro conservata anche dopo i rovesci commerciali dalla benevola indulgenza del proprietario, aveva una stanza isolata nell'appartamento medesimo ov'erano le camere dell'Angelina e della Matilde, ma da queste divisa dal pianerottolo della scala. Fu quella la stanza che si destinò a Vittorio, dopo averla rimessa a nuovo e fornita in gran parte con alcuni mobili che l'Angelina aveva portati seco e ch'ella non adoperava. Non era la prima volta che Vittorio veniva in casa Mauri. Orfano della genitrice in tenerissima età, egli aveva costume di seguire il padre nelle sue frequenti escursioni, e così aveva visitato ripetutamente la città di *** e i congiunti che vi dimoravano. Sennonchè l'ultima sua venuta risaliva a due lustri addietro. Però egli si ricordava benissimo della Matilde, di due anni più giovane di lui, e della Nella che in quel tempo gli era alquanto superiore d'età e sdegnava di mescolarsi coi piccini, e ora invece gli ripeteva con particolare compiacenza di essere stata sua compagna negl'innocenti giuochi infantili, quantunque a mala pena se ne rammentasse perchè era bimba affatto. Comunque sia, Vittorio tornava presso i suoi parenti grande di persona e tarchiato di membra, la fronte abbronzata dal sole dei campi, il mento adombrato dalla prima lanugine, l'occhio nero, espressivo, profondo. Lettori e lettrici, non turatevi le orecchie per carità, se io vi dico che la sua venuta fece passare una corrente elettrica attraverso quella nidiata di ragazze. E non perchè egli fosse bello di virile bellezza, e gli accrescesse attrattiva la memoria dei corsi pericoli; ma, lasciatemelo confessare, perchè egli era uomo, era giovane. Non ribelliamoci alle leggi della vita, non cerchiamo lo scandalo nelle più semplici rivelazioni del cuore, e per soverchio di scrupolo non diamo all'arte l'incarico di ritrarci, anzichè creature umane, figure velate e vaporose, che quando riescono a modo rendono immagine di fantasmi, e, se il tocco dell'artista non è delicato, hanno sembianza di accappatoi. Bando alle metafore! Quale di noi, nella bella età tra i quindici e i venti, non popolò il suo mondo ideale di leggiadre figure femminili, e se vagheggiò la gloria, e se amò la virtù, e se si cullò nella speranza dei domestici idillî, non evocò dal suo pensiero una donna che fosse di questa gloria compagna, di questa virtù consigliera, di queste gioie casalinghe ministra? E quale di noi al fruscìo di una veste, al disegnarsi di un'elegante persona fra i crepuscoli della sera, non sentì un battito arcano che gli fece amare la vita? O colpito per via da una di quelle apparizioni vertiginose che non mancano mai all'adolescente, perchè acquistano il loro fascino dallo stato febbrile del suo spirito, non credette per un istante di aver trovato l'ideale de' suoi sogni, di aver dato forma e sostanza alle sfumature della sua fantasia? Ebbene: mettiamoci un poco nei panni dell'altra metà del genere umano, e facciamo a noi stessi l'onore di credere che quelle medesime creature dell'immaginazione, che turbano dolcemente i nostri sogni, agitano anche quelli delle nipoti d'Eva; sennonchè, mentre a noi piace vestirle di lunghi abiti bianchi e cingerne la fronte di fiori e di veli armonicamente commossi dagli zeffiri, esse invece s'appagano d'una acconciatura meno poetica e forse forse danno un posticino nelle loro visioni anche al cappello alla Metternich, anche alla cerimoniosa marsina. Noi uomini, in un accesso di galanterìa che svela il nostro orgoglio, abbiamo esclamato: — L'ideale è donna — e atteggiandoci a tiranni persino nelle regioni dell'arte, ci siamo dimenticati che le nostre gentili compagne potevano proferire una diversa sentenza, e, pur lusingando la nostra vanità, distruggere l'edificio da noi eretto con sì sicura baldanza.
Però lasciamo andare le digressioni e torniamo al nostro argomento. Può darsi benissimo che la Nella vagheggiasse in Vittorio un marito: nè la Matilde, nè l'Angelina vi avevano sul momento pensato. Era senz'avvedersene che tutte e due mettevano un po' di più cura nel loro abbigliamento; e prima del pranzo, e prima di uscire alla passeggiata, a cui talvolta Vittorio le accompagnava, correvano frettolose allo specchio a ravviarsi i capelli, ad aggiustarsi il vestito, e poi vispe vispe e saltellanti scendevano la scala a raggiungere il loro cavaliere. Era senz'avvedersene che l'Angelina era divenuta più pensosa, e la Matilde avea racquistato parte dell'antica ilarità; così diversamente operava su due cuori di giovinette l'arrivo d'un garzone ventenne.
Vittorio era in quell'età che all'anime e agl'ingegni non affatto volgari dona una esuberanza di orizzonti e di vita, in quell'età a cui sorridono i sogni della gloria e dell'amore, e non v'è mèta così sublime che il pensiero non la tocchi e non la oltrepassi. Le membra sono giovani, spigliate, vigorose come l'intelletto, e a simiglianza degli echi che si rispondono dalle varie parti d'una valle, le vario facoltà dell'individuo s'intendono e armonizzano fra loro. Oggi è voluttà senza pari arrampicarsi per l'erta d'un monte, e immobili e con le braccia conserte ascoltare il muggito del torrente e i cento romori della campagna: domani è fonte di entusiasmo ineffabile l'aprire le pagine di un nuovo libro e avviarsi con un poeta amico ai dolci pellegrinaggi della fantasia. Anni d'impazienze generose e di audaci propositi, nei quali noi disegniamo, per così dire, il programma della nostra esistenza, non dubitando nemmeno se ci verrà dato di mantenerlo. Quanti sono allora che paiono grandi, e son tali davvero, perchè hanno il sentimento delle cose belle, e nobili ed alte! Guardate un albero al principiar della ridente stagione. Com'è largo di promesse, come trapunto di fiori che possono divenir frutta! Si direbbe che i rami non basteranno a reggerne il peso. Ebbene: guardate quell'albero stesso di lì a qualche mese. Esso è grave invero e superbo del suo portato; ma il numero delle frutta, che oggi lo fanno inchinare al suolo a guisa d'ombrello, non può nemmeno paragonarsi al numero dei fiori che lo adornavano a primavera. Delle frutta sperate molte non nacquero mai, molte morirono tristamente, non si sa quando, non si sa come: un'ora di tempesta, una notte di brina, sono le epidemìe della natura: molte non seppero venire a maturità; o mancò loro un raggio propizio di sole, o non ebbero forza di assorbire i succhi vitali; e si nascondono tra foglia e foglia, pallide, rachitiche, dispettose come vecchie zittelle. Saranno forse l'ultime che rimarranno sul ramo, perchè la morte poco si cura di quelli che furono suoi insino dal nascere. Così è l'albero della vita. I fiori a centinaia vi si contano nell'aprile: le frutta belle, appetitose, mature, vi si contano appena a diecine nel luglio. Come! di tanti che si mossero a un punto, e avevano tutti una stella sulla fronte, un sorriso sul labbro, così pochi sono arrivati? La morte, inesorabile mietitrice, ne ha tanti falciati sul suo cammino? Oh! non era solamente la morte. A chi mancò l'energia dei propositi, a chi la perseveranza contro le avversità; i più, quando videro spegnersi la fiamma fulgidissima, ma passeggiera, che nell'alba degli anni spande i suoi raggi per l'universo, non ebbero la virtù di accendere la fiaccola modesta che non abbaglia, ma rischiara, che non lascia forse indovinare in sulle prime la mèta, ma vi ci guida, segnando di non dubbia luce il cammino. In tal guisa divennero le pallide e tisiche frutta dell'albero, e invano, quando l'autunno farà più rare le foglie, godranno senza contrasto il beneficio della pioggia e del sole: l'esperienza sarà come un germe gettato sopra il duro macigno: vi si posa, non vi s'insinua.
Noi non diremo a quale specie d'uomini appartenesse Vittorio, se a quelli che toccano la mèta o a coloro che s'arrestano a mezza via; chè dopo il periodo di tempo compreso in questa novella lo abbiamo perduto d'occhio: certo ch'egli era tra i più promettenti; di fantasia vivacissima, d'intelligenza pronta ed arguta. Sennonchè gli mancava forse quella che gl'Inglesi chiamerebbero solidità di carattere, e che si manifesta nella perseveranza de' propositi, nella tenacità irremovibile in alcuni principî. Buono ed onesto, era però un tantino incostante e leggiero, v'era un po' di fatuo ne' suoi entusiasmi, un po' di sfumato nelle sue convinzioni. Ad ogni modo, era bello, ardito, poetico, aveva una cicatrice sul petto, ricordanza di recenti battaglie.... a venti anni che può desiderarsi di più? Il suo umore, come in tutte le nature ricche, era dotato di una grande elasticità, e passava più volte in un giorno dalla schietta giovialità a una tal quale malinconia, che cresceva dolcezza ed espressione alla sua fisonomia. Amava smisuratamente i versi, e aveva divorato i volumi di quasi tutti i migliori poeti d'Europa, chè appunto per conoscere alcuni capolavori nel loro idioma originale erasi accinto allo studio delle lingue straniere. Versi ne faceva anch'egli, però nulla più che mediocri, e anzi soleva alzarsi dal suo scrittoio con la fronte annuvolata, ben sentendo come le idee gli morissero nell'inchiostro, e la penna mal sapesse seguire la foga de' suoi pensieri. Del resto chi non fa versi, e cattivi versi, a vent'anni? Quanto ai suoi codici, chè Vittorio era studente di legge, egli non se ne dava troppo pensiero, e assai più sovente vedevasi aperto sul suo tavolino un volume del Leopardi, o del Musset, o del Byron, che non il Regolamento di procedura penale o il Trattato di diritto romano del celebre professore.... Molto spesso, dopo essersi quasi addormentato sopra uno di que' grossi e sapientissimi libri, balzava dalla seggiola e si recava nella stanza dell'Angelina, ove a certe ore convenivano la Matilde e l'Amalia. L'Angelina era per solito al suo pianoforte, tutta intenta in qualche musica nuova, e quella bricconcella dell'Amalia le sedeva a fianco sopra un trespolo, facendo di tratto in tratto scorrere le sue piccole dita sui tasti, con certi suoni scordati ch'era uno spasso a sentirla; mentre la Matilde ricamava accanto alla finestra. All'entrare di Vittorio, che, confessiamolo, amava meglio che gli altri badassero a lui che non di badare agli altri, le due ragazze smettevano le loro occupazioni, e anche l'Amalia lasciava in pace i tasti del cembalo, e il giovane non si faceva pregare a declamare qualche strofa o a narrare qualche avventura della sua campagna. Non sarà stato tutto oro di zecca, ma perchè egli aveva l'arte del porgere, e poichè de' rischi ne avea corsi davvero e ne avea toccata una buona ferita, le fanciulle pendevano dalle sue labbra e lo tempestavano di domande. Ed egli si compiaceva di tener viva la curiosità delle cugine, e l'affetto destato in due leggiadre ed ingenue giovinette gli accresceva valore ai suoi proprî occhi: era il mirto che s'intrecciava all'alloro. Poi, diciamo le cose come sono, egli era soddisfattissimo che quelle ragazze fossero due, invece di una sola. Non aveva intendimento nè di sedurle, chè l'onestà del suo animo rifuggiva pur anco dal pensiero di tale infamia; nè di sposarle, chè troppo gli era cara la sua libertà, e troppo sentivasi alieno dal matrimonio. Ed egli, mostrandosi ad un tempo cortese e galante verso di entrambe, teneva per fermo di assicurare sè dalle tentazioni e loro dalle lusinghe, acquistandosi intanto verso i suoi condiscepoli il vanto di giovane in grazia del bel sesso.