Читать книгу La Società Del Diavolo - Ben Midland - Страница 12
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Puoi sopravvivere a questo, disse tra sé Raffaella. Non lo dimenticherò. Non lo perdonerò mai.Nuda, privata negli ultimi minuti delle poche certezze che le forniva la fede, sentiva il pavimento ghiacciato sotto la sua nuda pelle. âUn evento Sacro ti accadrà ," le aveva detto il prozio una settimana prima. "à il Portatore di Luce stesso che scivolerà nel tuo cuore per starci per sempre. Questo è l'unico modo con cui potrà proteggerti." Essere abbracciata da qualcuno che lei potesse amare, era quello che voleva più di qualsiasi altra cosa. Sperava che le facesse dimenticare il più velocemente possibile i tempi bui che lei e Silvio avevano attraversato dopo la morte della mamma.
Il suo Prozio, come le aveva permesso di chiamarlo, era sempre di buon umore. Lei non aveva mai dimenticato i tempi in cui lei e Silvio lo avevano incontrato per le strade fuori dal Colosseo e aveva dato loro alcune spiccioli. Quando lui si piegava per guardarla dall'alto dei suoi occhiali e le parlava nel suo modo paterno, lei si sentiva confortata e lieta della sua amicizia.
Le loro conversazioni riguardavano quasi sempre il Portatore di Luce. Raffaella pensava dovesse essere un angelo ma non ne era sicura. I racconti del prozio erano interessanti ma sempre troppo corti. Avrebbe volentieri passato giorni, e non solo poche ore, ad ascoltare i racconti del prozio.
Raffaella si ricordava i racconti che il prozio le aveva detto sul Portatore di Luce, ma non era mai stata in grado di ricordare tutti i dettagli. Sin dall'inizio, aveva pensato che dovesse essere un cardinale o un prete per le parole solenni che usava.
Ora lei era lì, neppure tredicenne, distesa sul pavimento ghiacciato.
Aveva così freddo che non era più in grado di sentire la sua pancia o il suo petto. Se soffrisse per il freddo o perché aveva paura di quello che sarebbe successo dopo, non aveva più nessuna importanza. Desiderò di essere di nuovo fuori per le strade anche se sapeva che lì era molto più freddo.
Pensò a suo fratello, Silvio. Era lui che le aveva detto quanto era stato gentile con lui il prozio, permettendogli di stare nella sua casa e di mangiare quanto voleva.
Raffaella era molto più che gelosa, non voleva altro che stare al sicuro e al caldo con un sacco di cibo da mangiare come suo fratello. Le cose andavano male, poche persone stavano comprando i biglietti della lotteria che lei e suo fratello vendevano davanti alla chiesa di san Lorenzo.
âLa gente ha sempre fretta. Al giorno d'oggi tiene meno soldi in tasca," le aveva detto Silvio. âà colpa della crisi, della crisi,â le aveva detto, sembrando saggio, e Raffaella aveva annuito anche se non sapeva cosa significasse.Lei aveva notato che in quei giorni le strade erano molto più tranquille, ma dopo che Silvio se ne era andato erano sembrate tranquille come non lo erano mai state prima.
Era scomparso improvvisamente, e lei non aveva idea di cosa gli fosse successo. Nessuno ce l'aveva, e sembrava lo stesso anche per il prozio.
A Raffaella mancavano Silvio e i suoi consigli. Quando il prozio la incontrò per le strade e le promise di aiutarla ne fu così grata che gli aveva baciato l'anello, come aveva visto fare a Silvio.
"Raffaella, se ti dicessi che il Portatore di Luce è in questo anello," le disse , quando si sedettero insieme in un ristorante, "mi crederesti?"
"Si, mio caro prozio," aveva risposto lei con tutto il cuore. "Crede che se lo bacio, Lui entrerà nella mia anima?"
Il prozio era apparso visibilmente commosso dalla sua domanda e capì che lo aveva compiaciuto.
"Quasi certamente," disse. "Vorresti che ti aiutassi ad averlo dentro di te?"
Raffaella si ricordò che il prozio le aveva proibito di parlare con la bocca piena, così, come risposta, si limitò ad annuire.
"Bene, se è questo che vuoi devi provarmelo, ma dovrai anche guardarlo in faccia nella sua casa. Credi di essere pronta a riceverlo?"
Raffaella annuì.
Questa era successo tre giorni prima. Ora, distesa in quel tetro seminterrato senza vestiti, davanti a quella strana immagine e circondata da nove estranei, i dubbi la assalirono. Dentro di sé aveva timore di quello che stava per accadere. Ebbe il desiderio di alzarsi subito e fuggire, anche se questo significava che non avrebbe più rivisto il prozio.
"Tempus Fugit Memento Mori," urlò alle sue spalle una persona vestita come un prete. âOsserva il volto del tuo pastore, il Portatore di Luce. Ricorda che è Lui che ti guiderà da adesso fino alla morte.â
Sentì una mano prendere i suoi capelli sciolti, unirli, attorcigliarli e tirarli con forza all'indietro, in modo che lei fu costretta a guardare dritta davanti a sé. Lacrime di dolore appannarono i suoi occhi. Quello che vide non assomigliava alla sua visione del Portatore di Luce. Vide, invece, una statua con una testa di capra, circondata di serpenti. Cercò di non pensare al dolore ma era più di quello che poteva sopportare e urlò.
"Ad Majorem Dei Gloriam," proclamò ad alta voce il prete.
Con le parole ancora rimbombanti nelle sue orecchie, l'uomo tolse il mantello che copriva Raffaella. Mani sconosciute la obbligarono a restare sulla schiena, spalancandole le gambe.
"Tu," iniziò a dire il prete, tenendo un'ostia tra le sue mani piegate. "Nella mia qualità di prete, ti impongo di discendere nell'ostia; di incarnarti in questo pane di Gesù, artigiano degli imbrogli, ladro di affetti, rapinatore di passioniâ Ascoltami! O prolungata depravazione di Betlemme, ti obblighiamo a confessare i tuoi spudorati imbrogli, i tuoi crimini inesplicabili! Vorremmo affondare in profondità i chiodi nelle tue mani, premere la corona di spine più a fondo sulla tua fronte e far sgorgare il sangue dalle ferite ormai secche."
Dopo questo il prete prese l'ostia, e bruscamente la spinse in profondità all'interno della vagina di Raffaella.
"Ad Majorem Dei Gloriam," disse.
"Ad Majorem Dei Gloriam," ripeterono tutti.
Dopo una breve fitta di dolore, Raffaella chiuse gli occhi e si abbandonò al momento, felice che fosse finita, certa ora che il Portatore di Luce fosse entrato per sempre nella sua anima.
"O maledetto Nazareno," continuò il prete. "Scrittore di stupide uguaglianze, re impotente, dio fuggitivo! O Maestà degli inferi, condannalo a un baratro di costante paura in modo che soffra per sempre. Porta la tua collera su di lui, o Principe delle Tenebre."
"Hail Satan, Shemhamphorash!" urlò tutto il gruppo, e tutti sputarono sulla croce.